CINEMA: Sopravvissuto. The Martian
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Sopravvissuto. The Martian
In sala nella provincia di Savona
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Sopravvissuto. The Martian
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Il film inizia facendo vedere alcuni astronauti allegramente al lavoro sul suolo di Marte. Siamo in un’era imprecisata, ma non molto lontana dalla nostra, la Nasa ha già raggiunto diverse volte con successo il pianeta Marte, due volte con uomini e numerose altre senza. Nei viaggi privi di equipaggio la Nasa ha fatto cadere sul pianeta tutti i materiali necessari alla costruzione di una base spaziale, per permettere ai successivi astronauti una permanenza sul pianeta più confortevole e di una certa durata: il lavoro sarebbe consistito in ricerche, esplorazioni, e analisi di laboratorio.
Il meccanismo spaziale del viaggio, grazie a nuove scoperte nel campo dell’energia propulsiva, è molto più agevole di una volta. Le astronavi nel viaggio Terra-Marte e ritorno si avvalgono infatti di motori a ioni che scaricano argon con un getto ad altissima velocità in grado di far muovere il mezzo spaziale ad una accelerazione costante, quest’ultima seppur piccola, agendo in uno spazio privo di resistenza, consente all’astronave di acquisire via via una velocità in crescendo tale da migliorare decisamente i tempi di viaggio rispetto a quando, per compiere quel tragitto, si usavano come spinta accelerativa combustibili tradizionali. Il meccanismo del viaggio è semplice: una grossa e complessa astronave chiamata Hermes ruota in modo permanente intorno al pianeta Terra. All’inizio del viaggio verso Marte essa accoglie prima il modulo spaziale con i relativi astronauti messo in orbita dalla Nasa. Sistemata la navicella e gli astronauti nella sua struttura, Hermes abbandona l’orbita terrestre e si dirige verso Marte, una volta entrato nell’orbita del pianeta rosso libera il modulo di atterraggio con gli astronauti e lascia a loro il compito della guida verso il suolo marziano. Il modulo spaziale, con sotto la sua struttura di lancio pronta a far rientrare in orbita gli astronauti a fine missione, atterra nei pressi della base spaziale costruita dai precedenti astronauti su Marte. Il film tratta della terza missione sul pianeta rosso, con esseri umani, essa è denominata Ares 3. Nel mentre sta per sorgere un evento spaventoso gli astronauti sono intenti a studiare il comportamento dell’atmosfera marziana e ad organizzare la sistemazione sul suolo di recettori dati per approfondimenti scientifici. L’astronave Hermes che ruota intorno a Marte attende che essi finiscano il lavoro previsto dalla missione per poi riaccoglierli a bordo a braccia aperte e ritornare insieme sulla terra. Dall’inizio del film all’evento spaventoso quasi tutto l’equipaggio della missione Ares 3 si trova fuori dal modulo, compreso la comandante Lewis. A bordo del modulo spaziale con la sua rampa di lancio pronta a farlo rientrare in orbita in caso di emergenza, è rimasto solo un addetto: egli si occupa della sorveglianza generale di bordo, del controllo della regolarità dei dati tecnici forniti al computer dal chip elettronico presente all’interno di ogni tuta degli astronauti, e della comunicazione con la Nasa. A un certo punto in lontananza si verifica l’evento spaventoso, gli astronauti vedono scendere lungo il fianco della montagna che hanno di fronte una massa enorme di polvere scura, messa in moto da un forte vento tipicamente marziano, (che effettivamente esiste come confermato scientificamente dalle recenti scoperte fatte con le sonde lanciate intorno al pianeta), il fenomeno ha proporzioni insolite che lo stesso computer di bordo definirà poi devastanti. Il botanico Watney (Matt Damon) mentre cerca di rientrare a bordo con il resto dell’equipaggio, viene colpito da un’asta di una parabola di comunicazione staccatasi violentemente dalla base spaziale marziana a causa del vento. Il modulo spaziale, su suggerimento del computer che sta studiando il fenomeno, dovrebbe partire immediatamente, l’inclinazione della nave spaziale sta infatti per raggiungere l’angolo cosi detto di non ritorno, se ciò accade non può più decollare. La comandante della missione segue l’indicazione del computer e a un certo punto lancia l’ordine di abortire la missione. Il modulo riparte regolarmente e rientra nella stazione orbitale di Hermes che ruota ininterrottamente intorno a Marte. L’equipaggio a bordo dà per morto il collega Watney, stante anche i dati negativi trasmessi dalla sua tuta alla rete informatica collegata al computer di bordo. Ma Watney è vivo, seppur assai malconcio, egli è seriamente ferito dall’asta di acciaio della parabola piovutagli addosso, che gli è penetrata nella pancia e ha danneggiato seriamente anche la tuta. Watney, ripresa coscienza, riesce a rialzarsi e a mettersi di nuovo in condizioni di camminare, rientra con grande fatica