Dogmata Mathematicae

 Dogmata Mathematicae

 

Dogmata Mathematicae

 Ho oramai smesso di contare quante volte i “rapporti OCSE” e articoli sulla nostra Scuola ci hanno messo agli ultimi posti, in Europa, per l’uso non corretto della Lingua Italiana e per la conoscenza della Matematica. Ed è per me, ex Docente di Fisica e Matematica in un “blasonato” Liceo Scientifico, motivo di amarezza e di sconforto. Tralascio pietosamente la Lingua Italiana (non è il mio mestiere). Ricordo vagamente la correzione dei temi (quando l’esame di Stato si chiamava ancora “Esame di Maturità”) spesso piccoli orticelli di errori ortografici (sempre poco penalizzati dal Commissario di Lettere). Ricordo i temi “scientifici” che alla Maturità Scientifica erano molto “gettonati” e che dovevo anche sorbirmi con pazienza, scuotendo spesso la testa per la superficialità della trattazione e il dogmatismo di alcuni periodi, ma senza esprimere valutazioni nel merito. In fin dei conti, anche se collegiale, non era elegante dare addosso al povero maturando. Ecco, riflettevo proprio sul fatto che l’altra materia in cui l’OCSE ci dà carenti dovrebbe essere esente da ogni dogmatismo. Ho usato il verbo al condizionale mentre la Matematica richiede sempre l’indicativo presente. Mi sembra ovvio: una posizione o è vera o è falsa. Invece, una Materia dove una posizione o è giusta o è sbagliata diventa “la bestia nera” di ogni studente nei commenti che i giornalisti spesso propongono. Ma perché una “bestia nera”? Se l’esposizione della materia viene svolta secondo un ordine “naturale”, ovvero, tenendo conto della propedeuticità, dovrebbe (condizionale!) essere impossibile non capirla. Certo, i miei ex studenti saranno in disaccordo con tale affermazione e lascio loro tutta la facoltà di proporre critiche demolitrici nei commenti a questo scritto.


         Certo, i libri di testo, sempre rigorosamente seguiti dal docente quadratico medio, contengono corretti contenuti; hanno oramai una caratteristica comune: troppi libri mono/bitematici che hanno l’effetto di fare guadagnare di più gli Editori e presentano anche il pericoloso effetto di un passaggio di consegne biennio/triennio privo di quel dettagliato elenco di argomenti propedeuticamente svolti e mediamente assimilati dallo studente.

Ascolto malinconicamente il “non ho capito” di uno studente che si fa dare una mano da me e lo tranquillizzo con la solita frase: “se mi segue un attimo vedrà che è molto semplice. Una retta passa per due punti no? Allora imporremo che un generico punto del piano cartesiano sia allineato con i primi due e perverremo all’equazione della retta (passante per due punti) …”. Ma lo studente obietta: “La prof. ha scritto che è ax + by + c = 0 oppure y = mx+ q”. Resto per un attimo interdetto e ribatto: “si, i risultati sono corretti, ma come ci si arriva”?  Provo a convincere lo studente sulla questione dell’allineamento, mi segue con attenzione, e scopro che non ha nessuna idea della “similitudine di due triangoli rettangoli”. Eppure uno dei suoi “libri di testo” recita in copertina: “Le grandezze geometriche, la similitudine, lo spazio” . Lo studente confessa candidamente che questo libro non è mai stato aperto (né da lui né dalla docente) e i fogli, immacolati di tratti e cerchiature presenti negli altri testi, temo che dica il vero… Per lo studente l’equazione della retta rimane “una funzione lineare” (il che è anche vero). Per disegnarla (questa funzione lineare) prende due punti, li sostituisce nell’equazione e trova i coefficienti. Ma il fatto che una “funzione lineare” ha la proprietà di passare solo per due punti rimane un dogma… Ipse dixit. 

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