Epitaffio per un imbecille

Epitaffio per un imbecille

In un mondo sempre più appiattito e pieno di persone simili e “fatte con lo stampino”, essere sé stessi, è una prerogativa di pochi, anticonformisti e a volte considerati degli “svitati”.

Anche nel mondo musicale o della moda ed arte, oramai si assiste ad una ripetitività e ad una noiosa ripresentazione di cose trite e ritrite, o ad una penosa rivisitazione nostalgica di cose passate, con ritorni, rimembranze (Remember) e Remix (o meglio finti tributi) e Mashup pessimi di cose passate, (poi vi spiegherò cosa è un mushup).

Ma oggi vorrei parlare di un elogio, senza fine e sempre di moda, ripercorso negli anni fin dal secolo scorso, nel quale rivedo ancora oggi molti “Boomer” i 40/50/60enni odierni, ma purtroppo anche tanti giovani senza idee e personalità.

Sto parlando di un’ espressione ripercorsa nel tempo e riproposta come per una canzone avvicinata alla destra politica, ma odiernissima:

“E a proposito di padri e di proiezioni nella vita famigliare, stiamo in guardia, stiamo in guardia perché è in agguato la televisione, le pantofole e io già sono in giacca, cravatta e panciotto, sono su una strada pericolosa, me è un po’ un problema che si pone a tutti noi, perché attenzione la Giovinezza è una cosa bellissima, poi finisce e ci sono delle altre fasi della vita e qualche volta in questi fasi si è vincenti, si riesce a diventare vecchi decorosamente altre volte si rimminchionisce irrimediabilmente.

 

E allora abbiamo fatto una canzone molto cattiva, che appunto il titolo dice tutto, Epitaffio per un imbecille è una canzone che è un po’ amara perché gli imbecilli non sono sempre gli altri, ognuno di noi è portato per presunzione a ritenere che i peggiori siano sempre i vicini di casa, mai se stessi.

E allora ci serve sempre da cartina tornasole per vedere a che punto ci siamo rimminchioniti e nell’ascoltare questa canzone facciamoci un esame di coscienza, anche se è un concetto un po’ strano per noi, a volte così paganeggianti, facciamocelo questo esamino di coscienza e vediamo se siamo diventati imbecilli anche noi o se rischiamo di diventarlo.”

Con queste parole, Walter Jeder, il 31 marzo 1980 a Milano al concerto “E’ tutta un’altra musica” presentava la canzone “Epitaffio” eseguita da Fabrizio Marzi, che raccoglie le canzoni pubblicate sull’album “Zoo” e sul singolo “Una Canzone Per Vincere / Giovinezza” con in aggiunta tre brani inediti.

Questo lavoro è dedicato ad Antonietta Pera artista e storica dell’arte.

Gli inediti (“Sessantotto” ed “Epitaffio”) sono stati registrati e mixati al Mantas Studio di Milano nel luglio 1997.

La canzone all’epoca rimasta inedita, verrà pubblicata solo 1997 nella raccolta “Alzo Zero“. Il brano nasce dal riadattamento che fece Walter Jeder di un testo pubblicato su un volantino, che s’intitolava “Epitaffio per un imbecille”.

Un titolo al vetriolo per un testo lucido e pungente che criticava la mediocrità e il conformismo sociale, scritto sulla pubblicazione popolare del movimento di destra Avanguardia Nazionale nel 1966, con il titolo anche di (o “fuggite l’epitaffio che onora un imbecille”), un’organizzazione neofascista italiana fondata da Stefano Delle Chiaie nel 1960 e sciolta formalmente nel 1976, come apologia del Fascismo.

Riapparso sul finire degli anni ’60 del 900, prima su “La spada e la rosa” opuscolo di Europa Civiltà e dopo su un Volantino del “Gruppo Gioventù Primula”, poi in ultimo ripreso in parte ne il titolo di un libro di Pino Aprile, pubblicato nel 2022, che critica ironicamente l’ascesa della mediocrità e della stupidità collettiva.

Il libro è un saggio che invita a riflettere sul ruolo degli imbecilli nella società contemporanea, citando la frase:

“Quando più esemplari della stessa specie si uniscono, la capacità collettiva di pensiero è regolata su quella del più scemo”.

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Il testo originale è stato un testo particolare che percorre la vita piatta di un uomo qualunque, che “non ha mai rotto un lampione con una sassata, né un pregiudizio con libera volontà” e che quando “è scomparso dal mondo non se ne è accorto nessuno”.

Un testo che fa impietosamente capire che a volte, anche se si crede di vivere una vita densa, piena di impegni, non vuole dire che si stia vivendo davvero.

E fermandosi un attimo a pensare, ci si potrebbe rendere conto di vivere una vita vuota, omologata, incastonata in un sistema standardizzato in cui si pensa di essere protagonisti e si è invece delle marionette, perfettamente allineate al pensiero unico del “politicamente corretto”.

Una vita senza valori, senza sogni, senza emozioni, piatta come l’elettrocardiogramma di un morto!

E allora leggiamo questo testo e usiamolo come una cartina tornasole, facciamolo quest’esame di coscienza e per tenere sempre vivi i nostri sogni, per coltivarli e difenderli ogni giorno, per non cedere alle lusinghe della quotidianità, della vita tranquilla, del chi te lo fa fare.

Infine il testo fu citato anche da Franco Battiato, musicista siciliano secondo il quale “L’elogio per un imbecille”, si trova nella sua citazione:

“Ogni vera opera d’arte è un miracolo (anche se l’artista è un imbecille)”, che sottolinea che il valore di un’opera non dipende dall’intelligenza dell’artista, ma dalla sua autenticità artistica.

Un’altra frase collegata a Battiato è:

“Non voglio sentirmi intelligente guardando dei cretini, voglio sentirmi cretino guardando persone intelligenti”, che evidenzia il desiderio di essere umili di fronte alla vera eccellenza, invece di sentirsi superiori verso gli altri.

Queste frasi suggeriscono che la grandezza in arte non è legata all’intelletto e che è più saggio sentirsi inferiori di fronte a chi è veramente eccellente, piuttosto che superiori verso chi è meno capace.

Per chiudere, ricordiamoci, “senza inseguire il mito della sopravvivenza, di amare più il pericolo e l’essere sé stessi e amare un poco meno la prudenza del qualunquismo”.

L’imbecille è inoltre per me chi non si mette mai in dubbio, chi ha solo certezze e non torna mai sui propri passi, e purtroppo di imbecilli è pieno il mondo.

Non datemi del fascista, ma nemmeno del comunista, io sono solo una persona che vuole sapere e conoscere senza alcun limite, inoltre proprio per i presupposti elencati prima, odio gli imbecilli di ogni tipo…


Paolo Bongiovanni
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