Figuraccia

FIGURACCIA! 8 pagine di testimonianze e riflessioni
Silurati Maffeo (Loano) e Rembado (Borgio)
Le loro trombe, le nostre campane, il ‘bavaglio è una cosca’?

FIGURACCIA! 8 pagine di testimonianze e riflessioni
Silurati Maffeo (Loano) e Rembado (Borgio)
Le loro trombe, le nostre campane, il ‘bavaglio è una cosca’?
 

Gentili amici, diavoli e diavolini, confratelli tutti, volevo farvi partecipe della mia prima sconfitta su questo angolo di terra ligure. Belfagor, unico ambasciatore autorizzato dei “poteri forti e trasversali” (politica, imprenditoria, cooperative x), è reduce da una bruciante, sonora trombatura a Borgio Verezzi e Loano, messa in sordina.

La “cosca” (per favore, ripeto alla noia, niente di mafioso) si era riunita e con la solita discrezione, riservatezza, al termine di un’istruttoria rigorosa, dove ogni penetrante fonte confidenziale ha dato il suo contributo, aveva cosi sancito.

A Borgio Verezzi, per la candidatura a sindaco post Giancarlo Vadora, la persona designata avrebbe dovuto fare parte dell’entourage di Enrico Rembado. Spiegherò dopo di che si tratta, per evitare di rendere gli onori solo quando si passa a “miglior vita”.

A Loano avevamo gioito (novità assoluta nel panorama del ponente ligure) per la candidatura del giudice Filippo Maffeo. Visto che il Pdl, in Italia, ha già fatto eleggere una ventina di magistrati, meno di una decina quelli del fronte opposto.  Nella città simbolo, per noi, della Legalità (con la L maiuscola) perché da qualche tempo si sta ingiustamente denigrando il suo sindaco, il buon nome della comunità tutta, del turismo in ripresa, del commercio sempre più fiorente. Pensate, fino a 1.200 euro di affitto (richiesti) per 7 mq di edicola.

I nemici e detrattori scrivono di mafiosi (che non sono mai esistiti) e mettono in rete nazionale un fotomontaggio (?), come avrebbero accertato Il Secolo XIX e La Stampa, sempre attenti e diligenti con Vaccarezza, stando a fonti importanti. La foto del fallito scandalo ritrae il “nostro” in ridente compagnia di un pregiudicato, condannato per omicidio volontario aggravato, a Loano, pena espiata, dunque  cittadino redento. Con un secondo arresto per traffico d’auto sportive rubate ad Alassio, in attesa di giudizio. Ma già “assolto” dal popolo con l’affidamento di ruoli importanti nella principale attività commerciale della città.

Un fiore all’occhiello imprenditoriale dove uno dei titolari se è stato condannato, con sentenza definitiva, per corruzione e con un recente rinvio a giudizio per lo stesso reato; è soltanto causa di errori giudiziari. Anzi, persecuzione sistematica ad opera di giudici comunisti a livello nazionale.

Poiché non sono stato autorizzato a ricevere dichiarazioni né ufficiali, né ufficiose, ho deciso di informare tutti gli abitanti del mio inferno, dunque nessun ligure, di cosa è successo. Ho chiesto l’autorizzazione del dr. Marco Travaglio. E poiché, in Italia, il bavaglio è una cosca molto seria, cercherò di non deludere.

Enrico Rembado

SOTTOMARINO SILURA ENRICO REMBADO

Chi è il rag. Enrico Rembado che innominabili hanno silurato? A che specie di genere umano appartengono? Io ne conosco qualcuno, ma finché al potere c’è….faccio il bravo. Arriverà il giorno da mettere tutto nero su bianco. Nessun romanzo, cronaca in diretta.

Enrico Rembado ha 74 anni. E’ stato il precursore, simbolo “anticemento”.

I Verdi non esistevano. Preferisco definirlo “coerente difensore della difesa ambientale e di conseguenza della sua valorizzazione” che significa salvaguardia vera del territorio. Sia sul piano idrogeologico (prevenire le frane e disastri anziché contare e pagare, tutti noi, i danni, le vittime; ricchi e poveri, colpevoli ed innocenti). Sia sul piano di quel turismo, in particolare straniero, fuggito soprattutto per colpa del troppo cemento e dell’alterazione delle nostre peculiarità marinare e contadine.

