COMMENDATOR FAMELI BATTA UN COLPO!

LETTERA APERTA AL ‘BOSS’
COMMENDATOR FAMELI BATTA UN COLPO!

LETTERA APERTA AL ‘BOSS’
COMMENDATOR FAMELI BATTA UN COLPO!

Antonio Fameli

Alassio – Non volevo lasciare la mia adorata Baia del Sole, la sabbia finissima del mio mare, per raggiungere la città dei Doria sconvolta da paginate di cronaca nera e giudiziaria. Locandine all’esterno delle edicole.

Io, diavolo dei goderecci che amo la bella vita, chiamato d’urgenza al capezzale di una città che non reagisce. Amorfa. Sembra moribonda. Almeno, fino ad oggi, sabato, tutti i ‘diavoletti buoni’ al servizio di Belfagor, hanno evitato il lavoraccio del “cronista di strada”.

 Ho persino disturbato due miei protetti, il ras veterano del giornalismo ponentino, Sandro Chiaramonti (La Stampa); il battagliero neo capitano Claudio Caviglia (Il Secolo XIX). Come è possibile, catturano il “boss”, il “capo dei capi”, in quel di Loano, è non fate poche righine, magari simpatiche, di commento? Se volete di elogio. Lo Stato ha vinto?

Non dite ai vostri “gregari” di intervistare la gente, correre dal sindaco, dai loanesi che contano e non mancano.  Pare abbiano una gran voglia di parlare, vuotare il sacco. Eccone alcuni.

Il fotogenico presidente ‘Angiolone’ Vaccarezza, il presidente Franca Capelluto Roveraro, il presidente  Graziella Cha Del Balzo, il presidente della locale Confcommercio (scusate, dimentico il nome, è per caso quello della villa agricola con piscina? O un suo omonimo?), il presidente della Loanesi Calcio, il presidente del consiglio comunale, prof. Pietro Oliva, massimo organo istituzionale locale, il presidente acclamato della Pro Loco (è sempre lei?) Giuliana Amelotti, il presidente-assessore (è sempre lui?) dei Bagni Marini, Bernardino Tassara

E si potrebbero aggiungere, in quanto persone ammirate ed invidiate da Belfagor, le  rappresentanti  rosa loanesi nella Fondazione Carisa, nei giovani industriali, in consiglio regionale. Rispetto la privacy anche se non dovuta.

Possibile che io diavolaccio, seppure il più potente, temuto e ricco sfondato di questa bella terra, sia costretto a difendere l’”amico di vecchia data”, Antonio Fameli, tornato per la quarta volta (o sbaglio?) nelle patrie galere!  Erano oltre dieci anni che viveva in pace nel suo villone commerciale (condonato), con qualche intrusione/disturbo della maledetta Casa della Legalità, ripagata suon di querele, pochi trafiletti  sui media (La Gazzetta di Loano assente) e poi la pace. La serenità dello spirito e in libertà di stampa. Provate a consultare l’archivio di Trucioli se trovate qualcosa di interessante sul personaggio. Sarete appagati, ma quanta paura?

Lo difendo a spada tratta perché tutti gli altri tacciono. Faccio il bastian contrario. Hanno una fifa matta? Non hanno fiducia nelle Istituzioni? Credono sia davvero, come ha detto persino il giornalista di Rai 3, venerdì sera, durante il telegiornale che ci troviamo di fronte ad un “boss”.  Copiato dai titoloni di mass media locali. Non hanno aggiunto se “ boss” va inteso (a illazione) per mafioso vero, come il termine porterebbe a credere, o ad altro titolo ‘onorifico’: “boss del cemento”, “boss dell’asfalto”, “boss della cave”, “boss di concessioni demaniali”, “boss dei locali pubblici”, “boss dei capitali esportati”, “boss di tangenti”, “boss dei palazzinari”.

Belfagor, senza nasconderlo, da anni nutre simpatia per questo personaggio (al secolo commendator Antonio Fameli,  massone di Piazza del Gesù in buona compagnia, ora in sonno, devoto di Santa Rita, già benefattore della Croce Bianca di Borghetto e di opere parrocchiali) per aver riempito centinaia e centinaia di pagine di giornali. Contribuito alla loro diffusione. Persino i rotocalchi rosa negli anni (1977) della “comunione d’oro” della figlia Rita.

Fameli il giorno dell’arresto

 

Oggi diventata madre giudiziosa, con residenza a Montecarlo, a quanto mi si dice. E il rispetto che dovrebbe meritare l’ultimogenito Saverio

Lui ha sempre vissuto a Borghetto e Loano, mai coinvolto in una storia di giustizia o malagiustizia. E perché non si deve far sapere. La dimostrazione, cara al diavolo Belfagor, che i figli non devono pagare le colpe o l’onta dei padri e qualche volta viceversa.

 Sapete, cari fans belfagoriani, cosa mi ha incuriosito di più della spettacolare ed a quanto si dice intelligente (operazione di intelligence) di polizia e magistratura? Che non ci sia una sola parola, nelle imputazioni, riferibile a concorso esterno o (interno, organico) in associazione mafiosa? Ce lo nascondono, per motivi di tattica investigativa, oppure non si sono trovati concreti riscontri? Facciamo una scommessa. Come finirà?

Belfagor certamente è quello che sa meno di tutti del passato di Fameli senior. Non ho avuto la fortuna di seguire i grossi scandali, di un tempo, che hanno interessato la mia prediletta provincia. Non c’ero e se c’ero nulla sapevo durante le meravigliose operazioni Ammiraglie di Savona (Edil Nord-Berlusconi giovane imprenditore?). Poi c’era il mio predecessore a guidare il bombardiere Renzo Bailini, reso inoffensivo e ora lontano mille miglia, che aveva contribuito ad affondare l’ammiraglia di Alberto Teardo e C.

