Gavarry e speculazione edilizia

ad Albisola e Savona la speculazione edilizia fa una propria strada indipendente e le amministrazioni comunali non sono minimamente intenzionate a fare la propria parte, ovvero a fare quei piani urbanistici comunali che dovrebbero essere “il futuro” della città. E così gli speculatori fanno la loro strada vedendo solo i propri affari, ma direi anche con occhi ciechi. Infatti un territorio non può essere solo in mano a costruttori di case. Serve molto di più. Serve dare una senso ed una attrazione al territorio, attrazione di eventuali nuovi abitanti, ma specialmente di attività economiche e di turismo. Solo così arriva un po’ di futuro, di prospettive, di ricchezza. Questa visione non è proprietà degli speculatori, dovrebbe esserlo invece degli amministratori. Ma paradossalmente questa mancanza si riversa contro gli speculatori: a chi vendere case ed uffici in mezzo ad un deserto di interessi? A nessuno, questo è il problema. Pertanto un buon piano comunale, che limiti gli appetiti degli speculatori, ma dia interesse al territorio, dà anche maggiori prospettive agli speculatori. E’ noto che a Torino e Milano si è costruito in modo esagerato e che si è venduto il 30% del costruito. Non converrebbe costruire meno e vendere il 100%? Ma un altro aspetto della speculazione è il fallimento delle imprese. Esempio eclatante la Gavarry. Non sarebbe stato anche compito delle istituzioni preservare lo stabilimento, la sua produzione, i suoi lavoratori? Albisola aveva bisogno di quell’area per costruire case? Direi assolutamente di no! Sulla riva del Sansobbia c’è un chilometro di aziende chiuse, un’area enorme per poter costruire del nuovo. Ed anche lì non si costruisce nulla. Ed allora che cosa sta diventando Albisola Superiore? Un museo all’aperto di aziende chiuse e fallite? Gli speculatori hanno la loro responsabilità, ma quali altre responsabilità ci sono? In primo luogo gli amministratori comunali che hanno permesso questi scempi!

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