Deutscheland uber alles und unter Usa

 

DEUTSCHELAND UBER ALLES

UND UNTER USA

 

DEUTSCHELAND UBER ALLES UND UNTER USA

 

Dopo che i giudici di Karlsruhe, la consulta tedesca si è espressa contro l’acquisto di titoli dello Stato nella forma attuale, quella per interderci del Qe di Draghi e della Lagarde, paventando il ritiro della Bundesbank, stiamo assistendo ad abbandono, almeno di facciata anche di antichi europeisti come Prodi, che vanno ad ingrossare le fila degli antideschi e in seconda battuta antieuropeisti capeggiata dai sovranisti – populisti di destra e  la tradizionale opposizione anticapitalista di sinistra pur con opposte motivazioni. Tutta una serie di pubblicisti ed economisti arruolati da alcuni partiti di destra e in parte dal Movimento 5stelle, trovano nell’ennesimo irrigidimento tedesco una giustificazione definitiva per l’Italexit, trovando in un improbabile sincero appoggio nella politica Trumpiana e in quella del suo scudiero Boris Johnson.

Solo una scarsa conoscenza storica e ad una ingenuità di fondo nei confronti delle convenienze geopolitiche degli USA, fa si che i nostrani nazionalsovranisti si vadano a cacciare in guai ancora maggiori degli attuali. Per capire le logiche interne dell’attuale quadro dell’UE, è indispensabile riandare alle fasi più antiche che sono state le premesse della costruzione della UE. Per farlo bisogna tornare in dietro, al tempo del dopoguerra, ai tempi del cosiddetto “Piano Marshall”. Ho sorriso, quando un economista oggi di moda, come d’altra parte anche qualche politico, giustificabile quest’ultimo, stante la notoria impreparazione della nostra classe politica, richiedeva con vemenza un nuovo Piano Marshall. Ecco il grande equivoco è che il Piano Marshall come strumento economico non è mai esistito, e mi spiego meglio. Intanto Marshall non era un economista ma un Generale, che si apprestava a dispiegare sul teatro europeo le “cure” preparate da economisti e tecnici per una regolazione transizionale dei rapporti economici, in vista di ristabilire in breve giro di tempo quelle condizioni generali di equilibrio che erano state compromesse per effetto della guerra.

In un suo discorso tenuto ad Harvard il 5 Giugno 1947, annunciava un piano di aiuti all’Europa ERP, acronimo di European Recovery Program, noto più tardi poi semplicemente come Piano Marshall.

 


5 giugno 1947 il piano Marshall

 

Lo scopo principale, naturalmente dopo quello economico per la ricostruzione di un sistema produttivo europeo, era quello più geopolitico e strategico cioè quello di dare alla Europa un assetto costituzionale ed economico funzionale al “Nuovo Impero Americano”. Non a caso il modello federativo, tipico degli Stati Uniti fu riproposto per la Germania Ovest, il paese d’Europa più strategico nell’ottica della guerra fredda. Si installa in quel momento una sorta di protettorato USA su tutta l’Europa al di qua della cortina di ferro.

Per poter fare meglio questo fu necessario mettere in atto un primo embrione di una Unione Europea, ma tutti i passaggi propedeutici erano tributari di una logica militare, poi resa più esplicita nella fondazione della NATO. Così, dal 1947,con il progetto di legge sull’ERP, il cui titolo denuncia apertamente le motivazioni profonde in quanto recitava: “Progetto di legge per promuovere il benessere generale, l’interesse nazionale e la politica estera americana”, si passo l’anno dopo 1948 al Patto di Bruxelles che era una specie di patto di autodifesa collettiva, per poi ripassare ad una successiva istituzione più a carattere economico nota con il nome di ECA (Amministrazione Americana della cooperazione europea), e poi finalmente OECE (Cooperazione economica europea) per dar vita definitivamente nel 1954 alla Unione Europea Occidentale, le cui competenze finirono definitivamente rifluite nel 2011 nella Unione Europea (UE).