Ai turisti del secondo e terzo secolo, non interessano i palazzi, vetrocemento o meno. Le città gruviera, ricchissime di case al mare, poverissime di infrastrutture ed abbruttite, purtroppo, da tanti scempi sempre autorizzati da persone perbene.

Rembado si batteva perché il paese che gli ha dato i natali, evitasse di chiamarsi “fratello gemello dei Rapallo, delle Borghetto, tanto per citare qualche nomignolo famoso.

Non aveva dubbi, era testardo, tenace e incorruttibile, neppure quando veniva avvicinato dal potente di turno del suo “partito”.

Giovanissimo, dalla rassegna stampa, leggo che era stato presidente diocesano dell’Azione Cattolica (primi anni ’60). Nel 1966 ha fondato il Gruppo speleologico di Borgio, e una proficua collaborazione con la Soprintendenza di Genova. Pare partissero da lui alcune segnalazioni e messa in guardia su tentativi più o meno maldestri. Pensate che qualche benefattore voleva erigere casettine piccoline proprio sopra le grotte, oggi meta ed attrazione d’eccellenza.

REMBADO ED IL SUO RUOLO NELLA DC

Leggo, dall’inesauribile archivio, che Rembado si è iscritto alla Dc (la democrazia cristiana che fu anche di don Sturzo e De Gasperi, di Aldo Moro e non sono degli immancabili ladri) nel 1969-70. Nel 1972 eletto nella lista del sindaco Guido Piva. Sotto il simbolo dello scudocrociato, prima che finisse in certe mani. E’ stato vice sindaco. Nel giugno 1975 designato sindaco dal consiglio che aveva sfiduciato Piva stesso.

Enrico Rembado resterà primo cittadino di Borgio Verezzi fino al 2001.

Errori ne ha fatti. Ha lasciato qualche buco di troppo nei bilancio comunale, come ha sempre sostenuto il rigoroso ex direttore di banca e successore Giancarlo Vadora. Meglio questi errori che non “svendere” ambiente, territorio, qualità della vita, ai voraci – solitamente- fabbricanti di mono-bi e trilocali. Poteva essere un’opera sociale di corretto ed armonico sviluppo, mancherebbe altro. Invece, cemento & cazzuola & grembiulino sono stati la fabbrica perpetua di denaro facile, evasioni fiscali, corruzione, sgretolamento del tessuto civile, imbarbarimento della corsa alla ricchezza, al tornaconto contrario ai principi del mio nemico Vangelo.

Enrico Rembado ha pagato per tante scelte. Premiato, a lungo dagli elettori, odiato da tanti altri e perseguitato. Cronache e ritagli stampa raccontano impietosamente.

REMBADO TRA ATTENTATI E DELEGITTIMAZIONE

Il 2 agosto 1980- e qui la mafia pare ancora non avesse messo solide radici in Riviera – una bombetta esplode sotto la casa che avrebbe dovuto andare ad abitare. Non passa molto tempo e sfugge ad un agguato, nel centro di Savona (lui era impiegato della Provincia). Si accorge in tempo e riesce a rifugiarsi nel portone di un palazzo.

Gli avvertimenti e la lezione non bastano? Sputtaniamolo con ogni mezzo. Un avvocato, candidato, anche lui di fede democristiana, ma sensibile ad altri ideali cementieri, nel corso di un’apparizione da una televisione locale, allora seguitissima, manda a dire che questo signor sindaco farebbe meglio a iscriversi al ‘partito gay’. E spiega pubblicamente il motivo.

Enrico Rembado è sposato, è papà. Ognuno nella vita privata – non si dice sempre così? -, è libero di frequentare chi vuole purché non si sconfini nel reato o segua la sorte, poco onorevole, del nostro secondo cittadino d’Italia al governo del paese.

La lotta si fa dura, descrivono le cronache di quei tempi, perché quel “pazzo” di sindaco Rembado, sempre sordo alle sirene dei potentati, ha deciso di bloccare insediamenti per 100 mila metri cubi.