nella stazione spaziale e comincia a curarsi. Estrae, dopo aver anestetizzato la zona interessata, un piccolo pezzo dell’asta che lo aveva colpito nella pancia, e ricuce quindi la ferita con una macchinetta automatica a ciò predisposta. Watney ha viveri per poco tempo, ma egli è botanico e ingegnere meccanico, grazie a queste competenze e al materiale disponibile nella stazione, riuscirà a crearsi all’interno della base spaziale un piccolo terreno agricolo che coltiverà a patate. Creerà l’acqua necessaria unendo le molecole di ossigeno con quelle di idrogeno, sostanze abbondantemente presenti nella stazione. Watney molto laborioso anche nel ripristino della comunicazione via etere perduta, riuscirà a collegarsi con la Terra con mezzi di fortuna e seppur non riuscirà a far sentire la sua voce, inventerà un codice visivo che consentirà di dialogare con la Nasa. Quando la Nasa viene a sapere che è vivo, e la notizia si diffonde dappertutto, la sua situazione, considerata disperata, commuoverà il mondo. Watney è in grado di resistere diversi mesi in quelle condizioni, e perciò la Nasa cerca di fare il possibile per salvarlo reagendo alla polemica moralistica che viene dai media che accusano i responsabili della missione di essere ripartiti da Marte lasciando un uomo vivo sul pianeta. Il progetto per salvare Watney prevede inizialmente il lancio su Marte di rifornimenti di viveri con veicoli senza astronauti, e poi nel giro di tre anni l’arrivo di un nuovo modulo spaziale sul pianeta rosso, con uomini a bordo attrezzati per prelevarlo. Il veicolo per portare i rifornimenti a Watney viene fatto decollare dalla Terra dopo pochi mesi, non ha uomini a bordo, e una volta entrato nell’orbita marziana si prevede di fargli liberare il contenuto, che per gravità, cadrà nei pressi della stazione spaziale in cui Watney vive. Purtroppo una volta partito dalla base terrestre il veicolo-rifornimenti dopo pochi secondi esplode. Forse l’incidente avviene per difetti tecnici, probabilmente non scoperti prima del lancio a causa dell’eccesiva fretta messa addosso ai responsabili della missione. Riuscirà la Nasa ad architettare un accorgimento nuovo, in grado di riportare Watney sano e salvo sulla terra? Il film pur avvalendosi di una splendida fotografia e un’ottima recitazione, e pur esprimendo pazientemente un ricco materiale scientifico che giustifica, rafforzandone la verosimiglianza, diversi episodi della narrazione come quasi tutti gli incidenti umani, le scelte cruciali ad alto rischio, e le complesse procedure tecniche messe in atto per risolvere problemi e raggiungere obiettivi, non riesce a decollare. Perché? Ridley Scott pur garantendo al film con la sua bravura ed esperienza, uno spessore visivo e di sceneggiatura da non sottovalutare, non rilascia con questo film alcun messaggio etico che ci riguardi, né focalizza una questione sociale, esistenziale, di prospettiva, che in qualche modo faccia riferimento al nostro vivere di oggi, il film sembra volersi allontanare il più possibile dalle vere e potenti problematiche umane del nostro tempo. Ciò impoverisce ogni emozione, lasciando il dubbio che nello stesso regista-autore siano mancate nella realizzazione di questo film quelle forme empatiche di rispecchiamento identificativo con le realtà umane più significative di oggi che hanno invece reso così interessanti e avvincenti altri suoi film. L’inquietudine oscura che si avverte con questo film sta nel formarsi nella mente, vedendolo, di un’idea tipo, statistica, tristemente nota, pare cioè che questo film possa rappresentare una tendenza generale, cioè l’inizio di un ritorno a forme di fantascienza da puro intrattenimento, come le serie così ben collaudate nel passato e sempre in sintonia con il successo facile di botteghino. E’ qualcosa che se si verificherà andrà indubbiamente a discapito della qualità culturale della fantascienza, allontanando il genere dalle grandi ispirazioni che hanno caratterizzato ad esempio Alien, 2001 Odissea nello spazio, Blade Runner. Questo film è privo di diversi ingredienti, fondamentali per ottenere un riconoscimento di qualità. Manca di ogni enigmaticità culturale in grado di dare sapore alle scene, di fattori psicologici coscienti e inconsci messi in gioco potentemente, di conflittualità tra i protagonisti aperte alla complessità e forza oggettiva degli eventi narrati che risultano essere troppo semplificati. Il film appare slegato dal desiderio e dalle passioni umani più ambigue e frequenti, inoltre è assente quel sapere logico da sempre auspicato che trovasi in rapporto con la necessità della demitizzazione dello scientismo più paranoico che pervade sempre di più il pensiero di quasi tutte le scene legate alle istituzioni. Il film manca di qualcosa in grado di scuotere a fondo l’animo dello spettatore, di toccare con verismo cose che lo riguardino da vicino, coscientemente o inconsciamente. |
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