DESTRA & SINISTRA
DESTRA & SINISTRA
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DESTRA & SINISTRA |
Negli ultimi tempi il tema della diversità politica tra destra e sinistra è tornato alla ribalta, soprattutto dopo l’affermazione di Monti di non considerarsi schierato sulla base di questo distinguo, che ritiene ormai superato; a differenza del suo grande antagonista, Berlusconi, che continua ad agitare lo spettro della sinistra, anzi del comunismo.
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Vorrei per prima cosa sottolineare che si può ormai solo parlare di una vaga ispirazione verso idee di destra e di sinistra, essendosi socialismo e liberalismo tout court progressivamente stemperati in una comune deriva verso quel centro dove, non a caso, Monti afferma di volersi radicare, in una moderna versione di sincretismo politico che dovrebbe cogliere il meglio, da qualsiasi parte provenga. Resta da capire se questa miscellanea “via di mezzo” vada vista come aurea mediocritas o media virtus. L’opzione per l’una o l’altra interpretazione richiede a sua volta uno schieramento; ma oggi assistiamo ad un ammasso di idee le più contraddittorie, come risultato dello sfrangiarsi di passati assiomi, erosi giorno per giorno dai dubbi che la loro messa in pratica non ha fatto che moltiplicare. Le idee “dure e pure” di social-comunismo e liberalismo, dopo l’opportunità di calarsi nel mondo che la recente storia ha loro offerto, sono sfociate in un acclarato disastro: la prima, sancita dal crollo del muro di Berlino, nel 1989; la seconda, dopo anni di incontrastato dominio, nel 2007, con il crollo del castello finanziario eretto da un liberismo senza più i freni dell’idea contraria. Il risultato, quindi, non si è raggiunto mediante una meditata scelta delle istanze migliori dell’una e dell’altra sponda, bensì attraverso la smentita di entrambe, decretata dalla realtà. Oggi ci aggiriamo dunque tra le macerie di un muro e di un castello, ossia sotto il peso di due esperimenti storici miseramente falliti a causa della loro radicalizzazione. Questa situazione è frutto di una cultura passata nel giro di pochi decenni dal “mondo del credere”, durato millenni, ad un corrosivo scetticismo, creato dalla constatazione che destra e sinistra, pur professandosi divise su tutto, una cosa in comune l’avevano: l’auto-attribuzione di privilegi, pagati col sudore e le lacrime degli elettori. Le “idee” avevano finito col diventare ignobili pretesti per arroccarsi in un comune palazzo con annesso teatro (il parlamento), atto ad ingannare gli italiani, continuando a dichiarare che “non sono stupidi”, ma comportandosi come se lo fossero. Se ieri la gente teneva gli occhi chiusi, oggi li ha fin troppo aperti; e la filosofia spicciola è ormai imbevuta di disincanto ed individualismo, che portano a non credere più a niente (nichilismo).
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Lo scetticismo ha radici filosofiche molto lontane, partendo sin dalla Grecia classica; ma era limitato alla ristretta cerchia dei pochi che potevano accedere ad un’istruzione superiore. Non per niente le classi dominanti hanno sempre privilegiato l’ignoranza di massa. Oggi invece l’allargarsi del numero di persone istruite e, più ancora, gli scambi di informazioni permessi dalla rivoluzione di Internet, hanno svelato al popolo le mene della politica, portando ad un generale disgusto verso chi se ne “sporca le mani”.
Di conseguenza, il dilemma della maggioranza degli italiani oggi non è tanto se votare questo o quello schieramento, bensì se valga addirittura la pena di votare, guardando al voto come ad una implicita forma di beneplacito, persino di connivenza, con chi poi lo userà come strumento di potere a suo esclusivo vantaggio. Più dei brogli elettorali, insomma, si diffida degli imbrogli nei programmi, che si scopriranno troppo tardi, quando i millantatori sfuggiranno il contatto con la gente. Le previsioni sono per un parlamento con molti giovani. Avrà l’elettrizzante sapore di un’avventura galante il loro sposalizio con Palazzo Madama, Montecitorio o un Palazzo Regionale/Provinciale, con la subitanea sommersione in un’infinità di gadget e bonus monetari, che andranno ben oltre i limiti del mandato, anche qualora, ahimé, il miracolo non conceda un bis. E poi l’assalto delle telecamere, alla pari dei divi dello spettacolo, le interviste, l’accesso ai talk show: uno choc paragonabile a quello di una droga, con la perdita della sensazione di “normalità”. Sarebbe interessante un’indagine psicologica sui mutamenti mentali di coloro che varcano per la prima volta le porte del potere (o presunto tale). Ma tant’è, le scariche di adrenalina devono essere al limite dell’orgasmo, se le file degli aspiranti sono così affollate e gli eletti non si scollano dalla poltrona se non a calci. Eppure, accedere a quegli spalti sembra esporre sempre più frequentemente ai rigori del codice penale, per crimini che nei palazzi del bengodi sembrano esercitare un’attrazione tale da rendere oltremodo difficile il resistervi (ci riusciranno grillini e ingroiani?). Tanto da far assimilare dalla gente comune il termine “onorevole” a quello di “ladro”. E così sono in tanti oggi che, invece di meditare su chi votare, accumulano monetine per i prossimi appuntamenti in stile Hotel Raphael…
Marco Giacinto Pellifroni 27 gennaio 2013 |