Se tutto andava per il verso giusto avremmo ridenti dimore fino all’abitato di Verezzi, di recente celebrato persino con un francobollo nazionale.

Nella sua prima ribellione anti Piva (ovvero un sindaco più generoso verso il mondo immobiliare che coinvolge tanti interessi, spesso a cascata), Rembado diventa capo della giunta a seguito della convocazione del consiglio del prefetto. Bisognava varare il piano regolatore, facendo scattare la norma di salvaguardia e bloccando decine e decine di licenze. In questa sua “follia” Rembado ottiene l’appoggio di altri galantuomini: tre consiglieri di sinistra e all’opposizione, in rappresentanza del Pci e Psi. Al comunista Rovelli assegna le deleghe al ”centro storico”. Apriti cielo. La Dc ufficiale passa all’opposizione e per Rembado scatta la scomunica del partito provinciale. Guai allearsi col diavolo comunista, anche a livello amministrativo locale. In quel periodo Aicardo era assessore indipendente. Nella Dc, militavano Altafini e Pier Luigi Ferro, neo candidato sindaco della futura giunta di centro destra in caso di vittoria. 

Nel 1978 Enrico Rembado presenta una lista civica, senza iscritti. Fa il bis una seconda volta. Vince mettendosi di fatto contro la Dc, e poi ancora avendo contro tutti, Pci, Psi e Dc, uniti. Finita l’esperienza di sindaco, approda in consiglio comunale nella lista che vede candidato sindaco Fulvio Canneva, perdente.

Quindi la vittoria dell’uomo ‘nuovo’, Giancarlo Vadora, funzionario in pensione di alto grado del colosso bancario ligure Carige, prima ancora della ‘fusione’ con Carisa.

Rembado inizialmente appoggia Vadora, ma tra i due finisce per esplodere tensione e aperta rivalità. Con cronache consiliari al “veleno”. Scambi d’accuse, senza peli sulla lingua. Minaccia di querele.

Giancarlo Vadora
(foto Silvio Fasano)

IL BILANCIO RACCONTATO DA VADORA

Sullo sfondo l’edilizia ed un certo abbandono del paese e di Verezzi. Ma l’ex bancario ha di recente risposto, con un articolo sul Secolo XIX, a firma di Silvia Andreetto. “Lascio il Comune con un attivo di 230 mila euro. Nonostante “alcuni compagni della mia squadra non abbiano lavorato come avrebbero dovuto”. Ricorda di aver realizzato 40 opere pubbliche per 6 milioni di euro.

Smentisce chi parla di crisi turistica. “Siamo la località che nell’ultimo decennio ha registrato un aumento del 53.8 per cento negli arrivi e 44 per cento nelle presenze, mentre la provincia di Savona ha registrato un calo del 20 per cento – ha reso noto Vadora. Ed ha attribuito il merito agli albergatori che hanno ristrutturato, convertendo pure in RTA. 

Calma direttore! Su questo aspetto importante la sfidiamo. Belfagor ha qualche conoscenza della materia in più rispetto a lei che di banca resta un grande esperto, oltre che rigoroso supervisore di conti e denaro dei cittadini.

Guardi, caro sindaco Vadora, che in nessun paese chi si occupa di turismo si focalizza solo arrivi e presenze, semmai la capacità di spesa del cliente. Altrimenti le sussurriamo all’orecchio, senza farci sentire, queste cifre. Lo sa a quale prezzo vengono presi gruppi, soprattutto stranieri (autobus di grandi e piccoli touroperators), pur di riempire alberghi e a volte residence?

Signor sindaco, dato che non vogliamo denigrare il meritorio lavoro di tanti piccoli albergatori, sappia una cosa. Un paio d’anni fa Il Secolo XIX, in prima pagina, aveva messo il dito sulla piaga. Una piccola pensione di Borghetto, rimessa a nuovo, lamentava che un 4 stelle, appena inaugurato di Savona, gli sottraeva clienti esteri che pagavano 12 euro a notte, con colazione. A Savona l’hotel aveva fatto lo sconto: 9 euro, perché in effetti restavano in albergo dalle 2 di notte (orario di arrivo) alle 8 del mattino (partenza).

