CINEMA: Quatermass e …

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Quatermass e l’astronave degli esseri perduti
Film in DVD

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Quatermass e l’astronave degli esseri perduti

 Titolo Originale: QUATERMASS AND THE PIT
Regia: Roy Ward Baker
Interpreti: James Donald, Andrew Keir, Barbara Shelley, Julian Glover
Durata: h 1.37
Nazionalità: Gran Bretagna 1967
Genere: fantascienza
Al cinema nell’Agosto 1967
Recensione di Biagio Giordano
Film reperibile in DVD 

 Trama. Agli inizi degli anni ’60, durante i lavori di una nuova linea della metropolitana di Londra, alcuni operai, scavando in un tunnel, trovano con stupore e sbalordimento interessanti resti umani: teschi, scapole, scheletri e figure intere, ben conservate, appartenenti ad ominidi risalenti a circa cinque milioni di anni fa. Successivamente nelle vicinanze viene scoperto qualcosa di pauroso che potrebbe  avere un’oscura relazione con i resti appena ritrovati; la cosa getterà nello sconcerto tutto il quartiere. Trattasi di un oggetto misterioso, una specie di grosso tubo metallico che fa pensare a un gigantesco missile inesploso. Il metallo di rivestimento del grosso pezzo è insensibile alle calamite, non si lascia scalfire dalla fiamma ossidrica, né perforare da trapani montanti punte anche più dure del diamante. Il potere militare, per voce del colonnello Breen (Julian Glover), massimo esperto inglese del settore missilistico della difesa, sostiene trattarsi di un razzo tedesco di segreta tecnologia, caduto nella zona durante la seconda guerra mondiale. Lo scienziato Bernard Quatermass (Andrew Keir) non è dello stesso parere e sostiene con forza che si è in presenza di una nave spaziale aliena.


Bernard Quatermass è addetto con il colonnello Breen al programma spaziale inglese, ma, a differenza di quest’ultimo prende molto sul serio ciò che è stato scoperto nel sotterraneo di Londra.

Il professor Quatermass sostiene la tesi della nave spaziale aliena sulla base di tre importanti elementi. Primo, la constatazione dell’apertura di un ingresso nel cilindro  compiuta da entità ignote, tramite il quale si notano figure mostruose morte, dalla forma di giganteschi insetti, alcuni riconducibili a simboli tramandati dalla storia delle culture religiose del mondo raffiguranti, in forme diverse, il demoniaco.
Secondo, la scoperta di una ricca documentazione  storica di quel quartiere, con descrizioni di fenomeni spiritici, paranormali, demoniaci, che hanno portato diversi abitanti ad abbandonare dallo spavento le case. Terzo, le visioni di raccapriccianti alieni apparsi ad alcuni operai calatisi all’interno della presunta nave spaziale per lavori.

Nel frattempo, anche un paleontologo inglese il dottor Mathew Roney (James Donald) si interessa alle scoperte, e analizza i fossili rinvenuti. Egli stringe amicizia con il professor Quatermass con cui condivide la tesi di una presenza aliena, e conferma con i suoi studi l’origine antichissima di quanto presente negli scavi.

I politici, consapevoli della sconvolgente portata mediatica e sociale che una notizia sul ritrovamento di un’astronave aliena avrebbe comportato, appoggiano senza esitare la tesi del missile di guerra sostenuta dal colonnello Beer. Intanto, un operaio che agiva all’interno della nave spaziale racconta con un’espressione di terrore di aver visto all’improvviso in una forma più di  allucinazione che di sogno, uno sciame di insetti mostruosi e un cielo rosso- nero.

Il professor Quatermass con il paleontologo Roney riescono a scoprire, con un registratore di immagini psichiche e attraverso delle reminiscenze inconsce prodotte da una ragazza sensitiva di nome Barbara (Barbara Shelley), assistente alla ricerca scientifica, tratti della vita su Marte appartenenti a milioni di anni fa. Le immagini si riferiscono alla fase di estinzione del pianeta rosso.

