Due etiche

DUE ETICHE

DUE ETICHE

 PREMESSA ALL’ARTICOLO ODIERNO. 

L’ho scritto e consegnato per la pubblicazione prima del verificarsi dell’ultimo, sconsiderato ingresso nel porto di Lampedusa della Sea Watch, forzando il blocco delle Forze dell’Ordine. Questo atto annulla qualsiasi altra considerazione etica, in quanto ricorre alla violenza, usando i migranti come scudi umani, tra gli applausi dei parlamentari PD, a corto di argomenti per risollevarsi dalla fuga dei loro elettori.

 

L’ultimo sviluppo della Sea Watch ha fatto emergere una profonda contraddizione nella mia coscienza, a proposito dell’applicazione acritica delle leggi.

Ho sin qui sostenuto che l’etica dovrebbe prevalere, come insegna la morale cattolica, sulla freddezza della legge, quando questa è lesiva della libertà e della dignità della persona. Lo spunto era il moltiplicarsi di divieti e relative sanzioni per ogni angolo del Paese, stante l’evidenza che il movente delle leggi al riguardo non sia tanto l’incolumità della gente, come professato dalle autorità, quanto l’esigenza di far cassa per sopperire ai sempre più avari fondi che gli enti pubblici ricevono dallo Stato; il quale a sua volta è tenuto a stecchetto da regole extra-nazionali, in ottemperanza a passati Trattati, scritti a tavolino da persone non convalidate da un voto popolare. 

 


Ci risiamo. Ancora lei a sfidare le leggi italiane cozzanti con leggi europee

 

Di fronte all’accentuarsi degli importi e al moltiplicarsi del numero delle contravvenzioni per ogni, anche minima, infrazione, facevo appello all’umano criterio di giudizio nell’applicare tale leggi; altrimenti, basterebbe una macchina, diciamo un freddo computer, dapprima per “scovare” i trasgressori, come fanno gli autovelox e le “reti a strascico” già in funzione, e poi per decidere circa l’opportunità di applicare la legge, ben sapendo che le leggi sono generiche e andrebbero applicate vagliando caso per caso.

Ciò premesso, oggi mi trovo in una posizione capovolta, con la capitana di una ONG che fa appello ai miei stessi principi per sentirsi autorizzata a violare le leggi, essendoci in ballo vite umane. Mentre Salvini fa valere, implacabile, la legge da poco emanata e da lui fortemente voluta, proprio per stroncare l’insano andirivieni di navi di soccorso, sbucate dal nulla qualche anno fa e la cui presenza ha moltiplicato le avventure per mare di gente decisa a violare le regole di ingresso in altre nazioni. Regole vigenti per tutti, ma non per chi, non certo per fame, a giudicare dal florido aspetto, decide di mettersi in mare e forzare i confini italiani, pagando fior di soldi agli odierni negrieri e contribuendo al rapido espletamento del Piano Kalergi: cancellazione di ogni identità nazionale europea, per arrivare al traguardo di un meticciato diffuso e apolide.

 


Claudio Messora (Byoblu) illustra in neanche 3 minuti il Piano Kalergi

 

L’aporia consiste nel fatto che, di fronte ad una sfida delle leggi italiane, Salvini risponde con un tit-for-tat, negando la validità delle attuali leggi, leggermente varate due decenni fa a livello europeo, senza che i nostri politici, privi di qualunque senso dello Stato, si rendessero conto di quanto avrebbero penalizzato l’Italia. Si tratta del Trattato di Dublino che assegna alla nazione di primo ingresso l’onere di prendersi cura di chi vi arriva, anche illegalmente; nonché del Trattato di Schengen che apriva completamente le frontiere inter-europee, senza preoccuparsi di chiudere quelle esterne. 

In sostanza, se la nuova legge italiana non conta niente agli occhi di tanti buonisti italiani ed esteri, perché mai dovrebbero valere quei due Trattati, che, assommati, autorizzano in pratica fiumi di migranti clandestini, di cui solo una minima parte godenti dello status di rifugiato, ad incanalarsi verso i nostri lidi, con l’obbligo per noi di tenerceli, se nessun altro li vuole? E che nessun altro li voglia l’abbiamo ben visto, con la Francia dell’”europeista” a parole Macron, che si sbraccia per accogliere i migranti al confine di Ventimiglia; seguito da altrettanti emuli in Austria, nell’”accogliente” Germania e persino nella multi-etnica Olanda (bandiera della Sea Watch), che ha negato l’ospitalità ai suoi migranti. Insomma, una gara a chi lasciare la patata bollente, nella presunzione che sia l’Italia l’eterna perdente.

