Gastronomia 2025: tra marketing, dazi e robot-chef, l’Italia rischia di perdere il sapore

Dagli studi di mercato che trasformano il cibo in algoritmi, ai dazi USA che minacciano l’export, fino ai robot che sostituiscono gli chef: il futuro della gastronomia italiana è un piatto indigesto
Gastronomia 2025: tra marketing, dazi e robot-chef, l’Italia rischia di perdere il sapore
Tra inflazione, intelligenza artificiale e scenari geopolitici, la cucina italiana naviga in acque agitate. Cosa ci aspetta? Forse un ritorno alla borsa nera, o chissà, all’autarchia.

Il futuro della gastronomia tra algoritmi e dazi
La gastronomia, da sempre espressione di cultura e tradizione, oggi è sempre più asservita alle logiche del marketing e del capitalismo. Studi recenti dimostrano come il cibo sia diventato un prodotto da vendere, analizzato e scomposto in algoritmi per massimizzare i profitti. Intanto, le realtà gastronomiche italiane continuano a scommettere sull’estero, nonostante i venti di crisi economica e i dazi USA che minacciano l’export. E mentre l’inflazione morde le tasche dei consumatori, gli scenari geopolitici ci costringono a chiederci: cosa mangeremo domani? E, soprattutto, chi cucinerà?

A) La gastronomia delizia anche il ‘parlato’: quando il marketing diventa poesia*
Il capitalismo ha trasformato persino il linguaggio gastronomico in un prodotto di consumo. Studi come quello di Babbel e HelloFresh dimostrano come il cibo non sia più solo un’esperienza sensoriale, ma un veicolo di marketing. Espressioni come “essere freddi come un cetriolo” o “la mia mezza arancia” non sono più solo modi di dire, ma strumenti per vendere kit di cucina e corsi di lingua. Il consumismo ha colonizzato anche il nostro modo di parlare del cibo, trasformando ogni piatto in un’opportunità di business.
Ma mentre il marketing si fa sempre più sofisticato, le fasce sociali più basse faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. L’inflazione galoppante rischia di rendere la gastronomia gourmet un lusso per pochi, mentre i supermercati potrebbero diventare il nuovo campo di battaglia per accaparratori disperati.

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B) Le realtà gastronomiche italiane scommettono ancora sull’estero: tra Expo e dazi USA
Nonostante le incertezze, l’Italia continua a puntare sull’estero. L’accordo tra Eataly e il Padiglione Italia per Expo 2025 Osaka è un esempio di come il Made in Food cerchi di conquistare il mondo. Ma mentre il ristorante del Padiglione promette di portare i sapori italiani in Giappone, i dazi USA del 25% minacciano di far saltare il banco.
L’export agroalimentare italiano, che vale miliardi di euro, rischia di subire un colpo durissimo. Prodotti come il Grana Padano e il Prosciutto di Parma potrebbero diventare inaccessibili per i consumatori americani, con ripercussioni economiche devastanti per i produttori italiani. E mentre il governo italiano cerca di correre ai ripari, c’è chi si chiede: non sarà il caso di ripensare il modello di sviluppo, prima che sia troppo tardi?

C) Scenari geopolitici e gastronomia: tra inflazione, robot e autarchia
Gli scenari geopolitici ci costringono a guardare al futuro con preoccupazione. L’inflazione, i dazi e le tensioni internazionali rischiano di trasformare la gastronomia in un privilegio per pochi. E mentre i costi delle materie prime salgono, c’è chi ipotizza un ritorno della borsa nera, con il mercato sommerso che potrebbe diventare l’unica via d’accesso al cibo di qualità.
Ma non è tutto. L’intelligenza artificiale e i robot stanno per invadere anche l’industria alimentare. Chef robotici, algoritmi che creano ricette, catene di produzione completamente automatizzate: il futuro della gastronomia potrebbe essere meno romantico di quanto immaginiamo. E mentre i robot si preparano a sostituire gli chef, c’è chi si chiede: l’Italia tornerà autarchica, costretta a fare di necessità virtù?

Conclusioni: Il governo italiano che fa?
Mentre il mondo della gastronomia naviga in acque agitate, il governo italiano sembra ancora alla finestra. Tra dazi, inflazione e robot-chef, servirebbe una strategia chiara per proteggere il patrimonio alimentare italiano. Ma invece di agire, si preferisce guardare al passato, sognando un’Italia autarchica che forse non è mai esistita.
Intanto, il futuro bussa alla porta: saremo pronti ad accoglierlo, o ci ritroveremo a mangiare cibo sintetico preparato da robot, mentre i supermercati vengono saccheggiati? Una cosa è certa: il sapore della gastronomia italiana rischia di perdersi nel caos del progresso.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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