Come l’inconsistenza appiana le contraddizioni

Il segreto della destra italiana

La destra italiana, non è una novità, ha tante anime, molte delle quali incompatibili fra di loro. Il fascismo stesso aveva diverse sfaccettature, politiche e culturali, disposte lungo un continuum che andava da posizioni libertarie, dissacratorie e antiborghesi a posizioni autoritarie, conformiste e ultraborghesi. Ma questa è storia. Tornando alla cronaca, la nostra destra di governo è anch’essa piena di contraddizioni, sia sotto il profilo della prassi sia per ciò che attiene ai principi ispiratori. È difficile, per esempio, conciliare lo statalismo degli ex missini con le autonomie della Lega, il sovranismo di FdI e della Lega con l’europeismo di Tajani, l’oltranzismo atlantista della Meloni con il malcelato putinismo di Salvini, il giustizialismo storico di Lega e An – da cui sono sbocciati i Fratelli d’Italia – col garantismo (interessato) dei centristi e del berlusconismo. La sinistra, al confronto, è un fronte ideologicamente compatto e le bizze sul campo largo o stretto sono solo la conseguenza di rivalità personali. Che esistono anche a destra, per carità, ma sono appianate dal potere e dalla possibilità di accontentare tutte le bocche. Bisogna però scindere il piano della soggettività da quello della realtà oggettiva e se sul primo le posizioni di principio si scoloriscono col solvente degli interessi personali fino a diventare indistinguibili sul secondo arriva il tempo delle scelte e della necessità di inverare le parole con i fatti. Per quanto bravi siano gli italiani a procrastinarlo e a giocare a rimpiattino questo tempo arriva e non ci sono più nascondigli.

Il sostegno incondizionato del governo all’Ucraina è un insulto agli elettori della Lega, quelli che hanno digerito i rospi del voto a Mattarella e della partecipazione al governo Draghi ma non sono disposti a rischiare la terza guerra mondiale per problemi interni all’Ucraina (lo dico volutamente in modo neutro anche se personalmente sono convinto di un preciso disegno americano contro la federazione russa e con obbiettivo finale la Cina). Ma come si comporterà questa maggioranza di fronte all’inevitabile tracollo militare dell’Ucraina? spinta dalla Nato, vale a dire dagli angloamericani, entrerà direttamente in guerra con la federazione russa con forze aeree e terrestri? A quel punto Salvini e lo stesso Tajani faranno rimangiare alla Meloni e a Crosetto il loro oltranzismo atlantista? e se non ci riusciranno perderanno la faccia e ogni residua credibilità o usciranno dalla maggioranza facendo cadere il governo?.
Nell’ultimo caso col governo cadrà la maschera di una destra che di anime non ne ha nemmeno una ed è solo l’altra faccia di un regime fantoccio imposto dagli Usa a Pd e FdI. Sono pronto a scommettere che verrebbe allo scoperto l’asse rosso-nero e che la Schlein si affretterebbe a correre in soccorso della sua omologa. Certo le cose andrebbero diversamente se, posto che Forza Italia abbia veramente una linea e sia in grado di mantenerla e che Salvini non sia incline a vendersi l’anima al diavolo, in Fratelli d’Italia ci fosse qualcuno -di cui al momento non c’è traccia – con la schiena dritta e capace di far fuori la Meloni e il gruppo dirigente del partito.