Non ero il diavolo vero quando esplose, con ritardo, il bubbone delle indagini capestro sulle Bombe di Savona, con il procuratore capo messo a ko e il Consiglio Superiore della magistratura in azione. E ancora, quella serie di scandaletti che hanno accompagnato la storia di questa provincia a corto di corrotti e corruttori.  Chi scrisse dei falsi invalidi di Albenga e di quel birbarnte di consigliere comunale Furfaro (ci ha lasciato) che fece lo sgambetto ad Angioletto Viveri, dopo serate a champagne e fanciulle nella villa Fameli

Infine anni di pace, senza mafia attiva, assicurava un insuperabile magistrato bomber. Perché non credergli? Saranno stati pure loro in ‘sonno’. Cari amici tuttologi della carta stampata battete un colpo! Un ex procuratore della Repubblica si era beccato addirittura una condanna proprio per via di massoni ingauni, in soccorso del ‘mio’ commendatore.

No, lo riconosco, ci sono degli esperti veri della materia. Le memorie storiche sono una miniera da far fruttare, valorizzare. Sanno tutto e forse daranno alle stampe un libro. L’unica eccezione finora, a rovinare la festa, sono state quelle pagine del coraggioso giornalista Bruno Lugaro. Lo dovevano divorare con querele, ma quando hanno intravisto l’ombra di Belfagor,  protettore dei potenti, si sono spaventati ed hanno battuto tutti in ritirata: imprenditori e sindacalisti, avvocati, promossi in politica.

Come ogni diavolo che semina tempesta e non dice mai la verità, sono corroso da un terribile sospetto. Non sarà che il “boss Fameli”, conservi da qualche parte una marea di documenti tali da far tremare e trascorrere notti insonni (se ancora viventi) a qualche decina di ex miei “diavoletti”. Domando: quanti principi del foro ha avuto nella sua ‘carriera’ il cittadino di San Ferdinando di Rosarno? Quanto ha versato in contanti, in assegni (pochi) e quante fatture ha messo in archivio?  Quanti miei ‘amici’ hanno frequentato quella che inizialmente era la villa  stile liberty e festaiola? Quante buone anime delle istituzioni lo hanno affiancato nella sua sfavillante carriera di milionario e poi miliardario, oggi con l’euro siamo tornati ai milioni! E le festicciole riservate in quell’albergo di Andora dove fu ucciso un ex questore?  

E quell’ottimo Corrado Carnevale – annullò in Cassazione la sentenza di ‘… mandante  e concorso in omicidio’ – è stato davvero un uomo della legge! Altro che favole come potranno testimoniare tanti illustri parlamentari, vicini e lontani, al mio protetto “boss”, eletti in Liguria, in Calabria, nel Lazio.

Non ho dubbi, il “mio boss” non tradirà. L’ha dimostrato quando è stato messo alla prova, altro che millantatore! In un processo calabrese l’hanno persino indicato, urlando dalle gabbie dei detenuti,  “traditore”, “spione”, “collaboratore degli sbirri”. Voi popolo dei giusti che siete informati divulgatelo, per favore.

Il “caro boss”, è persona astuta e saprà custodire, a dovere, l’archivio segreto. In stretta confidenza, spero tanto di essere tra i beneficiari-eredi. Forse è per questo che, anche in questa occasione, cerco di trattarlo bene, tenermelo amico. Non sarei un perfetto diavolo.

Ho un’idea! Cittadini loanesi, ricchi e poveri, massoni e non, se vi intervistano (…i mafiosi a Loano?) sappiatevi regolare. Se dite ciò che pensate non sarete puniti. Avrete la potentissima protezione che solo un diavolo della mia stazza può assicurare e garantire. Ho tante entrature, la ‘ndrangheta vera, affaristica, dei colletti bianchi, non oserebbe mai sfidarmi. Perché sa che l’inferno è eterno.

Voglio chiudere il mio sermone diavolesco ed indiavolato dopo aver letto, da qualche parte, anzi su un blog di battaglia e con successo di lettori (a Ventimiglia ha fatto sciogliere, con l’aiuto dei suoi amici, il consiglio comunale per ‘infiltrazioni mafiose’) che si chiama “Alza la Testa”, oppure “Bevera e Dintorni” dell’apicoltore Marco Ballestra che “…tale Cristian indica ai cittadini Antonio Fameli come mafioso ed esponente della cosca dei Piromalli”. Non usa neppure il condizionale. Non teme denunce, nè richieste danni.

In cuor mio, lo confesso, speravo tanto che il procuratore capo, il questore, il capo della squadra mobile, pronunciassero almeno la parolina fatidica “un presunto mafioso è in gabbia e la giustizia farà il suo corso”. Per ora ‘solo’, faccio per dire, reati di ‘riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, associazione a delinquere’.

A proposito, ma quanti sono i riciclatori dai proventi di evasione fiscale in questa nostra amata Liguria? Che il “boss Fameli” (perché non aggiungere presunto, in assenza di condanne passate in giudicato, altrimenti succede come per mister Dell’Utri) sia  proprio il “capo dei capi”? Ma, sia chiaro, Loano resta la “capitale della politica” nobile, pulita, parola de l’autorevole La Stampa.

Amico mio, se qualcuno ti ha etichettato “mafioso autentico”, in sintonia con famiglie ndranghetiste, in rapporti di ruberie tra politicanti ed affari, almeno per una volta non querelate Belfagor, il servo vero delle anime destinate all’inferno, il mio regno. Io non lascio, raddoppio e sparo. Giudicate voi! Il vostro noiso…

Belfagor 

11 marzo 2012   

 

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