E quando esplosero i disordini a Genova, per partita di calcio, con estremisti serbi, un ‘povero’ albergatore di Varazze, ammise che la comitiva ospitata per una notte nel suo tre stelle pagava 17 euro, colazione compresa. Ci faccia sapere dagli albergatori di Borgio notizie precise in merito ai bilanci delle loro aziende. Che siano più fortunati?

CHI AVEVA INTERESSE A “UMILIARE” REMBADO

Torniamo a bomba. Enrico Rembado castigato, ignorato, per la tornata elettorale 2011, ma da chi? Saranno i democratici di Bersani? Gli amici delle cooperative bianco-rosse?

Voglio subito smentire quanto ha dichiarato il piduista Fabrizio Cicchitto, davanti a Santoro, Anno Zero, il 31 marzo 2011: “…Pci, Pds, Partito Democratico, cooperative rosse, fanno parte di un sistema che si è autofinanziato….che ha prodotto tanti abusi d’ufficio…conflitto di interessi….che si sono depenalizzati il reato nel 1989 per i soldi che arrivavano dall’Unione Sovietica….oggi si fa uso politico della giustizia…con due pesi e due misure…”.

Ci sarà mica lo zampino, qualche connivenza, nel fatto che gli unici, si dice, a non cercare Rembado siano stati proprio gli uomini della sinistra e certi ex democristiani? A livello provinciale e oltre? E pare che analogo trattamento sia stato riservato all’amico di lista e di minoranza Renzo Locatelli. Colpevole di…inaffidabilità? Così farà la sua lista. Disuniti si perde sempre.

Enrico Rembado si consoli. Il suo curriculum è già scritto, scolpito nella storia di Borgio, errori compresi. Ha fondato il premio Veretium, ha reso famosa, in Italia, la stagione teatrale, con giornalisti di spicco a livello nazionale. E’ stato tra i benemeriti fondatori del Comitato Manifestazioni (e folklore). E’ poco e tanto ciò che ha fatto per il suo paese? La storia giudicherà.

Il siparietto lo conosciamo. Solo a futura memoria lo anticipiamo. Non si perda d’animo “caro sindaco Rembado”, Belfagor  re dei diavoli, continuerà ad applaudire. Non faccia caso a “topi…o ratti”, a noi risultano  in costante proliferazione. Sarà colpa del cambiamento climatico?

Non rimpianga neppure i 30 milioni spesi nel 1994, per la candidatura al Parlamento. Lei raccolse 24 mila voti e il rivale del centro destra, Enrico Nan, 38 mila. In compenso, ci risulta e se lo ritiene confermi o smentisca, in questi ultimi anni le hanno assegnato un posto, senza compenso, nella Commissione Cultura della Regione Liguria. Dopo tanti anni spesi al servizio dei cittadini, lei fa parte di una “odiata casta” capace di percepire 1.250 euro al mese di pensione. Per gli anni lavorati in Provincia.

Cosa pretende di più! Stia buono e non rilasci interviste. Meno che mai a Trucioli e a chi scrive, il più fedele alleato degli uomini teardiani, di tutto quel fenomeno positivo descritto nelle sentenze dei giudici e che pervase per anni la nostra società. E senza falsa modestia eravamo davvero in pochi a tifare pro “bustarelle, bombe, attentati, provvigioni sicure, robusti conti, contabilità al sicuro nel fienile”. Tante belle e solide case popolari.

Auguri, rag. Enrico, trascorra in pace la sua vecchiaia. C’è ancora qualche pazzo, in questo mondo di traditori (lo scrivono sempre Libero e Il Giornale) che la stima e la ricorda.

Filippo Maffeo

CRONACHE DA LOANO

CANDIDARE UN GIUDICE? NON SIA MAI DETTO: MAFFEO DOCET

Non voglio impegnarmi da diavolo, nel presentare il curriculum del loanese, Filippo Maffeo, che fu giovane consigliere comunale della Dc, nel 1972. E sarebbe stato un magistrato, forse sindaco neutrale.

Da sempre persona taciturna, meticolosa, a volte scontrosa, con il “peccato dell’onestà” e della pacatezza.

