Dai fasti del “Pansoto” alla raschiatura fiscale: la Grande Abbuffata e la dieta forzata della politica italiana

 Dai Fasti del “Pansoto” alla Raschiatura Fiscale: La Grande Abbuffata e la Dieta Forzata della Politica Italiana

C’era una volta, non troppo tempo fa – almeno secondo i nostalgici in Parlamento – l’Italia del *”miracolo economico”. Un’epoca d’oro in cui il Paese produceva, esportava, e la *Dolce Vita era meno un film e più un programma di governo. Un’epoca in cui perfino una prelibatezza locale, come un raviolo ripieno, faceva notizia sui quotidiani regionali perché c’era così tanto nuovo e grande da vedere e da assaggiare in giro per la nazione.

Oggi, cosa ci rimane di quel fermento? Ci è rimasto un carrello virtuale che ci spedisce a casa la *”tradizione gastronomica regionale”* in un kit, rigorosamente acquistabile online, con spedizione assicurata in tutta Europa.

⁠”La migliore cucina tipica locale scelta dalla storica trattoria a casa tua. Spedizione in tutta Italia ed Europa.”

PUBBLICITA’

Ecco, signore e signori, il vero *prodotto interno lordo* dei nostri tempi: la nostalgia confezionata sottovuoto. Il nostro Paese non produce più beni di massa competitivi, ma vende la storia alimentare per tamponare l’emorragia di un’economia che, a guardarla bene, sta *raschiando il fondo del barile* del glorioso passato. Non un barile di petrolio, ma un barattolo del miglior condimento tipico.

Il Tic Luddista: Quando il Progresso è un Lusso da Tassare

Una recente analisi pubblicata su un *think tank di orientamento liberale* ha colto il punto nevralgico con involontaria ironia, definendo la politica economica italiana affetta da un *”tic luddista”. Mentre il mondo va avanti, sfruttando l’efficienza delle piattaforme digitali per affittare immobili e organizzare viaggi (cioè la tecnologia), i nostri decisori brandiscono il **bastone della Tassa Aggiuntiva* per punire il progresso.

I numeri sulla *”cedolare secca rincarata sugli affitti brevi”* parlano chiaro: un gettito atteso irrisorio rispetto alla manovra finanziaria complessiva. Una goccia nell’oceano. Una quantità di sugo insignificante. Perché tanto baccano per così poco risultato finanziario? Perché è l’unica cosa che i nostri politici sanno fare bene: *difendere l’esistente, castrare l’innovazione*.

La logica è la seguente: se non possiamo tornare ai fasti degli schemi economici del Dopoguerra, quando la rendita immobiliare era un pilastro e le vacanze erano incanalate, allora mettiamo il cappio al collo al nuovo modo di viaggiare e affittare. La grande piattaforma non è una minaccia finanziaria; è una *minaccia culturale. Rappresenta la libertà e l’efficienza che scavalcano il **monopolio della rendita* e della burocrazia. E la politica, rimasta ancorata ai “grandiosi” schemi del secolo scorso, può solo reagire con una patetica, impotente: *tassa*.

 La Pasta Ripiena come Metafora dell’Astinenza Nazionale

Il cibo simbolo della tradizione locale, venduto online, è la perfetta *allegoria* dell’impresa italiana oggi.

1. *L’Estero è la Sola Via:* L’offerta commerciale è orientata a più lingue. La vera speranza di far cassa non è più il mercato interno, ma l’*esportazione del ricordo. Il turista straniero vuole il raviolo? Glielo spediamo! Purché paghi il sovrapprezzo per la *tradizione.
2. *Il Ritorno al “Magro”:* Questa pasta ripiena ha un ripieno di magro, senza carne, nato nella tradizione quaresimale e di astinenza. Non è forse questa la condizione della nostra economia? Un’*eterna Quaresima, un’astinenza forzata dal *”grasso”** della crescita robusta? L’unica cosa che possiamo permetterci è il “ripieno di magro” di erbe e formaggio, venduto con la solita enfasi sulla “qualità ineguagliabile”.
3. *Il Peso dell’Accortezza:* Quanti grammi a testa? Chiedono i produttori. *200 grammi per persona, il doppio della pasta secca, per via della “resa”. Ecco l’altro grande scatto della nostra politica: **la *resa non basta più*. Dobbiamo dare il doppio, sforzarci il doppio (200g a testa!) solo per ottenere lo stesso senso di sazietà di un tempo. Il miracolo non c’è più, c’è solo il calcolo preciso e l’obbligo di raddoppiare gli sforzi* per non morire di fame.

Dunque, mentre la politica si affanna a far cassa con l’ombra della rendita turistica – i centinaia di milioni di euro che non risolvono nulla – le imprese vere fanno l’unico lavoro sensato rimasto: *vendere all’estero la storia di come eravamo grassi e felici. Ci hanno lasciato solo la **salsa tipica* (fatta con un frutto importato ai tempi della Repubblica Marinara: storia, non produzione!) e la tassa, l’emblema di un Paese che può proteggere le antiche pratiche, ma non può mai crescere.

E noi, in attesa di una politica meno luddista e più lungimirante, che facciamo? Ci iscriviamo alla newsletter per avere il *buono sconto* (la nuova manovra finanziaria in formato elemosina) e ordiniamo i $200$ grammi di tradizione a testa. Che l’astinenza sia con noi.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.