Crowdfunding (raccolta fondi tra la gente)
Crowdfunding
(raccolta fondi tra la gente)
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Crowdfunding |
Chi non ha mai sognato almeno una volta di mandare a quel paese banche e operatori finanziari, esosi intermediatori tra risparmiatori e bisognosi di credito, per poter evitare commissioni e gabelle che sovente affossano la convenienza dell’investimento?
Dopo l’avvento, negli anni ’90, delle banche eticamente orientate, nate soprattutto su spinta degli operatori del terzo settore e che miravano a ridurre le ingiustizie presenti nelle operazioni di intermediazione, ora è la volta del sogno estremo: eliminare cioè gli intermediatori tout court per collegare direttamente chi pensa di avere una buona idea e cerca soldi, e chi vuole sapere chiaramente dove vanno a finire i suoi risparmi. Il sogno è ormai possibile grazie alle nuove tecnologie presenti in rete, e quindi non può che avere un nome inglese: crowdfunding (tradotto, raccolta fondi tra la gente). Negli ultimi anni questa forma di risparmio sta avendo un notevole successo: in Italia, grazie anche al fatto che il nostro paese è stato uno dei primi (2013) a varare una normativa per questo settore, l’ammontare delle cifre coinvolte al 30 giugno scorso arriva a superare i 435 milioni di euro. Un anno prima era meno della metà, mentre nel mondo la raccolta arriva a 12 miliardi di dollari. Occorre però chiarirsi sui termini. Le forme più note al pubblico sono il tipo “donation based” (in pratica una donazione a chi chiede il prestito) e la forma “reward based” (chi dona ha diritto ad usufruire dei prodotti creati dal soggetto finanziato a prezzi di favore), ma in realtà quelle che funzionano di più sono la forma “equity based” (chi presta i soldi diventa socio di minoranza del soggetto finanziato) e “lending based” (chi presta i soldi riceve un interesse prefissato). Mentre le prime due forme sono una sorta di beneficienza e quindi ognuno può farla anche senza intermediari, per le altre occorre affidarsi a una delle tante piattaforme nate in questi ultimi 5 anni, scegliendo tra queste le caratteristiche che fanno al caso giusto sia se si vuole partecipare come investitori, che come imprenditori. Una prima distinzione è appunto tra: · le piattaforme che coinvolgono i finanziatori nel capitale dei finanziati (e tra queste vi sono quelle che coinvolgono il finanziatore in un unico investimento e quelle che invece “spalmano” i soldi del finanziatore su più investimenti); · e quelle che invece distribuiscono ai finanziatori obbligazioni a tasso fisso (il finanziatore riceve annualmente gli interessi maturati e, al termine del prestito, tutto il capitale investito) o contratti di mutuo (il finanziatore riceve annualmente indietro una quota di capitale prestato più gli interessi maturati). La Consob con delibera n. 21110 del 10 ottobre 2019 ha consentito ai portali di crowdfunding italiani di offrire non più soltanto titoli di capitale, come azioni o quote, ma anche obbligazioni e altri titoli di debito, riducendo così l’aleatorietà dell’investimento che si baserà quindi su tassi di interesse predefiniti. Questi strumenti potranno essere sottoscritti anche da investitori non professionali che rispondano a determinati requisiti patrimoniali e si può immaginare quindi che questo tipo di approccio avrà un fiorente sviluppo nei prossimi anni. La seconda distinzione tra le piattaforme esistenti è tra quelle di diritto italiano, quindi vigilate dalla Consob, e quelle straniere (per esempio spagnole o estoni) che operano in Italia. Infine, vi sono piattaforme che si sono specializzate in particolari settori, per esempio l’immobiliare, le imprese sociali, le produzioni cinematografiche o le squadre di calcio. In Italia le campagne di raccolta sono già state 401, organizzate da 369 diverse imprese (170 nell’ultimo anno), ed è interessante notare che anche alcune banche tradizionali (come Intesa SanPaolo o Banca Etica) o aziende multinazionali (Edison) hanno fiutato l’affare e propongono piattaforme crowd per agevolare e/o integrare i prestiti ai propri clienti; occorre poi precisare che gli allettanti tassi di interesse che si riescono a spuntare da parte dei finanziatori nascondono comunque un grado di rischio superiore a quello presente negli investimenti tradizionali. Ma volete mettere con la soddisfazione di vedere crescere e svilupparsi un’idea concreta, visibile, di cui si condividono valori e obiettivi?
In un periodo di tassi di interesse prossimi allo zero, e con una difficoltà di accesso al credito per i giovani imprenditori forse mai raggiunta prima, una semplice surfata su internet alla ricerca delle caratteristiche richieste vi aprirà la vista su un mondo giovane, frizzante, con idee a volte geniali che può rappresentare una svolta nel mondo del credito e nel futuro di molti. PAOLO MACINA 3 Novembre 2019
Torinese, matematico, funzionario presso una compagnia assicurativa, obiettore di coscienza. Esperto di temi relativi all’economia nonviolenta e alla finanza etica, per sei anni rappresentante dei soci torinesi di Banca Popolare Etica e per tre consigliere della Fondazione Culturale Etica. Ha collaborato con diverse riviste d’area pacifista e nonviolenta.
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