Eso Peluzzi e la valle del Santuario
RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO ESO PELUZZI E LA VALLE DEL SANTUARIO |
RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Settima parte)
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In data 7 Ottobre 2017 Su iniziativa dell’associazione culturale Renzo Aiolfi della Banca Ca.ri.ge. del Comune di Savona dell’A.S.P Opere Sociali Nostra Signora di Misericordia È stata presentata una mostra pittorica avente per titolo: UN TERRITORIO E LA SUA STORIA SAVONA E LE LANGHE NELLA POETICA DI ESO PERUZZI
In un breve commento scritto, dedicato l’iniziativa sopra citata, la professoressa Silvia Bottaro ha, molto opportunamente, evidenziato “Per cogliere appieno l’arte di Peluzzi è indispensabile conoscere il paesaggio del Santuario e capire il bisogno che lo ha spinto, dal 1919, ad abitarvi per tanti decenni. In quella piazza vi è un’intima armonia tra la natura e la presenza degli uomini. Gli artisti, con le loro particolari sensibilità, avvertono subito questa atmosfera d’incantevole grazia e consonanza.” Nello spirito di questa ammirevole considerazione, svolta da Silvia (che interamente condivido) io mi permetto di aggiungere queste mie brevi note su Eso Peluzzi, scritte nell’ormai lontano 31 dicembre 1994 Io non ho nessuna pretesa di parlare di Eso Peluzzi come artista: non sono critico d’arte e, di conseguenza, non posseggo la necessaria competenza per dissertare su questa materia; d’altra parte, molti altri, assai meglio di quanto possa fare io, hanno valorizzato la figura di questo nostro artista, nel contesto della vita pittorica italiana del Primo Novecento. Desidero parlare unicamente di Peluzzi come uomo, ricordando, a tal proposito, due fatti particolarmente significativi: 1) Peluzzi ha scelto di vivere, dal 1919 al 1948, nella frazione Santuario di Savona, in un luogo di schiva bellezza, tra i più miti e malinconici del Savonese. In questo ambiente, Eso è diventato, quasi inconsciamente e rispondendo soltanto ai più profondi sentimenti della sua anima, il pittore dei bambini orfani, degli anziani, dei disabili, dei sofferenti; ma i suoi personaggi non sono affatto patetici; al contrario, essi sono accarezzati da una straordinaria e fraterna solidarietà umana; sono delle persone autentiche, con la loro dignità, con la loro personalità. Basta ricordare alcuni dipinti di quell’epoca (I DUE CECHI; BAMBINE DELL’ORFANATROFIO NOCETI; LA PREGHIERA) per convincerci della verità di queste affermazioni. Diceva, giustamente, Gina Lagorio che “la sua opera è stata autentica espressione di un sentimento del vivere, dove l’umana verità non è mai avvilita, nè degradata, ma riscattata dalla consapevolezza di una sorte comune”. Per tali ragioni, l’arte del Peluzzi è diventata, negli anni, anche denuncia, polemica sociale, satira di costume, bisogno di riscatto, forte affermazione della dignità di ogni essere umano. La collettività Savonese deve essere, quindi, profondamente grata a Peluzzi non soltanto per la sua arte, ma soprattutto, per gli alti valori civili e sociali che Egli ha saputo trasmettere a tutti noi. 2) Eso Peluzzi, nell’anno 1969, ha lasciato in dono ai Savonesi una collezione d’arte di grandissimo valore, chiedendo soltanto che tutte le opere donate venissero collocate ed esposte in perpetuo in uno degli ambienti della Casa di Riposo al Santuario. Questo vincolo testamentario (il cui profondo significato umano non necessita di particolari commenti) è stato rispettato, grazie al fondamentale sostegno esercitato, negli ultimi anni, dall’A.S.P. Opere Sociali N. S. di Misericordia. Ma noi tutti, carissimi amici, dobbiamo andare ben oltre! Per onorare correttamente la memoria di Eso, noi, oggi, dobbiamo pensare al destino futuro dell’intera valle del Letimbro e dei suoi abitanti, evitando il tragico dissesto, al quale, oggi, la valle sembra condannata. Tenendo fede a questo fondamentale concetto, dedicherò i prossimi articoli a questo decisivo argomento
I due ciechi (1924)
Scolari di campagna (1932) Polenta e latte (1926)
Contadina delle Langhe (1926)
Ponte della capra – Santuario (1927)
Piazza del Santuario (1965)
Ricoverati attorno alla stufa (1920)
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