Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro

Autori Angelo Mincuzzi e Giuseppe Oddo (Il Sole 24 Ore)
Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro
Libro-inchiesta sul finanziere di Albenga
Il titolo “Opus Dei. Il segreto dei soldi”, 220 pagine, editore Feltrinelli

Autori Angelo Mincuzzi e Giuseppe Oddo (Il Sole 24 Ore)
Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro
Libro-inchiesta sul finanziere di Albenga
Il titolo “Opus Dei. Il segreto dei soldi”, 220 pagine, editore Feltrinelli

Albenga – Il titolo de “Il Sole 24 Ore” di mercoledì 12 ottobre 2011: “ I salti di Roveraro nella finanza di Dio. A cinque anni dall’omicidio la ricostruzione di una vicenda dai lati ancora misteriosi. Un libro-inchiesta intreccia la storia dell’anti-Cuccia cattolico e la sua rete di rapporti tessuta in mezzo secolo”. (..vedi) 

Gianmario Roveraro, finanziere albenganese, aveva pure fatto parte per cinque anni   del  consiglio di indirizzo della Fondazione de Mari, socio della Cassa di Risparmio di Savona, designato nel gennaio 2001, su proposta della Comunità Montana Ingauna.

L’articolo del quotidiano di Confindustria ripercorre alcuni passi salienti del libro fresco di stampa. Copertina: “Opus Dei. Il segreto dei soldi. Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro”, edito da Feltrinelli, 220 pagine, 14 euro.

Gli autori sono Angelo Mincuzzi e Giuseppe Oddo, il giornalista che ha firmato numerosi articoli sul “giallo Roveraro” per il prestigioso quotidiano  economico. Il 16 luglio 2006 scrisse un servizio-inchiesta dal titolo “Roveraro tra Tanzi e l’Opus Dei.

I rapporti tra il finanziere e l’ex imprenditore del crack Parmalat risalgono al ’90 quando il gruppo andò in borsa tramite Akros.

In quei giorni Oddo non immaginava che Roveraro era già stato barbaramente ucciso; il cadavere fu trovato vicino a Parma il 21 luglio 2006; il rapimento, opera di tre malviventi (identificati ed arrestati), risaliva al 5 luglio.

A corredo del servizio di Giuseppe Oddo fu pubblicata una “mappa” dei maggiori interessi finanziari di Roveraro e C. (vedi…..).

Tra le attività e le società, una aveva sedi a Milano e Villanova d’Albenga. La Yard, settore immobiliare. Roveraro era presidente, con partecipazioni di Gianfranco Navone (30,7 %), Ilvo Bruschi (30,7%), Famiglia Roveraro (30,7%), Riccardo Buttironi (2,63%), Susanna Gubellini (2,63%),  Francesco Abba Legnazzi (2,63%).

Gianmario Roveraro un nome ed un volto molto conosciuto, apprezzato, riverito, nella piana ingauna e nell’entroterra (vedi dall’archivio di Trucioli, in particolare il n.226 del dicembre 2009). Classe 1936, dopo lo sport a livello agonistico  – campione italiano di salto in alto e partecipazione ai Giochi di Melbourne del 1956-, laurea in economia, si avviò  verso una brillante carriera nel mondo della finanza italiana.

Il volume di Mincuzzi e Oddo contiene, tra l’altro, un’intervista a Luigi Arcuti, ex presidente dell’Imi (Istituto Mobiliare Italiano).

Un brano di indubbio interesse, sul “giallo del rapimento ed assassinio”, riporta….”Il Roveraro che esce dal racconto di Arcuti, intervistato  nell’ufficio di rappresentanza di Intesa San Paolo, nella palazzina d’epoca dove ogni mattina si reca…fa a pugni con il Roveraro alle prese  con Filippo Botteri, il suo assassino…”.

Arcuti afferma: “Per me è inconcepibile  l’operazione che gli è costata la vita, perché non è da Roveraro. Allora c’è da chiedersi perché l’ha fatto.  Secondo la mia visione escludo che a lui interessasse l’esito dell’operazione (…con Botteri ndr).”.

E qui un altro passaggio assai significativo della testimonianza di Arcuti: “

Roveraro non ha mai dato importanza al denaro, all’interesse personale. Ha avuto diecimila occasioni per fare soldi e non ha mai esercitato questo suo potere, sia quando era vincente in Sige, sia quando mollò per passare in Akros. Secondo me, non era un’operazione che avrebbe fatto in proprio, lo escludo nel modo più assoluto. Lo considero al di sopra di ogni sospetto…”.

