Flotilla come Woodstock [Il Flessibile]

Sono passati cinquantasei anni dal mega raduno di Woodstock.
In quell’estate del 1969 centinaia di migliaia di giovani si riunirono nel piccolo centro dello stato di New York.
Lo fecero per bere, fumare, ascoltare musica, ballare, amare.

E lo fecero mossi da un intento chiaro e dichiarato: quello di protestare contro la guerra in Vietnam e divulgare messaggi di pace e solidarietà.
Oggi Woodstock viene riconosciuto come il momento culminante della controcultura hippie, è stata la dimostrazione sana di un manifesto che ha segnato un’intera generazione e altre due generazioni a seguire.
Dalle cronache dell’epoca risulta che il presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon, pur non rilasciando commenti diretti ma solo attraverso i suoi portavoce, intendeva quell’evento come una minaccia all’ordine e ai principi fondamentali della tradizione.

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Da pochi giorni una cinquantina di piccole imbarcazioni con circa seicento volontari di quarantaquattro paesi sono diretti verso la striscia di Gaza con uno scopo dichiarato: quello di portare cibo, medicinali e solidarietà al popolo palestinese vessato dall’esercito israeliano.
Oggi la Global Sumud Flotilla (Flottiglia Mondiale della Resilienza) viene attaccata duramente dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Tutto questo è gratuito, pericoloso e irresponsabile. Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità, non c’è bisogno di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare degli aiuti a Gaza, che il governo italiano e le autorità preposte avrebbero potuto consegnare in poche ore” e poi conclude “è un atto politico contro il Governo italiano”.

Il parallelo tra le due vicende è pertinente.
L’unica cosa che le separa, fatta salva la distanza temporale e geografica, è che la prima è stata consegnata alla storia, ha rappresentato un percorso che ha avuto uno sviluppo ed una conclusione, possiamo raccontarne i risvolti sulla società del tempo e l’eco che si è ripercossa nei decenni successivi; la seconda invece è in divenire, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto si attendono notizie sugli accadimenti e soprattutto si attende la notizia di un buon esito finale.
Queste seicento persone rappresentano decine di milioni di italiani, francesi, spagnoli, inglesi, danesi, australiani, e poi malesi, neozelandesi, cingalesi, kuwaitiani, turchi e chissà di quante altre nazioni del mondo. In tanti abbiamo consegnato a questi seicento rappresentanti della pace un piccolissimo ma prezioso gesto di pace e solidarietà umana.

Sono cambiate le modalità, sono cambiati anche le coordinate geografiche, gli scenari storici e gli equilibri politici.
Noi possiamo voltarci e fingere di non vedere, noi possiamo fingere che le prossime generazioni non risentiranno di quanto sta accadendo ma noi non possiamo fingere di credere a parole ingiuste, ipocrite, contrarie alla libertà individuale e dunque anticostituzionali.

Sono cambiati tempi e modalità ma vedo Flotilla e Woodstock alla stessa stregua.
Confido nelle persone di buona volontà.
E che ciascuno abbia la propria terra promessa.

Dario B. Caruso da Corriere AL

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