Quando facevo, nella vita terrena, il cronista di strada, mi onoro di essere stato l’unico, già nella fase iniziale quando Teardo era il big dei big in Provincia, Regione, Roma, ad essergli rimasto vicino e sostenerlo senza timori.

Ebbene trascrivo quanto scrisse il dr. Michele Del Gaudio (che con Francantonio Granero fece esplodere in Italia la prima associazione mafiosa dedita a concussione e corruzione tra politici-pubblici ufficiali, ma le cronache italiane lo dimenticano sempre) nel libro “La toga strappata”. Sottotitolo: “L’emarginazione di un giovane magistrato dopo la scoperta del primo grande intreccio di politici corrotti e di tangenti”.

Del Gaudio, oggi lontano dai riflettori, impegnato nel sociale in Campania, sua terra natale, riportava, tra l’altro: “…Non so se ti ho mai parlato di Filippo…trasferito senza sostituirlo proprio nella fase cruciale della Teardo bis…, un collega, un ragazzo serio ed onesto, con cui mi sono spesso consigliato. Senza di lui il processo Teardo non si sarebbe mai fatto. Con grande umiltà si è sobbarcato tutto il carico dell’ufficio ed in particolare la gestione dei detenuti, pur di consentirci di lavorare con Francantonio (Granero ndr) a tempo pieno sullo scandalo delle tangenti. Grazie Filippo”.

Fin qui un libro che ha fatto il giro d’Italia, migliaia di copie vendute. Con tanto di attestazioni di stima, elogio, di Giovanni Falcone e Nando Dalla Chiesa.

Filippo Maffeo il primo giudice italiano che permise indirettamente, suo malgrado, a Belfagor, di pubblicare sul Il Secolo XIX, negli anni d’oro della diffusione, tutte le liste dei fratelli massoni savonesi, poi imperiesi, scoprendo idealisti esoterici, ma pure tantissimi affaristi. Finendo per disintegrare (anni ’80) tutta la struttura di logge coperte e non. Anche in quella occasione non mancarono i siluri anti Maffeo, persino con esposti alla Procura generale.

Paolo Tosi
(Federazione della sinistra)

COME E’ NATA E SMANTELLATA LA CANDIDATURA MAFFEO

Premettiamo, Belfagor non dispone di informazioni dirette ed indirette. Non abbiamo cercato nessuno. Un giorno faremo luce su questa pagina di storia savonese, con nomi e cognomi. E non solo. Le promesse le abbiamo sempre mantenute, a volte ci vuole del tempo. Del resto dai ‘malati di lebbra’ alla Belfagor bisogna restare lontani. Non si sa mai.

MARTEDI 2 MARZOLa Stampa, a firma del corrispondente storico, Augusto Rembado, rivela per la prima volta “Tra i candidati a sindaco spunta il nome di Filippo Maffeo”. Questa la notizia  riportata: “C’è anche il nome di Filippo Maffeo…magistrato….in servizio al tribunale di Firenze, fra i papabili alla candidatura a sindaco di Loano. E’ dal movimento civico Masgè, guidato dal medico Lorenzo Gotti, già presidente del Consiglio comunale in quota Pdl, che è stato fatto questo nome eccellente”.

Si parla di una lista civica senza iscritti ai partiti. “Ipotesi – precisa Rembadoche non piace al Pd loanese che non esclude di andare avanti da solo proponendo come candidato Pier Luigi Pesce, ex assessore provinciale con lunga esperienza amministrativa…”. 

Belfagor, re dei diavoli e dei poteri forti che contano (dunque elargisce direttive a Secolo XIX e Stampa provinciali), ha la prova che in quella prima riunione l’unico nome emerso, come sindaco, era  Dino Sandre.

Chi è l’artefice delle soffiate fasulle al corrispondente?

GIOVEDI 10 MARZOLa Stampa, sempre Rembado, titolo “Verso una lista unica tra centro sinistra e movimento Masgè. Si parla, nel pezzo, di seguire l’esempio positivo di Pietra, con l’ottimo sindaco indipendente Luigi De Vincenzi, con esponenti della società civile e di area a destra, a sinistra. Si torna a scrivere di Maffeo, il quale non aveva ancora dato nessuna disponibilità e resta in ballo. A chi faceva comodo tenere a galla un nome, diciamo di “prestigio” che poi, vedremo, è naufragato grazie ad una oscura ‘congiura’?

