Depistaggi

DEPISTAGGI

                 DEPISTAGGI

 Non vorrei apparire spocchioso, ma tutto questo fiume di inchiostro e di flatus vocis che si spreca nei battibecchi politici e giornalistici è un dibattito che definirei depistante.

Partiamo da punti fermi, anzi assiomatici.

Uno Stato può dirsi sovrano soltanto se ha l’autorità di permettere a sua esclusiva discrezione l’accesso sul proprio territorio di uomini e merci. E, facoltà altrettanto fondamentale, se ha l’autorità di battere la propria moneta. Senza anche solo una di queste facoltà, non è più uno Stato, ma un Protettorato, sotto straniera giurisdizione.

Non mi addentro in questa sede sulla violazione del primo principio con l’arrembaggio delle nostre coste da parte di immigrati clandestini spinti in mare dai nuovi negrieri, e con la caduta totale dei dazi, con le devastanti ripercussioni sulla tenuta delle nostre imprese e quindi dell’occupazione. Temi sui quali mi sono già a più riprese occupato. 

Voglio ora invece insistere sulla sovranità monetaria, perché è quella di cui nessuno osa parlare in dettaglio, se non voci indipendenti su Youtube …[VEDI]

 

Il movimento Moneta Positiva scopre che la sovranità monetaria non è in realtà mai stata ceduta dall’Italia alla BCE. Nessun governo però vuole accorgersene

 

 ed altri canali d’informazione, spesso denigrati, sparando nel mucchio, come fabbricanti di fake news.

 È evidentemente classificata come segreto di Stato, visto il silenzio mainstream, che:

– la moneta che circola è quasi totalmente privata;

– quasi, perché è pubblico solo lo 0,3% dei soldi, e cioè le monete metalliche, coniate dallo Stato, su approvazione della privata BCE;

– moneta legale, cioè ammessa dalla legge, sono solo le suddette monete e le banconote, che sono circa il 6,7%, emesso dalla suddetta BCE;

– il restante 93% è moneta elettronica, non autorizzata da alcuna legge, emessa dalle banche private e pressoché totalmente scoperta, in quanto non potrebbe venir trasformata in moneta legale, cioè in banconote, per l’evidente sproporzione quantitativa.

Tutti gli altri discorsi valgono zero se non si capisce che uno Stato così organizzato, anzi disorganizzato, conta poco o nulla: le sue decisioni devono sempre passare al vaglio di organismi esterni, perché senza il controllo della moneta non si può intraprendere opera alcuna. E gli scontri Italia-UE di questi giorni testimoniano della incessante attualità del problema, anche se viene affrontato in termini fuorvianti, per non arrivare alle sue radici. 

 

 

Manifesti della Rivoluzione d’Ottobre 1918, che nazionalizzò i mezzi di produzione. Cent’anni dopo, il 2019 vedrà un salto di qualità, con lo Stato proprietario effettivo dei mezzi monetari? O, ancora una volta, dovrà scorrere il sangue?

 

  

Sarebbe ora che in tanti cominciassero a chiedersi se è normale che il grosso del denaro in circolazione venga emesso senza sforzo alcuno da una pletora di banche private, che poi perseguitano i mutuatari che non “onorano” il prestito fantasma, pur lavorando giorno e notte, mentre la banca attende in panciolle il “rientro” dei capitali creati al computer. 

In panciolle poi mica tanto: se il mutuatario insiste nell’insolvenza, si tiran fuori i cannoni, cioè i Tribunali, che avallano questo sistema indegno di una società civile, autorizzando la spoliazione di ogni suo bene. Il mutuatario moroso finisce su una strada, mentre la banca  si impossessa della sua casa, esentasse, e la mette all’asta.

 


Questo partito ha scelto come tema elettorale “Sì agli immigrati”, e infatti è in disarmo. I suoi capi non hanno capito, o voluto capire, che la sovranità monetaria è la vera battaglia di sinistra; e non solo da oggi

 

In un Paese, come l’Italia, in cui non funziona quasi niente come dovrebbe, alcuni Tribunali, come quello di Savona, si fregiano della medaglia dell’efficienza nel portare a “buon” fine (per la banca) l’esecuzione immobiliare in tempi dimezzati! Del resto, a giudicare dai paginoni sui maggiori quotidiani delle aste giudiziarie immobiliari, c’è da riconoscere che i Tribunali, almeno in questo settore, funzionano impeccabilmente.

Se poi qualcuno, scoperta l’immane truffa, tenta di difendersi, non può che farlo ricorrendo in appello, con probabilità nulle di ottenere una sentenza favorevole. E non c’è grado di giudizio che tenga, pur nella patria del garantismo: sebbene le banche fungano da prestasoldi dal nulla senza una legge che le autorizzi, le varie Corti trattano il ricorrente come colpevole in partenza, e la banca come ente legalizzato a fare ciò che lo stesso Testo Unico Bancario non contempla. 

 

 

Dovrebbero essere antitetici, l’uno a difesa del privato, l’altro del pubblico.

