E’ tornato l’idrogeno

L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE (Quindicesima parte)

Il quotidiano nazionale “La Stampa” in data 28 aprile 2019 ho pubblicato un pregevole articolo firmato di Marco Magrini (Lisbona) così intitolato:

È tornato l’idrogeno

Grazie a nuove scoperte una fonte energetica pulita ma difficile da sfruttare si fa di nuovo strada

Nel 2000 era stato prospettato un futuro basato sul gas più leggero per elettricità e trasporto. Oggi finalmente gli scienziati hanno trovato soluzioni giuste per produrlo in modo sostenibile.

 

Nel contesto dell’articolo sopra citato è possibile scorgere i seguenti tre inserti:

 

1000

In Germania due treni locali, con un pieno di 188 kg di idrogeno, spostano 300 persone a 140 km/h senza inquinamento per una distanza di 1000 chilometri.

 

6

Nel giro di 6 anni i principali produttori di automobili (Bmw, Mercedes, Honda, Nissan, Hyundai,Toyota) avvieranno la produzione in serie di vetture a idrogeno.

 

1000

I coreani di Hyundai hanno siglato con la società svizzera H2 Energy (produttrice del gas) un accordo per vendere 1000 camiona celle combustibili da idrogeno nei prossimi cinque anni.

 

Queste meravigliose notizie (con relative concrete realizzazioni) hanno fatto sorgere in me quasi definitivamente il volto della memoria, per la semplice considerazione che, in un passato, anche abbastanza recente, mi ero soffermato a riflettere ed a discutere su questo argomento, avvalendomi degli studi e delle relative considerazioni di molti grandi autori del passato.

Il primo è:

L’ISOLA MISTERIOSA DI JULES VERNE (ANNO 1874):

“II romanzo narra le avventure di cinque nordisti che, durante la guerra civile americana, fuggono da un campo di prigionia sudista a bordo di un pallone aerostatico. Spinti fuori rotta da una tempesta, atterrano su una piccola isola, dopo un viaggio di 7.000 miglia.

Un giorno, mentre cercano di immaginare il futuro dell’Unione, uno dei membri del gruppo, un marinaio di nome Pencroff, domanda all’ingegnere Cyrus Smith, cosa potrebbe accadere al commercio ed all’industria americana, se finisse il carbone.

“Che cosa si brucerà al posto del carbone?” domanda Pencroff “L’acqua” risponde Cyrus Smith, sorprendendo tutti. E prosegue spiegando:

“L’acqua scomposta nei suoi elementi costitutivi…. e scomposta, senza dubbio, dall’elettricità che sarà diventata allora una forza possente e maneggevole.

Si, amici, io credo che l’acqua sarà un giorno impiegata come combustibile, che /’idrogeno e l’ossigeno, di cui è costituita, utilizzati isolatamente o simultaneamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribili e di un’intensità, che il carbone fossile non può dare.

L’acqua è il carbone dell’avvenire.”

 

Di fronte a queste parole, nasce, in noi spontanea una riflessione sulla straordinaria statura culturale di Jules Verne, scrittori che, da ragazzi, ci affascinava per le sue avventure fantastiche, ma sempre possibili; oggi, ci rendiamo conto che all’interesse ed alla vivacità delle vicende da lui narrate, si associava non soltanto un genuino desiderio di diffondere la verità scientifica, ma, anche, una geniale intuizione dei traguardi  che sarebbero stati raggiunti dalla scienza e dalla tecnologia del futuro.

 

Il secondo è:

Una magistrale dichiarazione di Jeremy Rifkin, inserita in una intervista, rilasciata a Bruno Gravagnuolo in data 12 settembre 2002:

“L’idrogeno si trova ovunque.

Le stelle sono fatte di idrogeno e, quando l’universo brucia, nelle sue trasformazioni, si ha emissione di acqua distillata e calore. Oggi, bisogna estrarlo dai gas combustibili, come il metano, ma, tra dieci anni, il metano scarseggerà.

Quindi, sarebbe follia impiantare un’intera infrastruttura sul metano. Perciò la via è un’altra. 

E, cioè, catturare energia pulita (geotermica, eolica, solare) per generare elettricità, che elettrolizzi l’acqua

Poi, si separa l’idrogeno, lo si conserva e lo si inserisce in cellule combustibili da usare. 

Il problema è la conservazione, perché l’energia si disperde facilmente e va messa al riparo dalla penuria delle stesse energie rinnovabili, incluse quelle idroelettriche.

L’idrogeno si presta a meraviglia ad essere conservato ed allora occorre muoversi in tempo in questa direzione.

 

Sulla base dei preziosi insegnamenti del passato (sopra citati) e, soprattutto, dalle concrete realizzazioni del presente, magistralmente descritte da Marco Magrini mi permetto di proporre all’attenzione dei nostri amici lettori questo articolo da me scritto, in data 14 giugno 2012.

L’articolo di allora va inserito, a mio giudizio, nelle prospettive dell’avvenire che ci attende e deve essere propedeutico per la creazione di una nuova inedita politica; per queste considerazioni desidero inserirlo nel contesto delle tematiche che l’umanità del futuro dovrà necessariamente affrontare e gestire.

Ovviamente, io non pretendo di avere la verità nelle mie tasche; pertanto questo mio articolo (come gli altri precedenti) va, a mio modo di vedere, inteso come un contributo di idee progetti, rivolti alla creazione di una vera ed autentica società del futuro.