Chi è l’artefice di quella seconda, fuorviante soffiata, visto che si indica il nome dello stesso Gotti che aveva rinunciato a candidarsi (sindaco) quasi subito, prima ancora dell’avvio delle trattative?

MARTEDI 29 MARZO – Finalmente Il Secolo XIX-Savona si ‘accorge’ che il centro sinistra di Loano è al lavoro per la candidatura-sindaco. Con un ‘colpo di scena’: rivela un ballottaggio che non è mai avvenuto. Lo firma un cronista vero, Dario Freccero. Titolo”…Ballottaggio tra Maffeo-Revetria”, fotina del magistrato. Dopo aver tessuto le lodi della caratura professionale di Maffeo sbuca misteriosamente questa “verità”: “ …Nelle ultime ore, a sorpresa, si è fatta strada anche un’altra possibilità, quella di proporre la candidatura di Pierluigi Revetria, già Dc, direttore della Camera di Commercio Ingauna, molto stimato soprattutto nel mondo agricolo “.

Piccola parentesi Revetria lavora a no nella Cooperativa Ortofrutticola Ingauna? A cosa è dovuta tanta confusione?

A Loano, come a tutti noto, gli agricoltori sono in netta maggioranza, soprattutto con centinaia di nuovi contadini in quel di Verzi. Una delle più belle realtà agricole della provincia, giustizia piacendo.

Spiega candidamente Freccero: “Il nome di Revetria è venuto fuori, non tutti i rappresentanti dei movimenti del listone sono troppo convinti della bontà della candidatura Maffeo…mentre Revetria avrebbe il vantaggio di possedere caratteristiche più decise pur essendo a sua volta uno dei nomi inizialmente presi in considerazione da Masgè e quindi, in teoria, allo stesso modo ben visto dal movimento Masgè. Ma qualche chance potrebbe averla anche Piero Pesce, ex assessore provinciale…Insomma il listone alternativo al Pdl (Pignocca-Vaccarezza) stasera… – leggi martedì 20 marzo – ,  

dovrà decidere due cose: se nascere e chi appoggiare. Con la sensazione, però, che la candidatura di Maffeo, se verrà imposta come aut aut da chi lo ha sostenuto finora, difficilmente si arriverà all’accordo. Ed in quel caso ad avvantaggiarsi sarebbe subito il Pdl. Le alternative sono due: Revetria o Pesce. Non resta che attendere”.

Un passo indietro per chiarire.

24 ore prima (nei locali di ‘Loano salute’) per la prima volta si era presentato Maffeo, ai rappresentanti del listone. Pare abbia spiegato ed illustrato, a sommi capi, il motivo del suo interesse a candidarsi e come intendeva procedere. I presenti, dopo alcune domande, a chiarimento, si sono riservati una risposta al successivo incontro previsto per martedì sera.

GIOCO SPORCO ANTI MAFFEO?

Martedì, il magistrato, pare in mattinata, letto le ultime novità trasversali ad opera del Decimonono, telefona agli amici e ringrazia. La candidatura viene ritirata, senza condizioni. Alla sera incontro nella studio dell’avvocato Garassini. Prima naturale sorpresa tra i presenti. Chi ha fatto il nome di Revetria, visto che nei precedenti incontri nessuno aveva parlato, proposto? Tutti, diciamo tutti, negano di saperne qualcosa. Cascano dalle nuvole. Comica delle comiche c’è chi lo confonde persino con l’ex sindaco ed assessore in carica a Ceriale, Piero Revetria.

Chi conosce bene, almeno sembrerebbe, Pier Luigi Revetria è Pierluigi Pesce che non sa spiegarsi, a sua volta, chi abbia messo in ballo la candidatura, via Secolo XIX. Di fatto contro Maffeo?

Manco a dirlo segue sui media silenzio e bavaglio di quanto accade nella riunione. I cittadini non sappiano? A chi giova? Seduta stante si telefona a Revetria (si dice che il colloquio riservato l’abbia avuto il medico… ) che, con altrettanta gentilezza, via cellulare, declina l’invito, senza ripensamenti.

