DÌ (E FA’) QUALCOSA DI DESTRA!

Questa esortazione risuonerà alle orecchie di molti come una eco dell’analoga “Dì qualcosa di sinistra”, di Nanni Moretti all’indirizzo di Massimo D’Alema, a significare che non si ravvedeva più la minima traccia di sinistra nel PD dell’epoca (non ricordo neppure quale ne fosse la sigla nel 1998).
Ebbene, oggi, seguendo il percorso politico di Giorgia Meloni, mi è venuto più volte di lanciarle virtualmente lo stesso incitamento, naturalmente di segno contrario.

Giorgia Meloni all’Altare della Patria, tomba simbolica del Milite Ignoto, a rappresentare tutti coloro che sono morti per la difesa della Patria. Se pensiamo che oggi i nostri militari sono impegnati nella pratica inversa, di premuroso accoglimento degli invasori, appare evidente che si tratta di un rito spogliato ormai del suo significato originario; sino a ieri da governi di sinistra, ed oggi da un governo che si proclama di destra

Quale sembra essere la più grande preoccupazione politica di colei che dovrebbe trasmettere agli italiani l’icona di primadonna della destra?

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Non già quella di comportarsi da tale, bensì di fugarla, nel vano tentativo di rintuzzare le critiche che piovono, incessanti e impetuose, contro il suo passato di missina, ergo di “fascista”. La bionda premier è tutta tesa a cancellare il suo passato agli occhi delle sinistre, peraltro mai sazie delle sue dichiarazioni di atlantismo, europeismo, allineamento con USA e NATO sulla guerra in Ucraina, come su molti altri fronti.
Mi vengono in mente tempi passati, quando si chiedeva a un credente di abiurare la sua fede e abbracciare quella opposta, dai cristiani ai tempi delle persecuzioni imperiali, agli stessi cristiani, in posizioni capovolte, per strappare  ammissioni di pratiche magiche, sino alle più recenti torture delle polizie segrete per far parlare i rivoltosi.
La tortura che Giorgia subisce non è fisica, ma di logoramento psicologico: è l’accusa, ripetuta come una litania esicastica da parte delle sinistre, di albergare in cuor suo nostalgie del Ventennio. Un lavaggio del cervello che la poveretta cerca di sbugiardare con altrettante ripetute dichiarazioni che no, il fascismo è storia passata e lungi da lei l’idea di riproporne la benché minima traccia. Più realista del re, tenendo presente che, neanche volendolo, un regime riesce a produrre solo disastri e, magari per sbaglio, qualcosa di giusto gli scappa pure di fare.
D’altro canto, bisogna ammettere che il cimento metterebbe a dura prova chiunque. Non passa giorno che Elly Schlein, lei sì nostalgica dei tempi, pur essi passati, delle frange extra-parlamentari (i famosi “gruppuscoli”, oggi “cespugli”), non si scagli contro il governo e Giorgia stessa, accampando vibranti ideali di sinistra che suonano, appunto, come ideali, avulsi dalla realtà, oggi più complessa che mai. Non passa giorno che qualche vignettista alla Staino non si diletti a sfornarle qualche insulto illustrato, estendendo il campo persino ai suoi famigliari, come la sorella Arianna, per colpire in realtà il marito, Francesco Lollobrigida, ministro in quota FdI, egli pure sotto attacchi senza sosta (al pari del suo collega Matteo Piantedosi; entrambi di destra più a parole che a fatti). Non passa giorno che persino le sue compagne di genere, più o meno femministe, non la bollino col peggiore dei marchi: quella di essere “come un uomo”. E ben sappiamo come il genere maschile stia attraversando una crisi di identità ed inferiorità mai vista nella storia. Demodé.

Lo hot spot di Lampedusa in una foto su Repubblica del febbraio 2011, a supporto del titolo “Lampedusa allo stremo”. Sono passati 12 anni, ma… [VEDI e VEDI]

Una persona dotata della fermezza che Giorgia si ripropone visibilmente di emanare, ignorerebbe queste critiche ed epiteti, preoccupandosi di realizzare un programma, esplicitamente definito di destra in campagna elettorale. A me sembra invece animata dalla volontà opposta: di non essere poi così di destra come la dipingono gli avversari.
Una preoccupazione che i post-comunisti non hanno invece mai avuta. Forse perché non furono sottoposti all’incessante fuoco di fila che Giorgia si trova invece a dover smentire, forti della loro convinzione di possedere la cultura tout-court.
Eppure, devo ancora capire in cosa Giorgia avrebbe mostrato posizioni di destra. A meno che non vogliano definire tali il suo filo-americanismo, la sua adesione totale alle mosse della NATO e all’affiancamento di Zelensky, per citare solo quelle di politica estera. A questo riguardo vorrei ricordare che i “post-fascisti” del MSI erano tutto tranne che filo-americani e filo-NATO. Tutto il contrario, in quanto ravvisavano nell’imperialismo oltreatlantico, nell’ONU e nella NATO le sedi delle organizzazioni che avevano penalizzato l’Italia dalla fine della guerra; anzi, sin dal 1943, quando i nuovi “alleati” si finanziarono le spese belliche imponendo l’uso delle AM-Lire ad un’Italia stremata.
C’è una differenza abissale tra la destra di allora e quella di oggi: non sta a Giorgia dimostrarlo, è nei fatti. E la destra di questo governo è solo nei deliri della sinistra.
L’esempio più calzante di cosa significhi essere di destra o solo apparirlo nella propaganda degli avversari, lo si riscontra nella lotta all’immigrazione.

