Eredità incrociate: la nuova egemonia culturale della destra italiana tra Gramsci e Meloni

L’analisi dei tentativi della destra italiana di conquistare il panorama culturale, intrecciando ideologie e simbolismi storici, dall’25 aprile alla figura di Gramsci.
Eredità incrociate: la nuova egemonia culturale della destra italiana tra Gramsci e Meloni
Come Giorgia Meloni sta reinterpretando il pensiero gramsciano per un’egemonia culturale contro la sinistra, in un contesto sociale in evoluzione.L’analisi dei tentativi della destra italiana di conquistare il panorama culturale, intrecciando ideologie e simbolismi storici, dall’25 aprile alla figura di Gramsci.

Nel panorama politico italiano del 2025, emerge un fenomeno intrigante: l’approccio della destra, guidata da Giorgia Meloni, all’egemonia culturale, ispirato a concetti sviluppati dal filosofo comunista Antonio Gramsci. Questo articolo si propone di esplorare la complessa interazione fra ideologie, simboli e la cultura nella visione di governo attuale, utilizzando come spunto i recenti sviluppi politici e culturali del nostro paese.

Sin dalla sua assunzione al governo, Meloni ha adottato una strategia di contrasto a quella che definisce l’egemonia culturale della sinistra, un concetto gramsciano che evidenzia come le élite possano modellare la coscienza collettiva attraverso le istituzioni e i mezzi di comunicazione. In questo contesto, la sua nomina di Alessandro Giuli, proveniente dall’ex Movimento Sociale Italiano (MSI), come ministro della cultura ha suscitato preoccupazioni e dibattiti. Giuli, nel suo libro “Gramsci è vivo”, propone una rilettura delle idee gramsciane per giustificare una nuova ascesa della destra nel campo culturale, suggerendo che l’occupazione degli spazi intellettuali da parte della destra sia indispensabile per diventare una vera classe dirigente.

Questa strategia di “strappare” la cultura alla sinistra si manifesta attraverso una serie di iniziative che spaziano dalla gestione della Rai alla rielaborazione di figure storiche come Dante Alighieri, trasformato in un simbolo della destra, e l’enfasi su autori come J.R.R. Tolkien, in un omaggio all’influenza della destra post-fascista. In questo contesto, Meloni si diverte a sfruttare il potere dei media per costruire un’immagine favorevole, paragonando il suo governo a quello di Berlusconi, ma con un impegno molto più radicale per il controllo culturale.

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Tuttavia, questa lettura gramsciana si confronta con una realtà troppo complessa per essere totalmente ridotta a una semplificazione ideologica. La Destra italiana non è stata sempre emarginata come si racconta; figure come Silvio Berlusconi hanno esercitato un potere significativo nel panorama mediatico. La cultura in Italia è stata un campo di battaglia per decenni, e l’attuale “Tele-Meloni”, come è stata definita, rappresenta un tentativo di monopolizzare la narrazione, proprio quando la sinistra attraversa un periodo di crisi identitaria.

In questo contesto, il 25 aprile, festa della Liberazione, rappresenta un nodo cruciale. L’interesse di Meloni per questa data storica è ambivalente; se da un lato cerca di appropriarsene per costruire un’identità nazionale forte, dall’altro deve confrontarsi con il rifiuto di una parte dell’opinione pubblica che accusa il governo di minimizzare il significato della Resistenza. Cancellazioni di eventi come quello programmato per il 2024 con lo scrittore Antonio Scurati evidenziano l’attivismo culturale di un governo che si sente minacciato dal suo passato.

È evidente che la riformulazione della cultura da parte della destra non si basa solo su un’ideologia, ma su un’irrequietezza di fondo nel mantenerne il controllo. Con una popolazione generalmente più anziana e una forte dipendenza dai media tradizionali, Meloni e il suo governo si trovano a dover rendere conto sia degli ideali di base della destra sia delle aspettative dei propri elettori. L’eterogeneità della base di Fratelli d’Italia complica ulteriormente questa narrazione, richiedendo una strategia che non solo si opponga alla sinistra ma che riesca a creare una connessione autentica con i cittadini.

Buttafuoco e Veneziani

In conclusione, la deriva ideologica italiana attuale, vista attraverso il prisma del “pout pourri” di elementi gramsciani, figure storiche e simbolismi del passato, costituisce un terreno di analisi fondamentale per comprendere il presente e il futuro della politica italiana. L’abilità di Meloni nel riappropriarsi del lessico culturale della sinistra, pur non essendo chiaramente fissata in un’ideologia coerente, potrebbe davvero alterare gli equilibri culturali in Italia, ma rimane da vedere se questa strategia assicurerà un consenso duraturo o se, al contrario, si rivelerà una semplice fissazione temporanea.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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