Considerazione sugli OGM (seconda puntata)

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
CONSIDERAZIONI SUGLI OGM
Seconda puntata

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Quarta parte)
 
 Come preannunciato dell’articolo della scorsa settimana, oggi ritorniamo a discutere sul tema degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati); ma, quasi fatalmente, dovremo rivolgerci al di là del presente e cercare di immaginare il futuro nostro e dell’intera umanità.

Per questa semplice ed elementare ragione nei prossimi articoli, noi dovremo, in assoluta coerenza con questo concetto, parlare e discutere dei seguenti argomenti:

 – Considerazioni sull’agricoltura biologica

 – L’agricoltura del futuro

Ovviamente, oggi, ci andiamo a collegare con l’articolo della scorsa settimana e rivolgeremo la nostra attenzione sul seguente argomento:

CONSIDERAZIONI SUGLI O.G.M.

(Seconda puntata) così datato: 4 Maggio 2007

 Esistono dubbi o, addirittura, i giudizi negativi sulla produzione e successiva utilizzazione degli alimenti geneticamente modificati?

La risposta è, senz’altro, affermativa; cercherò di analizzare, in questa seconda puntata l’origine e la natura di tali contrarietà, iniziando, peraltro, a svolgere alcune considerazioni sulla genesi storica dei giudizi espressi sugli OGM, a partire dai primi mesi del 2002.


Gro Harlem Brundtland

– In quell’ anno, l’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ (diretta da una stimatissima esponente dell’ambientalismo mondiale, la norvegese Gro Harlem Brundtland), dopo un’attenta valutazione della letteratura scientifica internazionale, espresse il seguente giudizio:

“Il rischio sanitario, associato alla coltivazione di una pianta OGM non è, in linea di principio, diverso da quello associato alla coltivazione di una pianta convenzionale.”

Alla stessa conclusione, giunse, sempre nel 2002, una COMMISSIONE SCIENTIFICA DELL’ UNIONE EUROPEA, la quale, dopo aver analizzato i dati relativi ai 15 anni di studi, effettuati in 400 diversi laboratori dell’Unione, concluse che:

Le piante geneticamente modificate ed i prodotti sviluppati e commercializzati fino a questo momento, secondo le usuali procedure di valutazione del rischio, non hanno mostrato alcun nuovo rischio per la salute umana o per l’ambiente, oltre alle solite incertezze che caratterizzano gli incroci convenzionali.
Anzi, l’uso di una tecnologia più precisa e la maggior severità delle regole, li rende, probabilmente, più sicuri delle piante e degli alimenti convenzionali.”

Questo giudizio portò, nella Primavera del 2002, laPONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZEa pubblicare, a sua volta, un Documento decisamente favorevole all’ utilizzo degli OGM in agricoltura, arrivando, addirittura, a definire tale impiego come un’opportunità per il Terzo Mondo.

Di fronte a questo triplice giudizio positivo (rilasciato, quasi congiuntamente, dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’ Unione Europea e dalla Pontificia Accademia delle Scienze) ogni dubbio sembrava definitivamente caduto.

 
Jean Pierre Berlan

– Ma, così non è stato e gli episodi, in negativo, hanno iniziato a succedersi; segnalo, in proposito, qualche esempio:

1) Il più significativo (e dall’ effetto addirittura sconvolgente) è quello fatto pervenire, all’ intera umanità, da Jean Pierre Berlan (Direttore di Ricerca presso l’Institut National de la Richerche Agronomique di Montpellier), il quale  nella sua pubblicazione “La guerra al vivente”  Bollati- Boringhieri editore, ha molto chiaramente dichiarato che:

” Attraverso la brevettabilità del prodotto OGM, il contadino non può più seminare il grano biotech raccolto, ma deve comprare le sementi dalle grandi imprese produttrici; dunque, la produzione rimane nelle mani degli agricoltori, ma lariproduzionediventa il monopolio dei fabbricanti di agrochimici.”

Questa rivoluzione riproduttiva è, oggi, destinata a sovvertire il tradizionale modo di essere dell’agricoltura e, soprattutto, a cancellare la figura e la funzione del contadino di ogni parte del Mondo.

Eva Benelli ha mirabilmente scritto:

 “C’era una volta il contadino.
Arava la terra, distribuiva il seme, sorvegliava i raccolti, controllava il prodotto.
E poi, quando era il tempo di seminare di nuovo, sceglieva, tra le sementi,
da lui stesso raccolte, quelle che, a suo parere, avrebbero dato il risultato migliore, in una teoria idealmente infinita di raccolti sempre più ricchi, di produzioni sempre più efficienti.
Non era fatto, dunque, solo di fatica il suo lavoro; c’era spazio per la progettualità, le scelte, la pianificazione del futuro.
Chi il suo pezzo di terra era riuscito a conquistarselo, poteva dirsi padrone di se stesso; in una certa misura, maestro del proprio destino.
Ma, anche chi lavorava la terra degli altri, in qualche modo poteva sentirsi partecipe del miracolo di portare a casa, ogni anno, un nuovo raccolto.”

