FUTURO
Quando il 27 gennaio del 1945 l’Armata Rossa varcò i cancelli di Auschwitz, i soldati rimasero impietriti di fronte alle scene che si presentarono ai loro occhi. Quel giorno ebbero la netta percezione della mostruosità elevata a ragion di stato dal regime nazista.
In quel luogo era stato commesso il più grande omicidio di massa della storia, portato avanti con gelida, teutonica meticolosità. In quel momento nessuno poteva immaginare che quasi ottant’anni dopo i discendenti di quei valorosi combattenti si sarebbero trovati sul lato sbagliato della storia.
La loro carta d’identità è praticamente la stessa per tutti: sono giovanissimi, freschi di leva, a volte addirittura senza addestramento e col morale a pezzi. Per lo più provengono da regioni economicamente in difficoltà buttatati nella mischia tra lo strazio delle famiglie per i figli caduti al fronte. Quale destino riserverà ai coscritti il ritorno da un’esperienza tanto traumatizzante e quale Paese troveranno è una domanda angosciosa che già pesa e ancor più peserà come un macigno sul loro futuro, ancora tutto da scrivere
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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