 


Mopti sul Niger, Mali. Scappano da posti così…

 

Un’Italia, vista in prospettiva come un immenso campo profughi. Con l’aggiunta di un’UE che, mentre gira la testa dall’altra parte, si concentra sull’unico tema che le interessa: i nostri conti pubblici, esigendo il rispetto di altre regole idiote, racchiuse sotto la dicitura austerity, che si sono rivelate come il contrario delle medicine necessarie per riportare l’Italia a quello che era prima dell’avvento dell’euro. Evidentemente è proprio ciò che i “Paesi del Nord” vogliono ad ogni costo impedire: eravamo un concorrente troppo minaccioso. 

Messo di fronte a questi continui attacchi sul fronte finanziario e tentati sbarchi sul nostro territorio, il Ministro dell’Interno, pur ostacolato dal M5S, la cui politica è quanto mai ondivaga, e naturalmente da PD e +Europa, non poteva che invocare l’unica soluzione possibile: il ripudio di Trattati segnatamente contrari ai nostri interessi. Rimane un punto vistosamente controverso: come mai lo stesso rigore nei riguardi delle ONG non viene usato contro le piccole imbarcazioni che, a quanto risulta, approdano indisturbate nello stesso porto di Lampedusa?

 


…per finire, se sfortunati, in posti così… 

 

Da quanto sin qui esposto discende che le leggi umane raggiungono spesso risultati contrari allo spirito iniziale, ossia alle motivazioni che avevano spinto i legislatori a vararle. O, all’inverso, erano proprio quelle le motivazioni vere, occultate sotto la solita, ipocrita etichetta “nobile”?

  

…o, se fortunati, in Italia, paese dei balocchi

 

Multe e sequestri: cespiti da scalare dalle tasse o tasse aggiuntive?

Questi argomenti mi portano anche verso altre riflessioni collaterali.

Innanzitutto, sarebbe interessante sapere a quanto ammonta il totale delle multe stradali a livello nazionale. Interessante perché questo importo dovrebbe venire scalato, sic et simpliciter, dalle tasse, statali e locali. Nell’attuale sistema, invece, esse sono considerate un cespite a se stante, una tassa aggiuntiva, da usare a discrezione dell’ente impositore. In altri termini, se le multe sono considerate una giusta punizione –ammesso e non concesso che sempre lo siano- per aver infranto le leggi, che vadano almeno a beneficio di quanti invece sono stati ligi e non hanno commesso infrazioni. In questo modo, la frenesia di Province e Comuni di installare all’impazzata rilevatori si calmerebbe alquanto, sapendo che non sono quattrini facili in più, ma tasse a scalare, di cui beneficiano i cittadini “zelanti”, che così si ritroverebbero un 730 più “leggero”. La cantilena PD del “pagare tutti per pagare meno” sarebbe più efficace invertendo i termini: “pagare meno per pagare tutti”.

 


Oggi le multe sono tasse in più. Anziché essere tasse in meno per tutti

 

E analogo discorso vale per i pressoché quotidiani annunci trionfalistici di massicci arresti di mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti da parte delle forze di Polizia, GdF e Carabinieri. I relativi sequestri e pignoramenti sono così cospicui che vien da chiedersi che fine facciano, in termini di abbattimento delle tasse. Il dubbio è legittimo, perché, considerato il continuo lievitare della pressione fiscale, sembra che questa propagandata lotta alle mafie non porti nessun tangibile beneficio alle tasche di tutti noi. Lasciando le cose come stanno, le multe sono solo un odioso –e odiato- balzello di innegabile iniquità. 

 


Ingenti patrimoni sottratti alle mafie. Cui prodest, se la pressione fiscale cresce comunque?

 

In conclusione, fatte le dovute proporzioni, il trattamento che Stato ed enti pubblici riservano ai mafiosi, nonché ai cittadini che non riescono ad evitare le trappole stradali, è molto simile: li si sanziona con la mano pesante; ma a goderne non sono i cittadini e le imprese che già pagano le tasse. Finiscono quindi nel calderone, senza nessun rendiconto. 

La Corte dei Conti non trova nulla da ridire?

 

Marco Giacinto Pellifroni      26 giugno 2019

   Visita il blog  https://www.marcogiacinto. com

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