Dalla plastica un carburante per le navi

Dalla plastica un carburante
per le navi

Dalla plastica un carburante per le navi

 

Akinori Ito

Ogni anno nel mondo si producono 322 milioni di tonnellate di plastica e il dato che più di tutti preoccupa è quello relativo alla plastica che finisce nell’ambiente. Per questo molti scienziati si stanno dedicando al problema sviluppando strategie di utilizzo e riciclo dei rifiuti plastici

Qualche anno fa Akinori Ito, un ingegnere giapponese, aveva inventato una macchina che dalla plastica otteneva il petrolio. 

 Akinori Ito, in sostanza, partendo dalla conclusione che se la plastica viene prodotta dal petrolio è possibile ottenere petrolio dalla plastica, con la sua macchina era in grado di trasformare un kg di plastica in un litro di petrolio, pronto per ottenere gasolio.

ll gasolio prodotto però era troppo vischioso e per ottenere un prodotto di qualità si sarebbe dovuto utilizzare alcuni catalizzatori molto costosi, quindi il combustibile ottenuto poteva essere utilizzato solo per alimentare motori industriali o per alimentare motori navali

In Italia ci sono già due stabilimenti che sfruttano questo processo produttivo, per trasformare la plastica in gasolio e produrre combustibile sintetico, uno a Cagliari e un’altra a Millesimo (Demont).

Oggi, con mezzi sempre più tecnologici, è possibile ottenere un gasolio addirittura compatibile con i nuovi limiti imposti dall’organizzazione marittima internazionale (zolfo non superiore allo 0,5%). 

Decomponendo i polimeri in componenti più corti, attraverso il riscaldamento in assenza di ossigeno (non avviene combustione né incenerimento) si ottiene un carburante ancora inadatto ai motori delle auto, ma sempre più adatto ai motori delle navi. Si potrebbe usare le enormi quantità di plastica di scarto prodotte durante una crociera.

Purtroppo ottenere questo carburante ha ancora qualche inconveniente, c’è bisogno di plastica di buona qualità, ma si stanno facendo esperimenti per ottenere un carburante di alta qualità anche da platiche di qualità più bassa.

L’industria chimica mondiale è impegnata nel tentativo di affinarne le tecniche, dalla tedesca Basf, all’inglese British Petroleum, all’italiana Eni.

I risultati sperimentali sono buoni e tra qualche anno avremo anche i primi impianti industriali.

 

R.T.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.