E poi la testimonianza di un ex collaboratore di Roveraro: “ Era il Natale del 1986, eravamo tutti riuniti nel palazzo  di corso Matteotti a Milano, che Sige aveva appena rilevato  dalle acciaierie Falk . Roveraro tenne un breve discorso durante il quale si commosse. Ad un certo punto si blocco e disse ‘Una circostanza mi impedisce  di continuare’. Stava piangendo….”.

Ancora dal libro-inchiesta: “…Alcuni che gli sono stati vicini pensano che Roveraro coltivasse  in segreto l’idea di prendere il potere nell’Imi e stesse lavorando a questo scopo con un gruppo di persone, organiche all’Opus Dei, che ricoprivano ruoli di primo piano nell’istituto.  Zunino, pioniere del risparmio gestito, mancato qualche settimana fa a 89 anni,  racconta gustosi aneddoti,,,, Ricorda il suo primo viaggio a Roma con Roveraro: “In aereo mi informò che l’Imi era  un po’ diviso in due sul piano ideologico-spirituale, con alcuni dirigenti fortemente laici, tra i quali il presidente Arcuti, e altri invece molto religiosi, diciamo Opus Dei,  come l’amministratore delegato Cao di San Marco, il vice presidente Graziosi e forse  il direttore finanziario, il mio vecchio amico Luciano Martino”.

Più oltre Zunino: “In un altro incontro, a Roma,  con Cao, Gianmario si scusò e ci lasciò soli. Cao fece una risatina e mi disse “Vedrai che è corso dal suo amico Graziosi, dopo lo ripeschiamo li a colpo sicuro…in fondo è anche comodo, sai sempre dove trovarlo. Non credo che dicano insieme le preghiere, ma può anche darsi che ne dicano qualcuna…”.

Tornando all’intervista, Luigi Arcuti argomenta: “Roveraro lo ricordo nelle cronache sportive quando superò i due metri nel salto in alto.  Era ancora uno studente. Aveva vent’anni. E ricordo sempre una mia battuta: che Roveraro aveva saltato due metri, ma nella vita procedeva scalino per scalino. Quella morte è un insulto al suo modo di fare. Roveraro nasce con il professor Argenziano. E ci sono voluti vent’anni   perché i fondi comuni , pensati nel 1964,  fossero autorizzati nel 1984. …

Ritrovai Roveraro, a Roma, nel 1980 quando divenni presidente dell’Imi….Roveraro, tra i protagonisti di Piazza Affari, è lontanissimo da operazioni di piccolo cabotaggio come quella che l’ha portato alla morte….Roveraro e Francesco Micheli, due astri nascenti della finanza. ..Due teste pensanti, ma con una differenza. Roveraro sapeva che la scala è formata da tanti gradini e li saliva uno a uno, mentre Micheli è sempre stato ‘mordi e fuggi’ ed è molto bravo”.

Luigi Arcuti parla delle operazioni  che costeranno a Roveraro l’ostracismo di Mediobanca. Rivela  che la scalata alla Bi-Invest è di Miceli, la manovra in borsa di Roveraro….  La Sige dove Roveraro era diventato re. Fideuram raccoglieva e Sige gestiva. Roveraro seduto sulla montagna di soldi che gli arrivavano tutti i giorni da Fideuram, divenne importantissimo, cominciava ad essere uno dei maggiori operatori di borsa….La Sige, in borsa, una macchina da guerra che riceveva liquidità in continuazione e con l’Imi alle spalle  poteva ottenere tutti i fidi che voleva….”.

Riprende Arcuti: “ Roveraro con Gardini dà l’attacco alla Montedison e, nel giro di neanche due giorni di Borsa, la Ferruzzi ha il controllo….Roveraro aveva un rapporto con Gardini  (morì suicida ndr), ma non pensate a un Roveraro succube del denaro…. Nel 1986 venne da me per dirmi che lasciava la Sige, cercai di dissuaderlo. La Sige senza Roveraro  non fu più la Sige, ma anche Roveraro senza la Fideuram non fu più Roveraro. Non gli arrivarono più le montagne di liquidità….”

Infine per gli autori “Roveraro esce dal racconto di Arcuti, protagonista dei massimi sistemi della finanza insieme a personaggi come Gardini,…e fa a pugni con l’orribile assassinio”.

Resta il “giallo” tra fede ed affari? E il ruolo degli uomini dell’Opus Dei? Il libro intreccia la storia dell’anti-Cuccia (Roveraro ndr) cattolico e la sua rete di rapporti tessuta in mezzo secolo.

Compreso il boom ecomico, edilizio, finanziario della piana?

R.T. 

 

16 ottobre 2011   

 

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