Democrazia e colpa
Alla notizia che con i bombardamenti israeliani del 14 maggio ’25 nel campo profughi di Jabalia e nell’ospedale di Khan Yunis sono state uccise almeno 80 persone di cui 22 bambini, il “Corriere della Sera” il giorno successivo ha riservato uno spazio di un dodicesimo di pagina in sesta pagina.
Tempo di lettura: circa 45 secondi. In esso si precisa che i dati sono di fonte palestinese e non possono essere verificati, ma si tralascia di dire che non possono essere verificati perché Israele dentro Gaza non fa entrare nessun’altra fonte che non sia la sua.
Questa di cui sopra è una nota inevitabile se si vuole evidenziare il livello di omissione che i lettori devono subire da certi media che in tutti i modi cercano di tutelare il buon nome dell’unica, ricca, nucleare democrazia che si possa reperire dall’Atlantico al sub continente indiano, su una fascia geo-politica immaginaria che passa immediatamente a sud del Mediterraneo e attraversa il Vicino Oriente. Democrazia nei cui confronti, alleata di ferro dei nostri alleati di ferro americani, vale la regola che il silenzio è d’oro.
Ma è proprio questo il punto: basta avere un parlamento che discute le leggi e un governo che non si è imposto con un colpo di stato perché una democrazia sia una vera democrazia?
Oppure una vera democrazia è quella nella quale colui che viene arrestato ha il diritto di sapere il motivo dell’arresto e di informare un avvocato; nella quale le manette ai polsi non siano così strette e lasciate per un tempo così prolungato da indurre la cancrena e la conseguente perdita dell’uso delle mani; nella quale non si spiano i giornalisti che si battono per i diritti umani per poi minacciarli; nella quale non si ricorre alla tortura fisica ( sospensione alla corda, scosse elettriche, privazione del sonno…. ) e psicologica ( isolamento a tempo indeterminato, umiliazioni ed abusi sessuali, finte esecuzioni…); nella quale si emanano leggi nazionali che non favoriscono l’apartheid; nella quale si rispettano gli organi del diritto internazionale invece di non tenerli in nessun conto, sbeffeggiandoli e insultando e delegittimando chi li rappresenta; nella quale non ci si scherma dietro la giustificazione secondo cui il blocco completo di cibo, farmaci nonché generi e strumenti di prima necessità è dovuto al rischio che potrebbero essere intercettati da gruppi di terroristi; nella quale non si distruggono i desalinizzatori privando la popolazione di acqua al punto che coloro che si ammassano uno sull’altro per accaparrarsene una sia pur minima quantità, giungono ad azzuffarsi e a picchiarsi tra loro; nella quale non si lasciano a se stessi in una lotta ìmpari per la sopravvivenza coloro che sono già svantaggiati dalla malattia, dall’abbandono, dalle ferite, dalla vecchiaia o dall’handicap; nella quale una famiglia non viene svegliata di soprassalto nel pieno della notte da soldati che urlano e mettono sottosopra la casa sulle note del latrare di cani aizzati e mordaci prima di spianarla con le ruspe; nella quale la potenza occupante protegge le persone disarmate invece di assistere compiaciuta o, nel migliore dei casi, indifferente, ai soprusi e ai pogrom delle bande dei coloni; nella quale milioni di civili, compresi i minorenni, non sono soggetti a tribunali militari e non vengono condannati nel 99,74 % dei casi [ si veda C. Levinson, Nearly 100% of all military court cases in West Bank end in conviction, Haaretz learns, in Ha’aretz, 29 novembre 2011 ]; nella quale non si perseguitano in tutti i modi i connazionali e correligionari dissidenti o anche solo dissenzienti, che dopo aver denunciato il governo o l’esercito per qualche crimine, vengono messi in condizione di abbandonare tutto e scegliere l’esilio; nella quale non si stipa la popolazione in quadranti sempre più ristretti di territorio fino a toglierle lo spazio vitale.
E nella quale non si cadrebbe mai nell’oscena bestialità di paragonare la Notte dei Cristalli, come ha fatto il Primo Ministro di Israele Netanyahu, con uno scontro avvenuto in Olanda tra tifosi di football alla fine del quale alcuni sostenitori della squadra ospite, il “Maccabi Fanatics” di Tel Aviv, sono finiti per accertamenti in ospedale. Da dove sono stati dimessi il giorno dopo.