E’ uno di noi

È UNO DI NOI

Così nei commenti della stampa occidentale si è interpretato il sentimento di tanti americani, e non solo, verso Donald Trump

            È UNO DI NOI

 Così nei commenti della stampa occidentale si è interpretato il sentimento di tanti americani, e non solo, verso Donald Trump.

Io stesso ho creduto che l’uomo fosse il novello baluardo contro i guasti della globalizzazione, la presenza militare USA in giro per il mondo, l’immigrazione senza regole, la fine dell’ostracismo verso la Russia, lo strapotere della grande finanza. Per quest’ultimo suo presunto pregio lo avevo addirittura paragonato a JF Kennedy, che la sfidò davvero, al prezzo della vita. Entrambi ricchissimi, potevano infischiarsene dei finanziamenti delle grandi banche di Wall Street e dire e agire per il bene del popolo, senza condizionamenti post voto.

Infatti, Trump non aveva cessato di predicare a gran voce attraverso tutta la sua campagna elettorale questi suoi intenti. Ero così accecato dall’ostilità verso Hillary Clinton e i suoi legami ombelicali con gli squali di Wall Street che avevo chiuso entrambi gli occhi sui lati più detestabili di Trump: il dileggio dell’altro sesso, il disprezzo dei gay, le armi libere, nonché il suo programma ambientale; che, da ambientalista di una vita, avrebbe dovuto farmelo ripudiare a prescindere da mille altre eventuali virtù.
 
Donald Trump e Jamie Dimon: nemici immaginari

Sono bastati due giorni dalla sua roboante vittoria a fargli gettare la maschera e a confermare tutti i suoi lati negativi, con l’aggiunta, rovesciati, di quelli positivi. Del resto, è stata molto indicativa la reazione delle Borse: sulle prime diffidenti verso la sua politica anti-finanza, ma nel giro di poche ore rassicurate sulle sue reali intenzioni; tanto da far dire a Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan e probabile Segretario al Tesoro: “È uno di noi. Quindi, niente panico, potremo continuare, anzi accentuare la deregulation selvaggia, inaugurata da Reagan e poi scatenata da Bill Clinton, che ha impoverito le classi media e bassa e arricchito noi a dismisura.”


Studenti in rivolta contro lo sbruffone reazionario
 
Trump vuole girare all’indietro l’orologio della storia, disdicendo gli accordi sul clima di Parigi, faticosamente raggiunti, tornando alle fonti fossili, addirittura al carbone, azzerando tout court la green economy, abolendo tutte le misure di Obama contro le devastazioni dello shale gas, del gasdotto con il Canada, e di chissà quanti altri progetti ecocidi. Chi si ricrederà in senso opposto saranno i suoi colleghi repubblicani, Bush e Cheney in testa, che adesso lo osanneranno, anche per le sue ambizioni di “un esercito di nuovo grande”. Altro che intenzioni pacifiste!
La scoperta del suo inganno mi ha d’un colpo disilluso su un personaggio sul quale avevo riposto –a posteriori, ingenuamente- molta fiducia. E sono solidale con gli studenti americani che stanno esprimendo tutta la loro frustrazione per la tracotanza di questo dittatore in pectore. Tanto più pericoloso di ogni altro per le dimensioni della potenza USA, economica, finanziaria, militare.
Credo che questo sentimento di avversione si estenderà anche a molti di coloro che avevano votato Trump. E forse non tardivamente: potrebbe anche non arrivare al 20 gennaio per l’investitura…

P. S. Ultima ora: adesso dice che non intende più abolire l’Obama care; e non vuole più mandare in carcere Hillary, dopo averlo gridato per mesi. L’uomo è ondivago. lunatic, come si dice nella sua lingua; e si esterna secondo l’estro del momento, senza un programma definito, in balia dei tanti consiglieri di cui ogni uomo di potere si attornia.

Marco Giacinto Pellifroni                 13 novembre 2016 

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