Esplosioni in corso [Il Flessibile]

Ci sono due episodi lontani che sono uniti da un filo rosso. Almeno questa è l’impressione che mi accompagna dopo aver riflettuto sui fatti stessi.

In provincia di Verona i tre fratelli Ramponi, assediati dalle forze dell’ordine per lo sgombero del casolare in cui vivevano, innescano un’esplosione e fanno saltare l’abitazione.
Perdono la vita tre carabinieri.

A Pomezia, vicino Roma, sotto casa di Sigfrido Ranucci persone ignote fanno saltare in aria l’auto del giornalista e quella della figlia, di notte.
Per una pura casualità non ci sono vittime.

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In entrambi i casi entra in gioco l’obbedienza.
Nel primo Ranucci tiene fede alla professione che ha scelto e ne segue i principi nel nome della verità (vi consiglio di leggere con accuratezza il Testo unico dei doveri di un giornalista che trovate facilmente on-line; io l’ho fatto e ho imparato tante cose che non sapevo, del resto non sono giornalista).
Nel secondo i carabinieri obbediscono all’ordine di un superiore tenendo fede al proprio motto che recita Nei secoli fedele.

In entrambi i casi entra in gioco anche la paura.
Nel primo un gruppo ancora ignoto di malviventi, per paura di essere scoperto e incastrato dalla ricerca meticolosa di informazioni, tenta – fortunatamente senza riuscirci – di fermare l’artefice principale dell’inchiesta giornalistica.
Nel secondo i tre poveri cristi, dopo essere stati depauperati di ogni cosa da un meccanismo perverso e disattento al disagio sociale, per paura di perdere le ultime speranze, tentano – con lucida follia – di togliersi la vita, togliendola però ad altri.

Obbedienza e paura, paura e obbedienza.
Anche invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia: la società è malata.
Qualcuno ha detto che non è segno di salute mentale essere ben adattati ad una società profondamente malata.
Allora provo a sentirmi disadattato.

Dario B. Caruso da Corriere AL

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