Essere disabile, oggi. Lo chiamerò Marco.

Essere disabile, oggi.

Lo chiamerò Marco.

 

Essere disabile, oggi. Lo chiamerò Marco.

Ricevo in qualità di co-organizer del meetup “Gruppo di lavoro per supporto ed aiuto ai disabili fisici e psichici”, creato da Juan Guidi in Milano, una richiesta di aiuto da un giovane che mi interpella per un suo amico. La storia che ascolto è drammatica. Una sorta di déjà vu per me che sono stata fondatrice dello Sportello Di Ascolto Attivo per il Tribunale per i Diritti del Malato. Ecco la storia:

“Marco ha 31 anni ed è disabile al 100%, la sua pensione è di 280€ ed il suo assegno di accompagnamento di 400€.

Lo Stato passa al Comune 12000€ annui che a sua volta gira all’Associazione che usa per le spese e per pagare gli educatori. Il servizio che offre il comune a Marco è di accompagnarlo presso questa struttura con l’auto per disabili 2 volte alla settimana. (L’Associazione dista circa 20 Km dal comune).

Ogni volta che si reca in Associazione, Marco svolge una mansione che consiste nell’ inserire dati  cartacei in computer, a mezzogiorno pranza in mensa ed è obbligato a pagare 5€ per il pasto, e gli è vietato portarsi il pranzo da casa.


Questa Associazione ogni anno organizza il centro estivo cioè delle “GITE” a pagamento:

es.1 Gita a presso centro commerciale dalle 9 alle 17 (centro commerciale +cinema che dista 10 km) prezzo 98€

es.2 Gita al Lago di Como dalle 9 alle 17 Prezzo 98€

es.3 (questa di un’altra Associazione) Vacanza a Cervia 1900€ 10 gg.

Un’ altro problema che la sua famiglia ha dovuto affrontare è l’elevato prezzo delle Case famiglia per disabili. La nonna di Marco è stata male ed i genitori sono stati costretti a partire subito per raggiungerla, si sono rivolti  ad una Casa Famiglia per la custodia di Marco, dove purtroppo i prezzi sono da “Grand Hotel”: per soggiorno di un giorno 100€, nel caso debba passare anche la notte 200€.
Inoltre mi han riferito anche che tante case famiglia fanno i prezzi in base al reddito della famiglia. Lascio il diritto di giudicare o meno, quel che vogliamo fare è aiutare tanti ragazzi che come Marco han solo bisogno anche della nostra voce per farsi sentire.” Ho ascoltato, dato i suggerimenti legali e socio-sanitari del caso. Ma voglio andare oltre: voglio sapere quanto Marco esistono, e quanti di loro non possono raccontare ciò che vivono a causa delle loro condizioni psico-fisiche. E’ un macro lavoro ma il sociale è la rete invisibile che ci lega tutti ed è necessario che sia forte. Io ci sono. Come ci sono stata per l’amico di Marco. Ci lavorerò spero con l’aiuto di tanti, di tutti.

Giovanna Rezzoagli Ganci

 

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