Dietro un muro di silenzio

Il giorno mercoledì 7 agosto 2024 due ragazze, mentre era in corso alla “Sala Paolo VI” l’udienza settimanale del pontefice, munite di due cartelli ben visibili con la scritta in italiano e in inglese “La corrida è peccato”, hanno scavalcato le transenne.

Indossavano delle magliette con stampata la frase “Stop alla benedizione della corrida” ( anch’essa in italiano e in inglese ) che le identificavano come appartenenti alla PETA ( People for the Ethical Treatment of Animals ), ovvero alla massima organizzazione mondiale per i diritti animali.
Subito si sono dirette verso il papa.
Vista la distanza che le separava da lui e visto che si sono frapposti le Guardie Svizzere e gli addetti alla sicurezza, a gran voce lo hanno sollecitato a intervenire concretamente con una dichiarazione pubblica che condannasse la tradizione di uccidere tori nelle tante fiestas sparse per il mondo, soprattutto nelle zone di cultura ispanica. Che, dopo sei mesi, non c’è stata, e non mostra di essere in programma.

La funzione non si è comunque fermata perché chi stava leggendo il Vangelo dall’altare ha continuato la lettura.
Molti coloro, ovviamente, che hanno filmato la scena col cellulare, o la hanno fotografata.
Tra essi anche qualcuno che, appena avuto il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo, si è messo ad applaudire.

Ciò per evidenziare che se si è arrivati al punto di interrompere una celebrazione davanti a migliaia di persone per rivendicare il diritto degli animali, nello specifico i tori, di non essere uccisi ( e nemmeno, al fine di renderli meno pericolosi, di non essere fiaccati colpendoli sui reni con sacchi di sabbia, forandogli i testicoli con spilli, mettendogli cotone in gola e vaselina negli occhi ) per un pubblico disposto a pagare pur di godersi lo spettacolo, significa come tutti gli altri tentativi di essere ascoltati siano andati delusi, e che non si è trovato altro modo per avere un minimo di visibilità e l’opportunità di sensibilizzare l’opinione pubblica, di denunciare, e nello stesso tempo chiedere aiuto, a una istituzione che invece di visibilità e di ascendente ne ha moltissimi, e ciononostante, fatta eccezione per qualche voce isolata, da sempre o è contraria o tace.

Vi è stata in realtà una presa di posizione controcorrente della Chiesa nel XVI secolo, quando papa Pio V decretò che le corride dovevano essere abolite; ma era perché potevano rappresentare un pericolo per il torero.
E comunque il documento vaticano, vista la insofferenza di una vasta parte del popolo, soprattutto spagnolo, fu poi rivisto e molto ridimensionato e infine, con Clemente VIII, del tutto eluso.
Cosa che evidenzia, in questo e in altri casi del genere, come la messa in pratica di una decisione di per sé moralmente giusta venga mantenuta solo se e fino a che non risulta impopolare, non crea disaffezione, non intacca il consenso e non produce defezioni.

Come da alcuni decenni a questa parte, la Chiesa anche l’anno scorso è stata sollecitata a non restare inerte e a non cadere, anzi, a non persistere, in una delle quattro tipologie di peccato che essa medesima condanna. Forse non la più grave, ma certamente la più ipocrita: quella della omissione. Perché chiudersi nel mutismo di fronte a domande che se proprio non vogliamo definire giuste dobbiamo almeno definire lecite, significa o non avere o non volere dare risposte.
Anzi, le sollecitazioni dello scorso anno sono state rispetto le precedenti, più numerose e più dirette. Lo si può affermare con cognizione di causa anche solo guardando alle proteste più clamorose del ’24, in quanto avvenute alla presenza del pontefice.
Prima di questa di cui si è detto, vi è stata infatti quella del 25 gennaio a Roma nella basilica di San Paolo Fuori le Mura durante i Secondi Vespri; e dopo, quelle del 26 settembre durante la visita del papa in Lussemburgo e dell’8 dicembre ancora a Roma presso Piazza di Spagna, quando il pontefice si stava recando in atto di devozione al monumento dell’Immacolata.

Proteste tutte che erano a denunciare la palese inconciliabile frattura rappresentata dalla corrida ( un tipo di folklore cosiddetto identitario, dalla Chiesa a volte supportato, a volte solo sopportato, ma definitivamente condannato mai ) con quanto dice la Dottrina sul rispetto di tutti gli esseri, umani e non umani.
Vale a dire con una questione che per trovare soluzione non abbisognerebbe di sottili speculazioni giuridiche, filosofiche o morali, ma solo di un po’ di immaginazione: basterebbe figurarsi Gesù Cristo nei panni del torero, con muleta e spada, e gli apostoli in quelli dei banderilleros, e vedere se il feedback che le immagini immediatamente ci restituirebbero sarebbe repulsivo oppure no.

Ma la Chiesa sembra non avere questo tipo di immaginazione.
Quello che ci elargisce è invece l’immagine del cardinale di Caracas, Baltazar Enrique Porras Cardozo. Questa:

Fulvio Baldoino

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