L’AUTO AD IDROGENO

Allorquando si affronta questo tema, occorre precisare, sin dall’inizio, che la disponibilità di IDROGENO LIBERO sulla crosta terrestre è estremamente bassa ed, in ogni caso, insufficiente per il suo utilizzo  a scopo energetico.

Occorre, quindi, crearlo artificialmente, utilizzando i suoi composti, esistenti in natura. Ma, occorre altresì, prendere atto che L’UNICA VERA FONTE, FORNITRICE DI IDROGENO, E’ L’ACQUA (H2O), perché la produzione da altre fonti (ed in particolare dal METANO) è, di fatto, pericolosa per l’ambiente, perché il metano, sottoposto ad un trattamento di ossidazione parziale o a gassificazione in un convertitore catalitico, viene a liberare effettivamente Idrogeno, ma, come sottoprodotto, viene a generare anche anidride carbonica con conseguente, ulteriore danno per l’intero ecosistema che ci circonda.

Dobbiamo, dunque, ricorrere unicamente all’ elettrolisi dell’acqua, effettuata attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili.

Attraverso questo semplice tecnica, L’ACQUA VIENE SEPARATA NELLE SUE COMPONENTI ORIGINARIE, L’IDROGENO E OSSIGENO.

L’idrogeno deve, quindi, essere immagazzinato, per, poi, essere trasferito, al momento dell’utilizzo dell’auto, nel suo serbatoio e, da qui, alla linea di alimentazione e, successivamente ancora, alle cellule  di alimentazione dell’auto, le quali consumano l’idrogeno ricevuto e generano elettricità, la quale, finalmente, mette in funzione il motore elettrico (vedi in proposito lo schema sottostante):

Esistono, tuttavia, delle OGGETTIVE DIFFICOLTÀ per raggiungere l’obiettivo del pieno funzionamento della MACCHINA A IDROGENO.

Possiamo, così, elencarle:

A) LA PENURIA DELLA RISORSA ACQUA: esiste, infatti, nel mondo, un notevole “gap” tra “disponibilità idrica in natura” e “disponibilità idrica reale”; occorre, in altri termini, UNA NUOVA POLITICA IDRICA DEL FUTURO per venire incontro alle esigenze dell’intera umanità.

B) LE ENERGIE RINNOVABILI, ALLO STATO ATTUALE, SONO QUANTITATIVAMENTE INSUFFICIENTI PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI CREDIBILI NELLA PRODUZIONE DI IDROGENO.

Secondo la maggioranza degli esperti del settore, sarà necessario, a livello planetario, elevare al 40% la soglia di elettricità, basato su energie rinnovabili, entro il 2020.

C) ESISTE, TUTTORA, UNA TECNOLOGIA INADEGUATA PER IMMAGAZZINARE L’ IDROGENO.

I fautori del COMPLESSO ENERGIA RINNOVABILE – IDROGENO ripongono, in proposito, le loro speranze su innovazioni che portino alla produzione ed alla diffusione, su vasta scala, delle cosiddette “CELLE A COMBUSTIBILE”, dotate di una tecnologia relativamente semplice e dai costi contenuti.

Non a caso, dunque, Massimo Prastaro (Presidente dell’H2It), nel settembre dello scorso anno, intervenendo al Festival dell’Energia di Firenze e giunto a dichiarare:

“in Italia ed in Europa, non vedremo vetture a idrogeno nei prossimi anni, se se non in fase di test, ma dal 2020 in poi ci saranno, perché inizieranno ad essere competitivi, mentre, in Germania, Mercedes sta lavorando per arrivare ad una produzione di massa dal 2015.“

Ma, agli sfiduciati e, soprattutto, agli scettici SULLE PROSPETTIVE FUTURE DELLE AUTO AD IDROGENO, consiglio caldamente di andare a leggere il magistrale reportage giornalistico di Marco Marelli (riportato dal quotidiano La Stampa in data 15 maggio 2011 ed intitolato UN GIRO DEL MONDO PER SCOPRIRE CHE SI PUÒ VIAGGIARE AD IDR0GENO); riporto un breve stralcio di questo reportage, riferito su una esperienza turistica cinese:

“La classe B a idrogeno non è stata fermata da nulla. Nella tappa più faticosa, ad esempio, che conduceva nella città di Wuwei, si sono percorsi più di 300 km, su sterrati tormentati da una fitta coltre di sabbia, che si insinuava ovunque e che limitava la visibilità a meno di 50 metri.
Ma il sofisticato sistema di alimentazione ha perfettamente tenuto, non risentendo nemmeno dell’alta quota.“

Ed, in ultimo, consentitemi ancora, carissimi amici Lettori di citare una breve considerazione di Gerhard Ertl (premio Nobel della chimica nel 2007), riportato dal quotidiano  IL SECOLOXIX, in data 3/11/2010:

“Le marmitte catalitiche sono state molto utili per ridurre l’inquinamento; le nostre città sono molto più pulite ora che in passato. Il Comune di Los Angeles è stato il primo  ad obbligare i suoi cittadini ad utilizzarle negli anni 70.
Però, non sono sufficienti per fermare l’inquinamento.
C’è bisogno di ben altro.
Le macchine dovrebbero andare ad elettricità o a idrogeno: anche processi che servono a creare idrogeno sono catalitici.”
12 maggio 2019 Aldo Pastore
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