Europa, questa sconosciuta!

Europa, questa sconosciuta!

Europa, questa sconosciuta!

Ce lo chiede l’Europa” è la motivazione per cui i politicanti italiani cercano di far passare certe scelte insensate ed impattanti, in realtà è usato quando le motivazioni per sostenere una determinata opzione sono assenti o scellerate.

 I Trattati europei hanno sì un’importante valenza, al pari della nostra Costituzione, nel nostro ordinamento giuridico, perché come cita l’art. 11 della nostra Carta Fondamentale “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Il Trattato di Lisbona del 2009 delinea le competenze esclusive dell’Unione Europea, che sono sostanzialmente una regolamentazione del regime di concorrenza, unione doganale, politica monetaria per gli Stati membri con moneta unica, conservazione delle risorse marine. Poi ci sono altri tipi di competenze, ossia quelle concorrenti, per cui gli Stati possono legiferare in maniera conforme alle decisioni europee oppure se la stessa Unione non ha legiferato quella materia (es. ambiente, trasporti, energia, giustizia, sicurezza). Poi ci sono le competenze di coordinamento, per cui l’UE adotta delle linee guida generiche (politica economica, sociale ed occupazionale), e quelle di sostegno, per cui non ha alcun potere legislativo, ma di mediazione tra gli Stati membri (industria, salute, cultura, turismo, istruzione).

Dal TAV alla legge anti-corruzione

In questo quadro generale, i nostri parlamentari si muovono con furbizia, andando a fare proseliti a favore di opere inutili, impattanti, dannose, economicamente insostenibili. Parlo nello specifico del TAV. Anni fa l’Unione ipotizzò una possibile rete ferroviaria ad alta velocità per lo spostamento delle merci, senza deliberare nulla. I politici italiani (in maniera bipartisan) non accettano contestazioni (dati alla mano) di quest’opera, ribattendo con un “ce lo chiede l’Europa”. Non essendo una competenza esclusiva, ma concorrente, per giunta non approvata da nessun organo preposto e presente in nessuna convenzione europea, l’Italia può muoversi come meglio crede. La Torino-Lione che si deve collegare alla Lisbona-Kiev è ormai difatti zoppa. I portoghesi vi hanno rinunciato, perché in momenti di pesanti crisi è meglio migliorare le strutture interne. La Russia che doveva eventualmente fare un tratto per collegarsi a Kiev ha mollato. La Francia ci pensa su. Fatto sta che non esiste alcuna imposizione di nessuno. L’Europa ci chiede altro. Ci impone, ad esempio, con una recente direttiva, di chiudere ogni impianto di incenerimento entro il 2020, di ridurre al minimo il conferimento in discarica entro la stessa data, riducendo quindi la produzione di rifiuti e incrementando il recupero ed il riciclaggio. Questa direttiva rientra nelle competenze concorrenti. Così come molte normative sui rifiuti, sull’inquinamento in generale. Non a caso l’Italia ha una serie infinita di procedure d’infrazione, proprio perché, soprattutto nella materia ambientale, non ha rispettato le richieste europee, per competenza concorrente, ed esistendo norme in tal senso, noi dovremmo rispettarle.

E come non pensare alla recentissima legge-anticorruzione, a parere di molti una mezza porcheria, quando bastava ratificare la Convenzione di Strasburgo del ’99. Un semplice articolo di legge per accettare nel nostro ordinamento quello che c’è scritto in quel testo. Le Convenzioni hanno efficacia solo quando vengono recepite nell’ordinamento nazionale.

 L’Europa siamo anche noi

Quando parliamo di finanziamenti europei, si parla sempre di qualcosa di esterno. Ma in realtà i nostri governanti e i nostri eletti al Parlamento Europeo rappresentano la nostra nazione ed i bilanci sono formati con soldi nostri. Una parte deriva dall’IVA comunitaria, un’altra da contributi nazionali, il resto dai dazi doganali. Il tutto fa circa 140 miliardi di euro annui. Che non sono soldi di enti terzi, ma forniti quindi da noi. A differenza nostra questi fondi vengono controllati da commissari che ne certificano il corretto utilizzo, pena la non erogazione. Quindi non esiste quando qualche politico dice “ma è finanziato con fondi europei”, per giustificare qualche spreco, perché potrebbe esserci un progetto più valido e perché se si accerta lo spreco, quell’ente non vede più un becco di un quattrino dall’UE. Tornando al TAV, si stima in 20 miliardi circa la spesa totale. L’Unione ne mette a disposizione circa 800 milioni, se l’Italia va avanti. Che comunque sono sempre soldi dei cittadini. Oppure l’IVA: l’UE dice almeno il 15%, alcuni Stati ce l’hanno al 25% e Monti che la alza continuamente (anche B. l’aveva fatto). Qualcuno disse anche lì “per equipararci agli altri Stati dell’Unione”. Altra bugia! Se vogliamo equiparare le tasse e le imposte, però, pensiamo anche a tutti gli altri costi e stipendi, soprattutto quelli minimi e quelli dei politici!

I deliri di Napolitano

“Occorre cedere quote di sovranità all’UE per tornare a crescere”. L’Unione Europea è sicuramente un’idea virtuosa ed interessante, ma questa frase di Napolitano è pericolosa. Si tratta infatti di aumentare la capacità decisionale dell’Unione, esulando quindi dalle decisioni dei Parlamenti, che soprattutto nel caso di quello italiano, non legiferano più. L’Italia ha già perso sovranità: gli enti locali hanno bilanci bloccati, il Parlamento delega al Governo e questi ultimi prendono decisioni con gli altri ministri esteri. Cedere altre competenze all’Europa significa ridurre sensibilmente la democrazia. Quest’ultima è garantita se c’è un decentramento dei poteri, non con un accentramento ad un ente sovranazionale che decide per 500 milioni di persone. Occorre sicuramente ripensare ad un miglioramento dell’UE per quanto riguarda la rappresentanza ed una maggior democrazia per quanto riguarda certe scelte, permettendo ai cittadini di dire la loro tramite referendum nazionale. Un grande progetto virtuoso, che rischia di trasformarsi in una bomba ad orologeria, se non viene mantenuta la sovranità nazionale e migliorato il processo democratico dell’Unione. Pensate solo se l’Unione decidesse, dopo una “cessione di competenza”, di arrestare tutti quelli biondi perché pericolosi. Noi non avremmo potere alcuno di reagire! Stiamo attenti dunque. Il pericolo è alle porte. Nascerà presto la Polizia Europea, con poteri esagerati e immune da qualunque giurisdizione interna. Questa è politica comunitaria o un delirio comunitario? Va bene l’Europa Unita, ma ogni Stato tenga la sua sovranità. Questa è la base della democrazia!

Manuel Meles

Il cittadino  frustrato

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