Che cosa dice a tutti noi questa malinconica (ma, splendida) considerazione di Eva Benelli?

Ci dice esattamente questo: il mondo agricolo tradizionale, che aveva il suo centro ideativo ed operativo nel contadino, sarà destinato a sparire, perché l’unico fattore produttivo, assolutamente indispensabile, vale a direil SEME, passerà dalle mani del contadino alle mani delle grandi multinazionali, le quali si ritroveranno ad avere il potere, contemporaneamente, sull’ origine, sulla produzione, sul commercio e sulla distribuzione non soltanto del grano, ma, anche, di molti altri alimenti, indispensabili alla sopravvivenza del genere umano.
Tutto questo, ovviamente, se la produzione degli OGM diventerà massiccia  ed incontrollata.


Vandana Shiva

2) Un altro significativo esempio è quello portato, alla pubblica attenzione, dalla scienziata e filosofa indiana Vandana Shiva, la quale, in una intervista giornalistica risalente al 16-07-2003, ha testualmente dichiarato che:

“Il cibo transgenico non risolverà il problema della fame nel mondo.
Lo dico sulla base delle ricerche del mio centro.
Da dieci anni, stiamo studiando gli effetti dellemonoculture(non soltanto degli OGM);queste hanno scalzato la biodiversità.
Il sistema delle biodiversità ha dato, a seconda delle coltivazioni, risultati da 10 a 100 volte superiori a quelle fornite dalle monoculture (anche transgeniche).”

3) Esistono, inoltre, alcuni esempi negativi specifici (riferiti, cioè, a ben definite produzioni).
Mi riferisco, in particolare, alla creazione di Piante OGM, resistenti ad un potente erbicida,il GLIFOSATO.
Questa sostanza, utilizzata soprattutto negli Stati Uniti, ha lo scopo di distruggere, all’ interno delle colture, piante parassitarie di diversa natura.
Gli agricoltori avevano, però, constatato che questo erbicida veniva ad annientare non soltanto le piante indesiderabili, ma le stesse colture privilegiate.
La società produttrice di Glifosato ha così incaricato gli scienziati di preparare geneticamente varietà di Soia e di Mais, resistenti all’ erbicida incriminato.
In questo modo, è stato ottenuto un duplice risultato positivo; infatti, la massiccia applicazione di Glifosato ha distrutto totalmente le piante infestanti, ma non ha disturbato la coltivazione delle piante di interesse alimentare e commerciale, geneticamente modificate; parallelamente, si è verificato, però, un grave fatto negativo: il Glifosato, impiegato in dose elevate, finiva nel terreno e nelle falde acquifere, determinando un pericoloso inquinamento; per di più, l’erbicida rimaneva immutato nei vegetali, destinati all’ alimentazione umana, con conseguenze nefaste facilmente immaginabili.

Un altro esempio, apparentemente simile, ma, in realtà, ben più complesso ed inquietante è quello riferito dagli scienziati del Centre for Ecology and hydrology, attraverso una loro pubblicazione riportata dal periodico ” Guardian”, nel luglio del 2005.
In sintesi: i geni di una coltivazione sperimentale OGM di colza (modificati per resistere ad un erbicida) si sono spontaneamente trasferiti in una pianta locale,la Senape Selvatica, la quale, di conseguenza, è diventata resistente allo stesso erbicida.

L’ aspetto che maggiormente ha preoccupato i ricercatori inglesi (e, di conseguenza, tutti noi) risiede nel fatto che, per la prima volta nella storia della biogenetica, si è verificato un passaggio non programmato, bensì spontaneo, di un gene OGM da una pianta all’altra.
Questo fatto, a prima vista di scarso rilievo, assume, al contrario, un’ eccezionale importanza, perchè è indicativo per una possibilità spontanea di contaminazione genetica (altrimenti definita “ibridizzazione”) tra piante di diversa natura; non a caso, l’ex- Sottosegretario all’ Ambiente del Governo Inglese, Michael Meacher è giunto ad affermare:

“Non possiamo permetterci di rischiare che i raccolti transgenici contaminino piante selvatiche, in modi imprevedibili.
Se le erbacce diventano in grado di tollerare erbicidi ad ampio spettro, in seguito all’ impollinazione incrociata, entriamo in acque sconosciute.”

