CINEMA:Vita di Pi

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nella multisala Diana di Savona
Vita di Pi

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nella multisala Diana di Savona
Vita di Pi

 Titolo Originale: LIFE OF PI

Regia: Ang Lee

Interpreti: Suraj Sharma, Rafe Spall, Irrfan Khan, Gérard Depardieu, Tabu, Adil Hussain, Ayush Tandon

Durata: h 2.05

Nazionalità: USA 2012

Genere: avventura

Al cinema nel Dicembre 2012

Recensione di Biagio Giordano

Al cinema nella multisala Diana di Savona

 Nella parte francese dell’India contemporanea, in un territorio  di rilevanti  trasformazioni,  il giovane sedicenne Pi Patel vive  con una famiglia indiana di imprenditori che gestiscono uno zoo.

Il ragazzo visita assiduamente  gli animali. La curiosità e l’occasione  di stare spesso con loro lo portano a familiarizzare con alcune razze, le più mansuete, e a nobilitarne ossessivamente altre, le più pericolose tanto da rischiare un giorno un braccio per dare un boccone di carne tra le sbarre, alla temibile tigre Richard Parker.

Quando il padre per problemi finanziari  decide di trasferirsi in Canada con la famiglia, con l’intento di  vendere laggiù lo zoo aiutato da alcuni conoscenti, Pi Patel rimane molto turbato, pensa agli imprevisti e alle nuove insicurezze  sociali che graveranno su di lui e la sua famiglia.

In pieno oceano  a seguito di una tempesta spaventosa, la nave con lo zoo a bordo, si inabissa. Il ragazzo riesce a salvarsi a stento salendo su una scialuppa di salvataggio, ma perde i genitori. Sulla barca ci sono provviste e alcuni animali dello zoo: un orange, una iena,  e la tigre Richard Parker.

Pi Patel quasi disperato per la scomparsa dei genitori avrà grossi problemi ad affrontare l’emergenza, che si prevede lunga,  il ragazzo dovrà fare i conti con la temibile tigre Richard Parker che vuole sbranarlo, e con l’acqua le cui provviste scarseggiano. Pi Patel nei momenti di disperazione cercherà protezione anche  in Dio, rivolgendogli assidue preghiere.

Ang Lee firma un’opera tratta da un romanzo di Yann Martel, che secondo alcuni critici per alcuni aspetti  richiama, seppur vagamente, il racconto di Poe  Gordon Pyn.

 Il film sul piano formale non appare del tutto riuscito, ha uno stile ibrido che non sembra  appartenere al miglior Ang Lee (noto per grandi film di qualità come Ragione e sentimento e La tigre e il dragone), il tentativo di render omaggio o imitare con questo racconto, dai prevalenti toni mitici-fiabeschi-religiosi, qualcosa dello stile  e dell’intreccio narrativo classico del cinema americano anni ’50, fallisce, anche per ragioni compositive, a fronte di un linguaggio per immagini del film che rende stonato il rapporto d’insieme  tra immagini vere e immagini virtuali (video giochi).

 Inoltre la storia in sé regge bene solo quando è accompagnata dall’andatura a  stile classico della prima parte, per poi naufragare miseramente insieme alla nave nella seconda:  precisamente quando cominciano a dominare gli aspetti virtuali delle immagini e la narrazione surreale prende campo.

Peccato davvero perché gli ingredienti per comporre  un racconto avvincente e di un certo significato esistenziale-filosofico c’erano tutti, ma né la sceneggiatura né il linguaggio fotografico sono stati all’altezza dell’idea indubbiamente buona del progetto narrativo.

In questo film Ang Lee conferma le sue doti di cineasta di qualità solo per quanto riguarda la direzione del montaggio, la messa a punto grafica nella post produzione del film e alcuni effetti speciali che risultano sicuramente di pregio nonché originali.

BIAGIO GIORDANO

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