Di fatto questo testimonia, che tutta la genesi della attuale UE ha avuto una origine come alleanza politico militare e solo subordinatamente economica. La parte economica era indispensabile per legare il destino europeo alle esigenze del capitalismo finanziario statunitense e delle sue politiche monetarie sotto la vigilanza e il controllo del FMI e soprattutto della Banca Mondiale.

Lo stesso ruolo della Germania in origine non prevedeva di certo di essere quello di uno Stato guida di una nuova Europa Unita, o di un nuovo “Quarto Reich” come paventano un po’ ambiguamente i sovranisti nostrani, ma quello invece di creare le condizioni, tramite la riunificazione tedesca, in funzione di un progressivo indebolimento dei paesi europei del Patto di Varsavia.

Cosa che in effetti accadrà provocando la  caduta dell’URSS.

Caduta dell’URSS che ha tolto ogni interesse oltreoceano per la UE, e di fatto ha provocato una conversione del ruolo della Germania che non si prevede come guida di una Europa unita, che potrebbe in un’ottica futura essere non vantaggiosa per gli USA, soprattutto in una possibilità di Kerneuropa, cioè di un Euronucleo in cui noi saremmo insieme a Francia e Germania e senza gli inglesi autoesiliati un plausibile candidato. L’ evoluzione istituzionale di questo Euronucleo mediterraneizzato consentirebbe poi di circoscrivere Visegrad e dintorni al più consono ruolo di sfera economico allargata ma che potrebbero aprire nuovi margini di manovra verso la Russia. Questa soluzione infatti produrrebbe un antagonismo della Germania verso gli USA con profonde rotture di equilibri tra le potenze Cinese e Russa.

Allora è del tutto evidente che dagli USA arrivino inviti a rompere e uscire dall’euro sia dalla destra di Trump ma guarda caso anche da economisti dell’area liberal, solo la pochezza dei nostri sovranisti non si accorge di questo e manovre antieuropeiste non faranno altro che rinsaldare quelle componenti conservatrici tedesche che potrebbero portare alla tentazione per la Germania di uscire dall’euro assecondando i falchi di Deutchbank e le pulsioni isolazioniste di AfD.

 


 

Tale risultato gioverebbe agli USA poiché la Germania con una moneta forte il Marco non sarebbe più competitiva con l’area del dollaro e in più si stringerebbe la dipendenza finanziaria con gli USA con i collegamenti degli asset patrimoniali relativi al debito pubblico, al risparmio privato, al prezzo degli immobili, ai fondi pensione.

Il destino dell’euro è segnato, inizierà una corsa senza vincitori, farà veramente poca differenza se ne uscirà prima l’Italia o se ne andasse prima la Germania, si tratterebbe di una specie di gioco dell’oca, si torna alla prima casella, ma intanto il resto del mondo va avanti USA, Cina continueranno la loro strada, l’Europa tornerà con i problemi strutturali e sociali di prima, tra i tanti difetti dell’euro il più grave  è quello di avere procrastinato la soluzione degli squilibri socioeconomici degli stati in una ingannevole prospettiva di condivisione degli stessi in una superiore solidarietà federativa, ma questo non solo non era nelle idee dei promotori ma si é trattato di un espediente per evitare di affrontare la messa in discussione la necessità di dolorose scelte a livello nazionale. Tutta la vicenda che ha attraversato tutte le economie e la nostra in particolare, ricordiamo per tutti la patrimoniale forzosa del 92, sta a testimoniare che il legame tra sistema monetario e PIL non esaurisce  la dinamica economica che rimane, al contrario legata alle capacità di investimento di un paese dove equità fiscale e capacità redistributiva ne determinino la potenzialità. Non essere stati capaci di attuare in passato a livello dei singolo stati europei questa ricetta, non restituirà speranze dopo la caduta dell’euro, forse basterebbe m rendersene conto al più presto ma l’ orologio è già negli ultimi dieci minuti.

 

 GIORGIO CALABRIA

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.