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A quel punto si costituirebbe una maggioranza coerente con la volontà degli elettori e i compagni resterebbero col cerino in mano del sostegno all’Ucraina e con la patente di guerrafondai. È solo il libro dei sogni: la posizione dell’Italia liberata dal giogo atlantico toglierebbe dall’angolo Orban, darebbe risalto alla repubblica ceca, incoraggerebbe la Spagna e l’Austria a uscire dall’ambiguità e le maggioranze antiatlantiste di Francia e Germania avrebbero buon gioco sui rispettivi governi. Con la commissione ridotta a fare assegnamento sulla Polonia e i Paesi baltici non solo sarebbe la fine dell’Europa che conosciamo ma anche la Nato andrebbe in frantumi. considerati anche la posizione eccentrica della Turchia e l’effetto boomerang della follia bellicista di Israele. .. È fuor di dubbio che la ratio interna alla storia spinge in questa direzione ma la storia ideale deve fare i conti con gli attori incaricati di attuarla e Tajani è più inconsistente delle ombre dell’aldilà, Salvini non è all’altezza del ruolo che si è assunto o le circostanze gli hanno attribuito e che dentro FdI ci sia qualcuno con la schiena dritta che emerge dal resto della compagnia è a dir poco improbabile. Per la stragrande maggioranza degli italiani sarebbe una strada obbligata. Con questa destra è un’ipotesi irrealizzabile.
Ma non ci sono solo l’Ue e l’Ucraina a mostrare l’inconsistenza politica e ideale della destra italiana. Ci sono terreni di scontro estranei alle esigenze reali della società civile sui quali la politichetta italiana cerca di acquistare consistenza e dare senso alle espressioni destra – sinistra: l’aborto, che nessuno mette in discussione, le attitudini sessuali, nel cui ambito ognuno è libero di fare quello che vuole, il genere grammaticale maschile e femminile, (peccato che abbiamo perso il neutro, che poteva mettere d’accordo tutti): tutta fuffa per distrarre gli allocchi; ma a ben vedere è fuffa anche la polemica sulla sanità, sulla scuola, sulle infrastrutture, sull’ambiente, tutte questioni che lo stato attuale delle competenze, della moralità, della determinazione e della capacità organizzativa del personale su cui può contare il Paese in questa fase della sua storia – quale che sia il colore del governo – non possono essere non dico risolte ma nemmeno correttamente impostate.

E non so se sia più sconcia la posizione della sinistra che pretende di fare una propria bandiera della scuola che ha affossato, della sanità pubblica che ha distrutto, dell’ambiente che ha devastato o quella della maggioranza che sostiene di aver messo mano alla scuola, alla sanità, all’ambiente quando non ha fatto nulla, assolutamente nulla. E sulle infrastrutture nessun piano di ampio respiro: resta il ponte sullo stretto, che se si farà nonostante quelli che frenano da dritta e da manca sarà una cattedrale nel deserto e se si arenerà di nuovo seppellirà l’Italia sotto una risata cosmica. Ma su tutte queste cose non vedo come possano intervenire le ideologie e i colori politici. Sono terreni politicamente indifferenti, sui quali si misura la capacità organizzativa, l’efficienza e l’efficacia di uno Stato prima che di un governo e si può ben dire che a distanza di un secolo se n’è fatto di regresso.

Ci sono però altre questioni dirimenti che è impossibile eludere e sulle quali in teoria dovrebbero impattare programmi e principi ispiratori delle diverse forze politiche: il decentramento, la fiscalità, l’immigrazione. Bene, c’è da ridere:. gli eredi quel Pci, che fin dalla proclamazione della repubblica cominciò a strillare per rendere operativa l’istituzione dell’ente regione e fece di tutto per aumentarne le competenze con l’obbiettivo di creare delle repubblichette rosse come l’Emilia e la Toscana, ora strillano perché l’autonomia compromette la centralità dello Stato unitario; a destra agitano la minaccia rossa della patrimoniale che in realtà fa più gola alla maggioranza che all’opposizione e si finge di dimenticare che il bollo auto è sempre lì, il canone auto è sempre lì, bolli e gabelle medioevali come quelle notarili sono sempre lì e in due anni di governo la pressione fiscale diretta e indiretta non solo non è diminuita di un centesimo ma è aumentata.

E se sull’immigrazione i compagni invocano porti aperti i camerati che avrebbero dovuto chiuderli li hanno spalancati. Ma la Meloni, col sostegno della stampa amica e di quella nemica, ha scoperto il valore della menzogna: abbiamo diminuito le tasse, gli sbarchi sono diminuiti del 74%. Tutto falso ma se si ripete tante volte finisce per sembrare vero. Come la buffonata del centro di raccolta in Albania: una fiasco totale ma se si ripete che è un modello per tutta l’Europa finisce che ci si crede. Del resto anche l’economia italiana va a gonfie vele, la disoccupazione è ai minimi storici, la produzione industriale si è impennata, lo stesso l’esport: tutto spudoratamente falso ma chissà perché non conviene a nessuno dimostrarlo. È la cifra della destra meloniana ma sta bene ai forzisti, e questo non sorprende, e evidentemente sta bene anche a Salvini. E a sinistra parlano d’altro, chissà perché.

Pierfranco Lisorini

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