De Via Aurelia BIS ….

 De Via Aurelia BIS… 

De Via Aurelia BIS…

“Grande fu lo stupore e la magnificenza per siffatta opera!”, così pare. Ma ad un occhio attento, al di là delle polemiche, non può passare inosservato che oggi i modelli di sviluppo delle città moderne, quelle che guardano ad un futuro “sostenibile”, le cosiddette “smart city”, che esistono, eccome se esistono, tutto pensano o progettano tranne che stradoni che si conficcano all’interno della città stessa, come lunghi coltelli affilati, per far scorrere su di esse non sangue bensì macchine.

Per carità, la macchina la usa pure chi scrive, ci mancherebbe, ma la questione da porsi è: si è compreso che dai centri urbani le macchine devono diminuire anzi devono “a tendere” essere ridotte all’osso? E’ chiaro o meno che quanto più si investono soldi pubblici in opere del genere tanto più si perdono occasioni per un modello di città più vivibile?

Ora, abbiamo anche noi il nostro bel tracciato che si infila nelle nostre montagne, sotto le nostre case, tra le nostre strade e ci riversa un po’ di macchine in nuovi ed affascinanti punti:

Ma è altrettanto lecito domandarsi quanto sia utile un opera che, ormai a lavori avviati, si presenta per costi intorno ai 140 milioni di Euro e viste le discusse ipotesi di flussi veicolari che la stessa dovrebbe “catturare”, probabilmente pochi ed insufficienti per giustificare un simile investimento, non risolve il traffico veicolare standard sull’Aurelia tradizionale. Ed ancora, come premesso, se tali investimenti fossero indirizzati sul trasporto pubblico avremmo probabilmente livelli di servizio tali da vedere autisti che vengono a prendere in casa gli anziani e li portano in braccio nell’autobus, dando peraltro un pò di respiro alla sempre tesa situazione societaria della nostra TPL.  Ora, per una maggiore e dettagliata analisi tecnica delle soluzioni alternative ad una ulteriore strada, che è di fatto una malcelata parte di una più ampia soluzione viaria che dovrebbe connettere gli hub portuali di Savona-Vado, con scenari di ampliamento variegati, c’è da sbizzarrirsi consultando le tavole del PUC, vanno fatti adeguati studi e proposte solide soluzioni, ma è una questione di approccio, è una questione di strategie di sviluppo.

Stiamo vedendo realizzare un’opera pensata negli anni ottanta, valutata negli anni novanta e definita intorno al 2000, con le stime di crescita e sviluppo, e le modalità, di allora ma oggi il mondo sta cambiando, non si vede?

Andrea Melis


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