da La Repubblica

E il boss disse: “Io sostengo Praticò”
Gangemi intercettato: niente aiuti agli “amici” di Ventimiglia, i consensi sono già assegnati
Gli inquirenti vogliono verificare l´esistenza del voto di scambio prima delle Regionali
In una telefonata il fruttivendolo di piazza Giusti: “Non posso far nulla per spingere Moio”

E il boss disse: “Io sostengo Praticò”
Gangemi intercettato: niente aiuti agli “amici” di Ventimiglia, i consensi sono già assegnati
Gli inquirenti vogliono verificare l´esistenza del voto di scambio prima delle Regionali
In una telefonata il fruttivendolo di piazza Giusti: “Non posso far nulla per spingere Moio
 

Vincenzo Moio

L´appoggio elettorale del presunto boss per Aldo Praticò, il consigliere comunale che «non si pone il problema della ‘ndrangheta in Liguria». Dall´inchiesta della procura antimafia di Genova e dei carabinieri del Ros, spunta un´altra intercettazione che pone nuovi e inquietanti interrogativi di legalità e opportunità, circa i rapporti tra politica e presunti appartenenti alla criminalità organizzata. La telefonata è del febbraio del 2010. Ad un capo del telefono c´è Giuseppe “Peppino” Marcianò un nome di peso (l´articolo in questa stessa pagina aiuta a capire perché) nella comunità calabrese di Ventimiglia. Il suo interlocutore è Domenico “Mimmo” Gangemi, il verduraio di piazza Giusti arrestato dieci giorni fa perché la procura di Reggio Calabria lo ritiene il referente delle cosche per la Liguria. Marcianò parla delle elezioni regionali che si terranno da lì a pochi mesi e chiede a Gangemi un aiuto per Vincenzo Moio, l´ex vicesindaco di Ventimiglia, che pur non essendo candidato, sta facendo campagna per sua figlia Fortunata e per l´ex collega di giunta Tito Giro (con la lista Bertone Partito Pensionati Alleanza Democratica in appoggio a Claudio Burlando).

Mimmo però gli risponde di non poterlo fare, visto che ha già preso impegni e stretto un “accordo” per sostenere un altro candidato, Aldo Praticò, consigliere Pdl nel Comune di Genova che alle Regionali prese 1800 voti ma non venne eletto.
Gangemi, che millanti o no, si riconferma così un vero e proprio crocevia per candidati in cerca di appoggi. Solo ieri dalle indagini era emersa un´altra notizia clamorosa: il consigliere regionale del Pdl Alessio Saso, ex vicesindaco di Imperia, era stato intercettato mentre anche lui incontrava Gangemi. Saso non è indagato, ma secondo gli inquirenti il motivo dell´incontro era elettorale. Ieri a Repubblica il consigliere ha spiegato di non aver tratto alcun beneficio elettorale nè di averlo chiesto, e ha aggiunto di aver interrotto i rapporti con Gangemi dopo il secondo colloquio, perché il personaggio non lo convinceva. Ha anche confermato che ad un pranzo con Mimmo era presente lo stesso Aldo Praticò.
Quest´ultimo era stato fotografato in quello stesso periodo in compagnia di Gangemi alla festa dei calabresi, una manifestazione elettorale finalizzata ad ottenere il voto dei calabresi di Genova.
«Gangemi mi aiutò a trovare una banda folcloristica per la festa, tutto qui, per questo lo invitai sul palco per ringraziarlo», ha spiegato Praticò in una conferenza stampa nella quale aveva parlato di complotto mediatico nei suoi confronti e aveva anche delineato la sua filosofia politica: «Io quando vado a chiedere il voto – aveva detto Praticò -, quando distribuisco i santini parlo con tutti e a nessuno chiedo la fedina penale…Forse ci sarà pure un problema di ´ndrangheta in Liguria ma io non mi pongo questo problema». Concetti probabilmente condivisi dal suo partito visto che nessuno aveva ritenuto di doverne prendere le distanze.
A questo punto, le indagini del procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico e del pm Alberto Lari dovranno verificare se le parole di Gangemi in merito all´”accordo” elettorale di cui parla con Marcianò, siano solo frutto di una millanteria oppure siano veritiere. In questo secondo caso l´altro passaggio obbligato è verificare se Gangemi sia davvero riuscito a far votare il candidato del Pdl. Se anche questa ipotesi si dimostrasse fondata, andrebbe quindi sviluppato l´aspetto più delicato: i favori per ricambiare l´aiuto. In altre parole il voto di scambio o comunque la capacità di un´organizzazione criminale di influenzare e indirizzare il voto di una comunità.

G. P. Marcianò durante il processo Teardo
A processo
Il ristoratore di Ventimiglia venne coinvolto nel caso Teardo: già allora era considerato in grado di comperare consensi
Trent´anni dopo, il ritorno di Marcianò
Dopo i favori all´ex leader socialista, ora l´aiuto ai candidati del ponente
Quasi trent´anni dopo la passione politica è rimasta la stessa. All´epoca, Giuseppe Peppino Marcianò dava una mano ad Alberto Teardo, presidente socialista della Regione Liguria. Oggi lo ritroviamo, più anziano, ma sempre attivo, impegnato per sostenere i candidati di un amico, Vincenzo Moio, ex vicesindaco di Ventimiglia.
L´altro trait d´union tra vicende tanto lontane è ancora una volta un´inchiesta giudiziaria. All´epoca era quella del giudice istruttore, oggi capo della procura di Savona, Francantonio Granero. Il caso Teardo, tra corruzione, attentati, appalti fu la prima tangentopoli italiana. La storia dell´ultrasettantenne Peppino Marcianò la si può ripercorrere anche sul sito Truciolisavonesi. it, dove vengono pubblicati stralci degli atti dell´inchiesta dei primi anni ‘80. Vi si potrà leggere dei 25 milioni di lire versati a Marcianò da un collaboratore di Teardo, degli incontri in un ristorante di Vallecrosia e poi della definizione di Marcianò nella sentenza di primo grado:»…. che comperava voti nel ponente ligure, tra i corregionali calabresi ed era stato anche indicato il prezzo unitario per ogni voto».
Ma quella tra le famiglie calabresi e i politici imperiesi pare essere un´attrazione irresistibile. Dopo la recente retata della procura di Sanremo che ha portato in carcere componenti di alcune famiglie di Ventimiglia, accusati di aver minacciato assessori del comune di Bordighera, sono saltate fuori fotografie che documentano gli incontri in campagna elettorale tra Michele Pellegrino, uno degli arrestati, e Eugenio Minasso, deputato Pdl e vicecoordinatore regionale. Aldilà degli aspetti penali sui quali si soffermano (per evidenziarne l´assenza) i vari politici che hanno avuto contatti con pregiudicati o personaggi chiacchierati, esiste un´evidente questione di opportunità che tutti evitano accuratamente.
Sembra che molti candidati, nel ponente ligure, abbiano preso troppo alla lettera l´appello che Claudio Scajola rivolse loro al cinema Centrale di Imperia il 26 aprile del 2009, alla vigilia delle comunali per Sanremo e Imperia: «I più bravi sono quelli che portano più voti».
(g. fil. e m. p.)
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