Elezioni. Sono i numeri a parlare chiaro

 
Elezioni.
Sono i numeri a parlare chiaro

 

Elezioni. Sono i numeri a parlare chiaro

 Penso che uno dei difetti dei politici sia la doppiezza, ovvero dire cose diverse in pubblico e in privato: alcuni lo fanno in buona fede, pensando che la verità non sia sempre opportuna. Io penso esattamente il contrario, a maggior ragione in questo momento. Ecco perché  uso la  forma pubblica per esprimere la mia opinione di iscritto al Pd: non so se, quando e come mi sarà consentito farlo nelle sedi adeguate.


 

Mi limiterò a ragionare sul centro sinistra e sul centro moderato, non occupandomi della sinistra radicale e della destra xenofoba. Mi riferirò solo al territorio che conosco bene, immaginando purtroppo che questo ragionamento non valga solo per il Ponente.
Raramente i numeri hanno espresso una verità così solare: sono i numeri a dire  che non  abbiamo perso solo per Pastorino (dentro quel 9% ci sono elettori di Sel, Rifondazione e altro che non avrebbero mai votato questo Pd).

Sono i numeri a dire che non abbiamo convinto il centro moderato, che vota nuovamente chi conosce e chi resta coerente. Sono i numeri a dire che abbiamo perso migliaia di voti in termini assoluti, e che è quindi ragionevole pensare che dentro l’astensionismo, che riguarda la metà del corpo elettorale, ci sia tanta parte del nostro elettorato. Sono i numeri a dire che le preferenze le prende chi convince, e non chi è sostenuto dall’apparato del Partito. De Vincenzi, recordman assoluto, vince nonostante i capi corrente del Pd. Dove c’è un capetto locale, che a parole dichiara di sostenere De Vincenzi, nei fatti troviamo un altro tipo di voto organizzato. Prendiamo il caso di Albenga: qui l’ex Sindaco di Pietra prende circa 400 preferenze (ed è logico pensare che sia consenso personale e aiuto di singoli esponenti locali), mentre Rambaudi e Righello ne prendono 125 a testa. Basta confrontare questi dati con quelli delle Primarie Cavarra/Lunardon per vedere una semplice verità: questi signori campano su una stabile rendita elettorale modestissima e fondata su chissà cosa, che diventa determinante quando è sommata al voto di opinione. Se questo cala, questi signori ( e purtroppo il Partito) vengono sconfitti.


 C’è chi si è dichiarato bersaniano, poi renziano, poi tutti paitiani, poi “io l’avevo detto”….sempre con un consenso personale da Amministratore di condominio…. Il buon senso e la decenza direbbero che si deve azzerare tutto: è  difficile pensare che i responsabili del fallimento siano contemporaneamente i protagonisti del cambiamento, e non penso basterà buttare la croce sulla povera Lella ( che fino a ieri osannavano..).

C’è inoltre un problema più profondo: nella politica girano troppi interessi personali: quando è sufficiente autoproclamarsi Candidato alle Regionali e fare la voce grossa qualche mese per ottenere un incarico pubblico, retribuito e tacitante c’è qualcosa che non quadra. Quando la propria attività lavorativa dipende o può dipendere dai politici e’ difficile avere il coraggio della verità. Anche evocare un trend negativo causato da Renzi è ridicolo: abbiamo perso solo in Liguria..certo il problema dell’astensionismo – che è il vero problema politico – e’ un problema nazionale, ma qui sono più i nostri ad essere rimasti a casa! Sono i numeri a dire che le alleanze non si  fanno nei palazzi  ma sul territorio. Mi dispiace tirare sempre in ballo il povero Schneck – che tra l’altro è uscito di scena in modo sincero e dignitoso – ma è un esempio lampante: alla luce del risultato che ha fatto qualcuno si domanderà se son più quelli che ci ha fatto perdere (anche a destra, perché l’incoerenza non paga) o quelli che ha portato? Se gli Strateghi di Lella avessero fatto un giro nei bar di Albenga questa cosa sarebbe stata chiara anche a loro.


Che fare? Intanto cose concrete e lungimiranti, come ad esempio liberare gli Enti a nomina pubblica dall’abbraccio mortale dei politici. C’era  una proposta di legge regionale, nota come il Lodo Miceli, che si è persa nei corridoi del Palazzo quando eravamo al Governo. Almeno dall’opposizione riportiamola in vita… Poi azzerare ogni vertice regionale e locale e avviare una grande discussione sincera, spietata e costruttiva, coordinata direttamente da Renzi. Cercare quello che di buono c’è sul territorio, nelle Amministrazioni Comunali, nell’associazionismo, e non cercare solo ciò che è utile al consolidamento del potere. È il consenso che deve prevalere  sul potere, e non viceversa…

GIULIANO ARNALDI

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