In realtà difendono ambedue lo status quo, con lo Stato soggiogato al privato

 

Cari italiani, se non risolviamo questo nodo fatale siamo destinati a deperire giorno dopo giorno, accrescendo il numero dei poveri, a spese dell’ex classe media, e infoltendo il numero dei ricchi, che ingrassano senza lavorare. Ma l’art. 1 della Costituzione non dice che siamo una Repubblica fondata sul lavoro? Per i Tribunali, e per il supremo custode della Costituzione, che è il Capo dello Stato, evidentemente va bene così: prosperino gli Epuloni e crepino i Lazzari, per echeggiare l’ultimo discorso del Papa. 

 


Si schiera a fianco dei deboli, condanna le crescenti disuguaglianze; ma non ne spiega la causa prima: la privatezza della moneta

 

E a proposito, Francesco, tu denunci a ritmo incalzante che, mentre si allarga la platea di chi poco o nulla ha, la ricchezza si concentra nei super ricchi al vertice della piramide. Ma non spieghi come mai la tendenza sia questa ormai da decenni. Forse una risposta potrebbe dartela Draghi, che inonda di soldi la finanza, mentre langue l’economia reale. Draghi che esorta gli Stati a ridurre il debito pubblico, tacendo che l’unico modo per farlo è quello di aumentare le tasse e/o tagliare i servizi essenziali.

 

Giornalisti come Daniele Manca il M5S li chiama pennivendoli. [VEDI] Eccolo infatti ripetere la frusta equivalenza tra Stato e famiglie, all’unisono con Draghi. Quindi, W l’austerity! Con questa ricetta il debito pubblico negli ultimi 10 anni è salito di 750 miliardi, mentre il potere d’acquisto reale dall’ingresso nell’euro è sceso di oltre il 50%. Eppure, compito primario della BCE sarebbe la stabilità dei prezzi…  

 

Grazie del consiglio, Mario, abbiamo già dato, e il debito è cresciuto. Italiani sperperoni! No, Mario: sono 20 anni che paghiamo più tasse di quanto lo Stato ci renda; e ciò proprio per pagare gli interessi su un debito truffaldino. Senza di quelli saremmo un Paese sobrio, virtuoso. E poi, di grazia, come si fa a pagare un debito pubblico? Nessun Paese al mondo ne è esente e nessuno l’ha mai pagato, perché i creditori si accontentano degli interessi. Che generosi! Peccato che gli interessi siano sempre un di più rispetto al denaro esistente; e quindi poco a poco se lo mangiano. Se mai pagassimo il debito pubblico, resteremmo completamente senza soldi, perché esso equivale ai soldi in circolazione! E poi, pagarlo a chi, agli Epuloni in vetta alla piramide? 

Caro Mario, perché non ci fai una bella lectio magistralis su questa impostura? Tanto stai per lasciare la BCE, non hai più vertici da conquistare, pentiti e vuota il sacco. Magari intervistato da Francesco; così gli spieghi anche che è un controsenso tuonare contro la povertà crescente, fare discorsi ecologici e poi lasciare che gli afro-asiatici (e i latini) facciano sempre più figli, con l’illusione dell’Europa (e degli USA), nuove Terre Promesse.

Le varie formulette tipo Reddito di Cittadinanza, Flat Tax et similia sono solo specchietti per le allodole, perché, stando così le cose, la coperta sarà sempre troppo corta per i cittadini “normali”. 

 


Tavola Rotonda di Moneta Positiva: un bis in ambito parlamentare di analogo consesso promosso dal M5S un anno fa. Rimasto però nel cassetto

 

Ho accennato sin qui, senza tante eleganze linguistiche, alle ricadute sulla società dell’asservimento alla piovra banco-monetaria vigente. Ma ci sarebbero da aggiungere varie domande sul perché, a fronte di soldi creati senza lavoro, si abbia l’impudenza di chiedere pure un interesse, mentre le istituzioni non battono ciglio. A che titolo? Di privazione di un bene esistente, che avrebbe potuto trovare impiego remunerativo altrove? Il nulla è dunque equiparato ad un bene esistente? E, al capitolo fiscale, vista la creazione dal nulla della moneta, perché è esentasse? E perché è pure esentasse la casa pignorata con la gentile autorizzazione del Tribunale, mentre le tasse incombono, e soverchianti, sul frutto dell’onesto lavoro? Tasse che ci perseguitano a vita, fin sulle pensioni, accantonate nei decenni, spingendo molti ad espatriare in altri lidi, dove, come per magia, quelle stesse tasse non son più dovute. Insomma, è tutto un fuggi fuggi: non scappano solo i capitali (che questo sistema monetario sottrae allo Stato per darli agli Epuloni), i laureati doc, le aziende oberate di tasse e contributi, ma persino i modesti pensionati. Mentre il lavoro è ormai per i più sinonimo di sfruttamento.

 

Marco Giacinto Pellifroni    25 novembre 2018

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