Dalla militanza all’apatia: la politica senza radici e il caso Salvini

Dalla militanza all’apatia: la politica senza radici e il caso Salvini
Un tempo le associazioni culturali con un’identità politica profonda alimentavano il dibattito e stimolavano la partecipazione. Oggi, mentre Salvini tenta la rottamazione fiscale, il vero problema è un’elettorato che ha già rottamato la politica.

C’è stato un tempo in cui la politica non si esauriva nelle strategie di comunicazione e nei sondaggi, ma si nutriva del confronto e dell’impegno di chi, pur non ricoprendo cariche istituzionali, si dedicava alla formazione di un’opinione pubblica consapevole. Le associazioni culturali con un’identità politica ben definita non erano né think tank al servizio del potere né movimenti di pressione, ma realtà che miravano a elevare il livello del dibattito e a radicare la politica nel tessuto sociale.

Oggi, invece, la politica sembra vivere di sole acrobazie mediatiche. Matteo Salvini, con la sua ultima mossa – la *rottamazione delle cartelle esattoriali* – incarna perfettamente questa logica: la politica come tentativo di inseguire il consenso con misure a effetto immediato, più che come costruzione di un’idea di società. Ma il contesto in cui si muove è profondamente mutato: se un tempo esistevano reti culturali che stimolavano la partecipazione, oggi gli italiani si stanno ritirando dalla scena politica, lasciando spazio a una classe dirigente sempre più distante e autoreferenziale.

I *sondaggi* dipingono un panorama impietoso per la Lega, ormai nettamente superata da Fratelli d’Italia e dal Partito Democratico. Ma il problema più grande non è solo il calo nei consensi di un singolo partito: è la crescente *disaffezione generale. La partecipazione elettorale è ai minimi storici: meno del **50%* degli aventi diritto ha votato alle ultime elezioni europee, e nel 2022 l’affluenza alle politiche è crollata sotto il *64%*, un dato impensabile nei decenni passati.

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A mancare non è solo il voto, ma l’interesse per la politica come dimensione collettiva. *Il 36% degli italiani dichiara di non parlare mai di politica, e solo un quarto dei giovani tra i 20 e i 24 anni la considera un tema rilevante. I comizi, un tempo momenti di aggregazione e dibattito, sono ormai un fenomeno residuale: nel 2001, il 6,2% degli italiani partecipava almeno a un comizio all’anno; oggi, la percentuale è scesa al 2,8%.

Se oggi Salvini e altri leader politici faticano a trovare ascolto, è anche perché la politica ha smesso di essere un luogo di costruzione e si è trasformata in un’arena perenemente in cerca di spettatori. Le associazioni e i movimenti culturali, che un tempo fungevano da *mediatori tra la politica e la società*, sono stati marginalizzati da una politica che ha smesso di investire nella formazione e nel radicamento sociale.

In un Paese in cui la politica è sempre più percepita come distante e inconcludente, la vera sfida non è semplicemente inseguire il consenso, ma restituire ai cittadini la percezione che la politica serva ancora a *migliorare la vita di tutti*. Salvini può continuare a cercare il colpo di teatro, ma senza una società attiva e partecipe, qualsiasi manovra finirà per restare senza pubblico.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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