Democrazia pluralista
L’opinione di un magistrato di origini savonesi
Il nostro Paese vittima
della democrazia pluralista?
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L’opinione di un magistrato di origini savonesi
Il nostro Paese vittima
della democrazia pluralista?
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Democrazia pluralista e democrazia liberale. Queste due nozioni sono state utilizzate per descrivere la situazione del nostro paese da Piero OSTELLINO in un editoriale apparso sul Corriere della sera. La democrazia pluralista sarebbe espressione dell’assemblearismo di minoranze capaci di bloccare le decisioni dell’istituzione sovrana, il Parlamento. I fautori di tale tipo di democrazia utilizzerebbero un vecchio concetto, quella di “tirannia della maggioranza”, per frenare le decisioni parlamentari espressione della sovranità. |
La democrazia liberale sarebbe invece emblema della modernità. Si discute sulle decisioni da adottare, anche con le categorie direttamente interessate, ma alla fine si deve lasciar spazio alla maggioranza parlamentare, superando ogni tipo di protesta. Il nostro paese sarebbe vittima del primo tipo di democrazia, quello della piazza degli studenti o dei cortei dei lavoratori o delle rivendicazioni delle categorie interessate dalle decisioni parlamentari. Una democrazia vecchia, che bloccherebbe la proiezione alla modernità della nostra povera Italia. Sono concetti condivisibile? E’ questa la fotografia del paese? Quella che viene chiamata democrazia liberale altro non è che la democrazia rappresentativa. Un tipo di democrazia in cui è ricorrente la degenerazione nella ben nota democrazia delle oligarchie, del governo di pochi a scapito di maggioranze silenti e silenziate. Il popolo elegge una maggioranza parlamentare. Quest’ultima sceglie, tra i molteplici interessi che si muovono nella collettività, quelli che sono maggiormente funzionali alla perpetuazione del proprio potere. Un potere utilizzato per aggregare coloro che per convenienza materiale e/o debolezza di spirito non trovano di meglio che osannarlo o assecondarlo. Un potere utilizzato per risolvere con il ricatto le resistenze di coloro che non si piegano. La fotografia del nostro paese raffigura impietosamente la democrazia delle oligarchie che non ha nulla di moderno e poco di democratico. Alcuni significativi dati e qualche esempio. Le nostre maggioranze parlamentari non hanno il voto del 50,1% degli italiani. I rappresentanti che siedono in parlamento sono scelti da un manipolo di dirigenti di partito e non dal popolo. |
Gustavo Zagrebelsky
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Le leggi volute dal parlamento sono state spesso eliminate dalla volontà popolare nei casi di democrazia diretta: nel 2006 la maggioranza parlamentare varò una riforma della Costituzione che venne spazzata via dal referendum popolare. Nel 1993 il referendum popolare abrogò la legge sul finanziamento pubblico a partiti. Lo spirito di autoconservazione del potere ha generato, sotto le mentite spoglie del rimborso delle spese elettorali, un sistema per molti versi ancor più perverso, che assicura ai partiti rimborsi anche a prescindere dai seggi elettorali conquistati. Un modo per eludere la maggioranza, questa volta si, di votanti. |
I c.d. lodi Schifani ed Alfano, spazzati via dalla Corte costituzionale, non tutelavano all’evidenza la maggioranza degli italiani e non si sarebbe potuto scommettere sulla loro conservazione in caso di referendum popolare. Lo scudo fiscale non protegge gli interessi della maggioranza degli italiani, ma una minoranza che normalmente assicura il voto ad un certo schieramento politico. Annunziare commissioni d’inchiesta contro la magistratura nel caso di decisioni giudiziarie sfavorevoli alla propria persona o alla propria parte politica è un modo di preservare la sopravvivenza del proprio potere. L’elenco sarebbe lunghissimo. La tendenza al governo oligarchico ed autoreferenziale, tipico della democrazia parlamentare rappresentativa italiana, che vuole assicurare la perpetuazione del potere senza alcun effettivo ricambio, si combatte con la democrazia che Gustavo ZAGREBELSKY chiama “democrazia critica”. Una democrazia che non chiude la porta a nessuno, che ascolta tutti e quando decide mette subito alla prova la bontà della propria decisione, pronta a ritornare sui suoi passi se si scopre che è il frutto di un errore. Una democrazia che vive di più poteri separati e organi di garanzia che si bilanciano e si limitano. In cui il Parlamento è sovrano solo nei limiti e competenze voluti dalla costituzione. E’ una democrazia in cui le opinioni, il pluralismo, in qualunque modo manifestato, purché pacifico, sono garantite dai diritti di libertà. Non c’è quindi contrapposizione tra democrazia pluralista e democrazia liberale. Sono due facce, indissolubili, della stessa medaglia. Se manca una delle due facce la moneta non è più la stessa: è la democrazia delle caste. Pasquale Profiti (Sostituto Procuratore della Repubblica di Trento)
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