Lo stesso hot spot nel 2023. In 12 anni la situazione è solo peggiorata. Il rimedio del governo? Moltiplicare i centri di accoglienza nella Penisola e accelerare i trasbordi da Lampedusa (con le regioni “rosse” che arricciano il naso, secondo il mantra delle discariche: “non nel mio cortile”)

Non voglio qui estendermi su un argomento che affronto su queste pagine da anni, ma vorrei far presente a sinistra che un governo che accetta supino trattati palesemente squilibrati a nostro sfavore come il Trattato di Dublino; che usa i suoi mezzi militari, non già per sventare gli assalti di gente da ogni parte del mondo, ma per andare a ricuperarli (non uso il termine perlopiù improprio di “salvarli”) persino al di là delle proprie acque territoriali e poi lasciarli girovagare per la penisola senza riuscire a rimpatriarli; che “non osa osare” l’uso della forza per fermare l’ignobile traffico; che come partito ha accettato, dopo le prime manifestazioni pro-forma, una valuta come l’euro dalle nefaste conseguenze economiche; che non osa dissociarsi dall’ammucchiata di nazioni, sulla coda degli USA, “moralmente scandalizzati” dalla diatriba Russia-Ucraina, che avrebbe dovuto restare un affare strettamente locale; che non riesce a bastonare un’asfissiante burocrazia, con miriadi di leggi e leggine che rendono ardua ogni attività, con sanzioni atte a rovinare chiunque si azzardi a lavorare in proprio (contraddicendo la tradizione di baluardo dei lavoratori autonomi); che quanto a tasse non si distingue dalle sinistre, mentre gran parte degli italiani in difficoltà non ha preso un euro di aiuti in questi tre anni che peggio non avrebbero potuto essere, ecc.… Un governo così, perché mai dovrebbe definirsi di destra? Se sapeva di dover sottostare ad ordini superiori, pur obtorto collo, perché ci hanno illusi in campagna elettorale promettendo di risolvere i guasti delle sinistre? Perché etichettarsi come diversi, se poi chinano il capo e ripetono ciò che le sinistre hanno fatto per 20 anni, con l’unica differenza che queste ultime lo facevano per propria scelta?

Dopo tanto spazio dedicato a Giorgia, ne riservo un po’, in chiave leggera, anche alla sua antagonista Elly, che ha candidamente rivelato a Vogue (!) di affidarsi ai consigli, alla tariffa di € 200/h, dell’armacromista Enrica Chicchio per l’accostamento cromatico dei suoi indumenti. Se Giorgia non è di destra, costei sarebbe invece di sinistra, ex gruppettara? Un mondo capovolto

Eh sì, acqua passata non macina più

La Meloni pertanto, smetta di giustificarsi per quello che fa; tanto alle sinistre non andrà comunque bene, e la spingeranno sempre più a sinistra, nelle parole e nei fatti. Pensi invece a ritrovare il senso di ciò che dovrebbe fare per un’Italia che si è dimostrata più a destra di lei e in quanto tale l’ha designata per la massima carica di governo.

Marco Giacinto Pellifroni   30 aprile 2023

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One thought on “DÌ (E FA’) QUALCOSA DI DESTRA!”

  1. Analisi politica perfetta. La Meloni è un’altra che sta deludendo, la dimostrazione che se non ti adegui al volere di chi veramente ci comanda non riesci a governare. Patetica e molto infantile questa diatriba tra fascismo ed anti fascismo. La Schelein non delude perché si sa già chi è e come la pensa. Le sue dichiarazione sulla accettazioni di alcune scelte sbagliate del Pd ( es. termovalorizzatore a Roma) ne sono la prova.
    Tornando alla Meloni condivido totalmente la sua conclusione… La Meloni smetta di giustificarsi per quello che fa; tanto alle sinistre non andrà comunque bene, e la spingeranno sempre più a sinistra, nelle parole e nei fatti. Pensi invece a ritrovare il senso di ciò che dovrebbe fare per un’Italia che si è dimostrata più a destra di lei e in quanto tale l’ha designata per la massima carica di governo.

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