Frenesia politica a sinistra
Frenesia politica a sinistra,
la paura di essere tagliati fuori
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Frenesia politica a sinistra,
la paura di essere tagliati fuori
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Si avvicina il 2013, anno di elezioni nel nostro Paese. E più passano i giorni e più si moltiplicano le prese di posizione e i distinguo tra le forze politiche che presumibilmente si contenderanno la guida dell’Italia. Nella sinistra è scattata la paura di essere tagliati fuori da quello che verosimilmente potrebbe essere un percorso di governo progressista. |
Tutto da qualche tempo è buono per trovarsi uno spazio pubblico e mediatico, ogni occasione sembra diventata buona alla bisogna di visibilità. Una foto simbolica che alcuni ritengono sbiadita, altri che la inneggiano come l’unica possibilità di vittoria elettorale, altri che ricordano di averla sempre avversata. Proclami di alleanze stile compromesso storico, che senza nulla togliere ai promotori dell’idea odierna non ha neppure lontanamente lo spessore politico dell’originale. Nuovi piccoli leader cercano continuamente di farsi spazio, malati come sono di opportunismo, di personalismo sfrenato, con la voglia di imporre la propria idea senza rispetto degli altri, senza preoccuparsi di causare più guai di quelli esistenti. Difesa ad oltranza contro movimenti di cittadini che vengono , spesso con ragione, tacciati di populismo. Incontri, convention, illusioni da spedire ai giovani, promesse del fare e del cambiare ciò che è fatto. La politica sarà anche questo tatticismo, ma non è veramente quella che le persone si aspettano da chi è o si propone di essere classe dirigente e di governo. Forse servirebbero idee chiare, senza mediazioni, senza cercare ad oltranza di accontentare questo senza scontentare quell’altro. Sfido chiunque a capire se un qualunque partito della sedicente sinistra progressista che potrebbe diventare egemone nel 2013 abbia un programma certo che porta avanti senza mediazioni e senza timori. Francamente nessuno, ammesso che si riesca ancora a definire quale sia il partito della sinistra italiana. Lo dico con rammarico soprattutto per chi sta a sinistra o per chi nella sinistra cerca un punto di appoggio. Tutto diviene una contrattazione infinita, lavoro, welfare, giustizia, istituzioni, diritti civili, ambiente, tutto si mescola in un calderone dove ci sta tutto e il contrario di tutto. Questo non aiuta a capire e a far prendere posizione a quella gran parte di elettorato che poi in realtà dovrà subire ciò che si farà domani in quello che sarà il nuovo governo italiano. Nella confusione a sinistra non si scherza proprio. Basta guardare solo per fare qualche esempio la riforma del lavoro , se così vogliamo chiamarla, il PD annuncia che non gli piace ma la vota lo stesso promettendo di cambiarla in seguito. Ma se non ti va bene non votarla, dicono nei vicoli le persone che lavorano. Possiamo dargli torto? Sicuramente no Non va dimenticato che saranno proprio le persone delle piazze e dei vicoletti che definiranno maggioranze e minoranze del 2013, ma questo sembra non interessare a nessuno degli attuali Parlamentari. A queste persone confuse politicamente vogliamo dargli voce in capitolo e ascoltarle ? Qualcuno pensa che nonostante tutto chi ha sempre votato a sinistra lo farà ancora E’ certamente questa una verità, che però vale anche per la parte opposta. Il problema è che le fila della tifoseria che tutto vota basta che lo dica il partito si assottiglia sempre di più, anche per ragioni biologiche e anagrafiche. Chi sta fuori da questa curva di irriducibili oggi invece pensa con la propria testa pur riconoscendosi nella sinistra, anche se molto spesso per eredità familiari. Per questo i consensi da questa parte si assottigliano sempre più. Si contava e si conta ancora sullo zoccolo duro e storico che sta purtroppo diminuendo ma non si è preparato il nuovo, quello che doveva sostituirlo. E’ stato un grande errore strategico, un fare le cose senza vedere cosa sarà domani. Bisognerebbe invece capire che oggi le teste generazionali possono anche ammirare i miti storici dei grandi rivoluzionari, dei grandi uomini che hanno costruito la sinistra italiana e internazionale, ma al momento della scelta guardano al loro interesse di oggi e di domani, e hanno ragione. Non sempre questo interesse segue la linea della sinistra e i tormenti che la attraversano ogni giorno non aiutano. Ed è proprio la poca chiarezza e il poco coraggio delle scelte che rende lontana quell’”egemonia culturale” che permette di consolidare la tendenza progressista nel sentire comune. Vincere questa battaglia culturale significa vincere le elezioni non solo del 2013 ma anche quelle successive. Forse per il 2013 non c’è il tempo? Forse non più, ma la battaglia va fatta comunque, provando a non pensare solo a se stessi ma a tutti gli altri.
Domenico Maglio |