“Diario di un maestro” e Mamma Rai
Tale rimpianto è un po’ l’indice di come oggi si siano ridotte la TV “pubblica” e la cultura del nostro Paese. Ricordo con enorme piacere, ad esempio, “Pinocchio” di Luigi Comencini con un cast di attori a dir poco magistrali: Nino Manfredi, nel ruolo di Geppetto, Gina Lollobrigida (la Fata Turchina), Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nei panni del Gatto e la Volpe, fino ad una breve, quanto significativa apparizione di Vittorio De Sica, e tanti altri. Né bisogna dimenticare alcuni sceneggiati che la Rai produsse ispirandosi a celebri romanzi di autori straordinari quali, ad esempio, Emilio Salgari: su tutti cito lo sceneggiato “Sandokan”, un autentico “cult” televisivo. Sempre a proposito di TV di altri tempi, ricordo che qualche tempo fa, su Rai 3, misero in onda la replica di una puntata di “Blitz”, programma “alternativo” condotto da Gianni Minà durante la prima metà degli anni ’80. Il tema centrale della trasmissione era la nuova cultura partenopea (la musica, il cinema, il teatro e via discorrendo) di quel periodo. Non a caso, tutti gli ospiti di quella puntata, tranne Roberto Benigni, erano di origine napoletana: Massimo Troisi, Lello Arena, Lina Sastri, James Senese e Napoli Centrale, ed altri artisti della “nuova Napoli”. Oggi avverto una profonda nostalgia verso quel tipo di programmi televisivi cosiddetti “alternativi”, che riuscivano a coniugare, con garbo e sapienza, intelligenza, raffinatezza e leggerezza, cultura ed intrattenimento, impegno ed ironia, senza scadere nella pedanteria noiosa o nell’esercizio sterile di una falsa ed accademica erudizione. Oggi si avverte un’amara nostalgia per un periodo storico creativo ed entusiasmante, poiché la TV odierna dispensa perlopiù spazzatura, mediocrità e stupidità. Una tendenza che, purtroppo, investe l’intera società italiana. Benché “datato”, lo sceneggiato TV “Diario di un maestro” rappresenta un “classico”. E, come tutti i classici, ha ancora tanto da comunicarci, è un “evergreen”. Non a caso, è stato classificato tra i “cento capolavori” del cinema italiano, da conservare e salvare.