Tralascio, per ragioni di spazio, tutte le controversie (e relative polemiche) sul Golden Rice, alle quali, peraltro, ho fatto cenno nella prima puntata; sull’ argomento, mi limito a riferire la sintetica conclusione di unDocumento, sottoscritto da dieci Scienziati italianie pubblicato dal quotidiano ” Il Corriere della Sera, in data 18-7-2004:

” L’ utilizzazione del Golden Rice per combattere le carenze di vitamina A è un esercizio di stile biotecnologico, che però, evidentemente, al momento, non sembra presentare applicazioni pratiche.”

 4) L’ esempio in negativo che, tuttavia, maggiormente ha incuriosito la pubblica opinione va ricondotto all’avversione che le API hanno dimostrato, da tempo, nei confronti delle piante geneticamente modificate.
Le api, infatti, non apprezzano i campi OGM, li evitano accuratamente ed, a quanto pare, trasmettono messaggi di allarme anche alle loro compagne, che non hanno ancora sorvolato coltivazioni transgeniche. Gli studiosi si sono accorti di questo fatto, alquanto tardi, ma hanno, tuttavia, compreso, in tempi successivamente rapidi, le motivazioni, che erano alla base dell’ avversione, che le api mostravano nei confronti  degli OGM.
La pianta che venne osservata fu la CANOLA, la quale non esiste in natura, ma è nata, in Canada, attraverso una manipolazione genetica della Rapa; la canola è una pianta che genera, soprattutto, fiumi di dollari, perché produce un particolare olio, idoneo per innumerevoli usi (anche alimentari), in quanto povero di grassi pesanti.

Gli scienziati della Simon Fraser University, nel British Columbia del Canada, hanno notato che, nelle zone ove la Canola cresce (ovviamente, con impeccabile logica industriale), si è registrato un crollo dell’ impollinazione; partendo da questo dato empirico, gli scienziati sono riusciti a trovare il perché di tutto questo: “UN GENE MARCATORE, utilizzato nella creazione della pianta canadese, riesce a trasferirsi nei BATTERI che, da tempo immemorabile, colonizzano il sistema digerente delle api; questi microrganismi batterici si alterano e da ospiti si trasformano in Killer, facendo strage dell’ ape”.
Dunque , in alcune aree del nostro Pianeta, le api diminuiscono di numero e tendono, addirittura a sparire, a causa di una contaminazione transgenica ben precisa, ma assolutamente inusuale ed, in ogni caso, non programmata.
La preoccupazione più grande, che discende da questa scoperta, è quella segnalata dalle Associazioni Britanniche ” Bee Farmers Association” e ” Friends of Earth”, le quali hanno sottolineato che esiste il rischio che ” i resti transgenici” possano trasferirsi dalle piante agli animali e, naturalmente, all’ uomo.
 


A quale conclusione, possiamo noi, oggi, giungere, dopo aver descritto e sinteticamente valutato, in questa puntata e nella precedente, i vantaggi e gli svantaggi derivati dall’ impiego degli OGM?

Confermo, in risposta a quest’ ultimo quesito, quanto da me già scritto in “SCIENZA E UTOPIA”, vale a dire:
Il potere, nel settore degli OGM, è, attualmente, in poche e ben individuate mani, rappresentato da alcuni grandi Monopoli Internazionali.
Se questo potere continua a rimanere in queste mani, corriamo il rischio di una sudditanza della ricerca  scientifica e tecnologica rispetto all’ imperante economia globale; di conseguenza, potrà accadere che la produzione agricola venga indirizzata e concentrata su poche e ben determinate specie vegetali (utili all’ economia, ma non all’ ecosistema), dimenticandosi  dell’ incredibile varietà di piante normali, offerte, da millenni, all’ umanità dalla natura e dalla vecchia agricoltura.

Affinchè il MONDO NUOVO RAPPRESENTATO DAGLI OGM possa apportare vantaggi ai coltivatori e, più in generale, alla totalità della popolazione mondiale, occorre, dunque, ridare indipendenza epotere effettivo alla SCIENZA ed alla TECNOLOGIA ad essa applicata, ben consci che la ricerca scientifica, per ottenere CERTEZZE, deve percorrere una strada lunga e tortuosa, fatta di vittorie, ma, anche, di insuccessi e sconfitte; vanno, quindi, abbandonati i giudizi approssimativi, fondati su preconcetti e pregiudizi di stampo fideistico o, peggio, ideologicizzante.

Di conseguenza, invio ai lettori di Trucioli Savonesi, questo lapidario consiglio di Andrè Gide:

FIDATI DI COLORO CHE CERCANO LA VERITA’
DUBITA DI QUELLI CHE L’ HANNO TROVATA

Savona 4 maggio 2007     ALDO PASTORE          

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