Con l’uomo di Rignano governo e maggioranza sono..

Con l’uomo di Rignano governo
e maggioranza sono al sicuro
Solo i grillini, se volessero salvare la loro identità, potrebbero farli saltare

Con l’uomo di Rignano governo
e maggioranza sono al sicuro

Solo i grillini, se volessero salvare la loro identità, potrebbero farli saltare

 Se non fosse che gli dei dell’Olimpo sono fuggiti a gambe levate sotto l’incalzare del fanatismo cristiano (stavo per scrivere islamico), Zeus avrebbe abbrustolito con la sua folgore quelle centinaia di residui grillini che qualche giorno fa circondavano Di Maio urlando insieme a lui “Onestà, onestà!” contro la casta di cui sono parte integrante. Peggio dei mafiosi che al funerale della loro vittima confortano la vedova e si offrono per provvedere ai suoi figli. Mi batto il petto e faccio pubblica ammenda per aver sostenuto che il movimento aveva mandato in Parlamento tanti scalzacani: mi sbagliavo; i fatti hanno dimostrato che dei suoi rappresentanti non se ne salva nemmeno uno, non ce n’è uno solo che possa guardarsi allo specchio senza arrossire. Gli antisistema, anti inquinamento, anti cementificazione, anti Tav, sulla Tav non fiatano più, sul grottesco piano per il sud che ricalca le follie dei peggiori governi Dc hanno messo la firma, del sistema sono diventati il puntello e lo zimbello. Sì, ma loro tengono duro sulla prescrizione, perché nessun delitto deve rimanere impunito.  Mi piacerebbe sapere quante rapine, quanti stupri, quanti omicidi dal dopoguerra ad oggi sono rimasti impuniti perché grazie ai cavilli degli avvocati e all’indolenza dei giudici i reati sono stati prescritti.  


La domanda è retorica, perché conosco bene la risposta: nessuno. Fosse solo per questo gli italiani possono stare tranquilli. È però vero che per molti reati fumosi come, tanto per esemplificare, quelli attribuiti a Berlusconi le cose sono andate talmente per le lunghe che è intervenuta la prescrizione e la cosa ha fatto infuriare chi se ne voleva sbarazzare per via giudiziaria.  A me, che sono digiuno di pandette ma dotato di comune buonsenso, sembra che se fra diversi gradi di giudizio un procedimento non riesce a concludersi in tempi ragionevoli forse ci sono fattispecie di reato non ben definite o che le leggi non contemplano in maniera inequivoca. Nella mia rozzezza un reato come quello di concorso esterno in associazione mafiosa mi lascia piuttosto perplesso e ringrazio i miei genitori di non avermi fatto nascere siciliano mettendomi così al riparo da un’accusa dalla quale non avrei saputo come difendermi. E pur avendo passato gran parte della mia vita fra i libri e nelle aule scolastiche con un sovrano disprezzo per il denaro, ho sempre sospettato che su chiunque svolga un’attività mercantile, anche a livelli modesti, penda la spada di Damocle del reato fiscale o finanziario. Insomma che nel nostro Paese ci sia una certa dose di arbitrio nella amministrazione della giustizia e che se una parte politica gode di buone entrature in ambito giudiziario possa servirsene come un’arma contro gli avversari lo do per scontato. E la prescrizione rende quell’arma un po’ spuntata. Se poi qualche furbacchione danaroso riesce a farla franca grazie alla prescrizione ce ne faremo una ragione di fronte alla eventualità che un innocente venga tenuto sub iudice per tutta la vita. 


Ma i grillini non la pensano così, e fin qui si potrebbe convenire che sono coerenti col loro giustizialismo forcaiolo. Una ben misera coerenza, se si pensa che hanno fatto il contrario di ciò per cui erano stati votati, hanno tradito l’alleato col quale avevano stipulato un contratto per governare assieme, hanno imposto come garante di quel contratto uno che ha fatto saltare il governo senza essere sfiduciato in parlamento, hanno messo il Paese nelle mani dei compagni usciti massacrati dalle urne. Insieme alla dignità hanno perso qualsiasi identità politica e programmatica ma sono rimasti attaccati alla prescrizione sine die come a un salvagente, perché loro sono gli spazzacorrotti, loro sono i puri e gli onesti e ci vogliono dare a intendere che i vitalizi sono la macchia che insozza la politica mentre sono attaccati come cozze alle loro laute e ingiustificate prebende, quelle stesse che invogliano tanti nullafacenti e manigoldi a buttarsi in politica magari con la scorciatoia dei movimenti veri o fasulli. 

Sanno di non rappresentare più nessuno ma guai ventilare l’ipotesi di un ritorno alle urne: l’Italia è una repubblica parlamentare, che diamine! Ma nei settantacinque anni di storia repubblicana non era mai successo che il partito che in parlamento ha la maggioranza relativa grazie al voto del 34% degli elettori, a distanza di due anni risulti, non dai sondaggi ma da tutte le elezioni tenutesi successivamente, essere ormai una forza politica trascurabile nel Paese. I diretti interessati possono anche far finta di nulla ma il Capo dello Stato no, soprattutto quando diventa evidente che l’esecutivo annaspa su ogni provvedimento, è impotente di fronte ad una situazione economica e sociale drammatica e si è creato un fossato fra Paese reale e Paese legale.


Usciti con le ossa rotte da tutte le consultazioni elettorali, i grillini devono incassare ceffoni dal loro socio di minoranza che ormai si sente padrone del campo. Per mesi avevano rivendicato la loro prima esperienza di governo, con Di Maio che sembrava Edith Piaf: Non, je ne regrette rien e ora deve subire senza rifiatare un qualunque Andrea Romano che bolla come “disastroso” il governo gialloverde. Umiliati e offesi, snobbati dal premier che hanno affibbiato al Paese e si è ormai rintanato sotto le ali del Pd, sono un pugile suonato che continua a prenderle da tutte le parti, silenti anche di fronte alla minaccia che il reddito di cittadinanza venga eliminato (la spesa per i migranti no, quella non si tocca).


Loro che sono la forza maggioritaria assistono istupiditi alle schermaglie fra Conte e Renzi, quel Renzi che concepisce la politica come monòpoli, un gioco di potere sulla pelle del popolo bue e a cui però va riconosciuto il merito di farlo scopertamente e quel Conte che non ha capito che la politica potrà essere anche ambizione, tradimenti, parole vuote ma un minimo di sostanza etica la richiede. Intanto i media ci danno a intendere che il governo è in bilico per quelle schermaglie, sapendo bene che i due recitano una pessima farsa e sono l’uno più dell’altro incollati alle loro posizioni di potere. Un potere ingiustificato e illegittimo perché non rappresentano nessuno, e infatti non sono tenuti a render conto a nessuno; possono infischiarsi del consenso, consci l’uno e l’altro che di democrazia in Italia c’è solo il nome.


Ciò che sorprende è l’ipocrisia o la sprovvedutezza degli osservatori politici, che insistono nell’imputare ai ricatti, alle bizze, ai voltafaccia renziani la stabile instabilità della legislatura e lo stallo in cui si trova il Paese. Uno stallo che discende piuttosto dalla assoluta incapacità di questa maggioranza raffazzonata, dalla quale non sarà certo Renzi a liberarci (né l’inquilino del Colle che l’ha fortemente voluta). Gli unici che potrebbero staccare la spina, e lo sanno bene, sono i grillini ma ahimè sembra che non si rendano conto che sarebbe l’unico modo per evitare di liquefarsi completamente nella melma della sinistra. 

    Pier Franco Lisorini  docente di filosofia in pensione  

 

 

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