Dino Sandre

 Luigi Pignocca

GIOVEDI 31 MARZO

Siamo quasi al ridicolo a leggere i due giornali locali. La Stampa riceve la notizia: “La svolta ieri sera (mercoledì ndr) in casa Pd: Dino Sandre guiderà il listone”. Stesso annuncio, in serata, si legge sull’autorevole e seguito Ivg-Il Vostro Giornale, mio concorrente in seno a Confindutria savonese.

L’annuncio. Pd, Socialisti (a Loano ci sono degli iscritti?), Idv (il partito dell’ex magistrato di mani pulite, Antonio Di Pietro), Fli di Fini e Nan, Masgè e centristi Udc, dopo il passo indietro di Maffeo, di Pier Luigi Pesce, Elisabetta Garassini….e Revetria, a quest’ultimo persino la possibilità di fare il vice sindaco…si è arrivati a Sandre.

Esattamente come era emerso già dal primo incontro, da noi citato e misteriosamente taciuto.

Il Secolo XIX, nello stesso giorno, invece, dopo lo scoop Maffeo- Revetria, buca la notizia ed annuncia, leggete “…il listone e Masgè sarebbe orientato verso la candidatura dell’ex pretore Maffeo, ma la decisione verrà presa soltanto oggi (giovedì ndr). Ignorava cosa ha scritto il giorno prima Freccero? Poveri mortali!

VENERDI 1 APRILE

La Stampa riconferma quanto anticipato, Il Secolo XIX prende atto. Titoli: “Il listone civico ha deciso e candida Sandre”. “Sandre, il mio primo obiettivo? Ascoltare di nuovo i loanesi”.

Sandre non ha tessera di partito, gode di unanime stima. Per vincere dovrebbe conquistare, rispetto al passato, non meno di mille voti in più. Dovrebbe poter beneficiare del malcontento e delle divisioni sfociate dall’investitura diretta Vaccarezza-Pignocca.

Restano sulla scena politica cittadina alcuni interrogativi.

Chi è il manovratore che ha messo due figure di prestigio, via mass media, uno in competizione dell’altro, a loro insaputa, col risultato che con molta saggezza e coerenza si sono ritirati entrambi? A tutto danno di un pronosticato bis De Vincenzi a Loano? Ed ora la strada sembra davvero in salita. Visto che entrambi (Maffeo e Revetria) non hanno certo fama di simpatizzanti della sinistra. Ma non bisognava raccogliere consensi nel bacino radicato del centro destra?

Cosa ha da nascondere quel tizio/ tizi che facendo parte del listone si comportano con tanta vigliaccheria? A quali inconfessabili interessi risponde/ono, tenuto conto che a Maffeo nessuno aveva mosso obiezioni, pur potendo nutrire legittimamente opinioni diverse sul traino di una vittoria, per nulla scontata? Anzi, difficile, improbabile.

Se non corrisponde ad un disegno preciso e occulto che motivo c’era di dare al giornale (che è estraneo ai poteri forti della Provincia, messi sotto scacco persino dal candidato sindaco di Savona, avvocato Paolo Marson, Pdl) una bufala che sembra uscita dal “diavoletto” dell’affarismo-politico e da chi campa soprattutto grazie alla politica? Non da oggi?

Ovviamente le querele sono ben accette, speriamo con ampia facoltà di prova. Da qualsiasi parte provengano. Un bel processo, con una sfilata di testimoni, chiamati a giurare, farebbe risollevare le vendite in edicola soprattutto a Loano.

Approfittiamo. Da Belfagor l’augurio a Pignocca, a Sandre, a Paolo Tosi (Federazione della sinistra). Vinca il candidato migliore, il più originale e coraggioso, il più equilibrato ed inventivo, il più innovatore e globale, a partire dall’etica pubblica, come non si stancano di raccomandarci il presidente Napolitano e la Conferenza episcopale italiana.

Io, invece, già condannato all’inferno, tifo solo per gli indiavolati. Munito di bavaglio stampa.

Belfagor

 

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