Successivamente si fa corpo in Quatermass e Roney l’ipotesi  che parte dei marziani, quando il loro pianeta stava per morire, siano venuti sulla terra ma, non potendo vivervi a causa delle loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche, che erano probabilmente del tutto incompatibili con la vita terrestre, siano riusciti, attraverso operazioni di ingegneria genetica sul proprio DNA, a creare esseri biologicamente  simili agli uomini, in grado quindi di sopravvivere sul pianeta Terra. La conseguente loro evoluzione nel nostro pianeta potrebbe quindi confondersi  con la storia stessa del genere umano dalle sue origini al presente e la potremmo forse ritrovare in piccoli dettagli in ciascun essere umano.


 Riuscirà il professor Quatermass  a dimostrare  la sua tesi sul mistero racchiuso nel grosso cilindro? E a fronteggiare i potenti fenomeni di origine inconscia sorti dopo lo scavo come a sottolineare un risveglio archetipico di forze ignote?

Commento. Terzo film della serie britannica su Quatermass, probabilmente il migliore per carica suggestiva. Apprezzabili i ripetuti riusciti espedienti visivi atti a far entrare lo spettatore, anche quello dall’immaginario maggiormente  assopito, nelle atmosfere più allettanti del racconto, nonché la seducente originalità della trama fantascientifica i cui contenuti all’epoca erano di grande interesse essendo legati fantasmaticamente alla realtà storica della guerra fredda. Da sottolineare come quest’ultimo aspetto permettesse di fatto uno speciale gioco di emozioni legate alle logiche psicanalitiche della finzione filmica, qualcosa di effettuale nell’immaginifico che andava ad intrecciarsi col dramma delle paure vere che animavano il quotidiano di allora. Da questo gioco dai risvolti psichici  sembra scaturire, cinematograficamente parlando, un potenziamento delle pulsioni attive negli spettatori durante la proiezione che anelano alla scarica come una breve ma vera e propria passione.


 Promosso dai critici e dal pubblico questo film di Roy Ward Baker del 1967 brilla e incanta anche per sequenze oniriche memorabili, come la scena, presente in un sogno,   dello sterminio di massa operato dai marziani milioni di anni fa e finalizzato a riequilibrare le proprie razze a misura delle effettive risorse del pianeta; sequenze divenute un cult cinematografico di estrema avvenenza.

Diverse  altre costruzioni sceniche del film  funzionano indubbiamente a meraviglia, tra esse spiccano le  ossessive pulsioni di aspettatività  suscitate dal meccanismo letterario, sembra quasi che gli spettatori non possano fare a meno di essere morbosamente concentrati sul come avverrà lo scioglimento delle tensioni narrative aperte: attese potenziate dal fatto di non saper immaginare, grazie alla bravura del regista, come potranno sciogliersi  quei nodi di episodi stretti con una forza tale dalla gravità dei fatti avvenuti da farli apparire immodificabili.

 Il film inoltre brilla per la ricchezza e varietà delle forme assunte dalle tecniche narrative caratterizzate da ricercati contrasti narrativi, essi sempre  tenuti a livelli di effettualità seduttiva  alta, ben carburati  da numerose  scene intermedie funzionali all’intensificazione di un atmosfera enigmatica.


 

Il film fa giungere alla fine le emozioni dello spettatore ad un vero e proprio stato esplosivo, ossia a qualcosa in grado di far coinvolgere per alcuni istanti quasi tutti i sensi distaccandoli per minuti preziosi dal reale.

Il gioco di riedizioni inconsce è quindi di alto livello regressivo, e ciò fa spettacolo, perché è un aspetto che potenzia la presenza operativa inconscia nello spettatore, potenziando le illusioni  in  modo tale da procurare godimenti estetici nuovi, insperati, seppur passeggeri.

Sorprendenti le eccitazioni di tipo noir, più accostabili allo spavento, come quelle più in relazione nel film con le apparizioni degli alieni, che si fondono con buona approssimazione contenutistica con la simbologia religiosa del male tentatore appresa dai nostri libri di storia religiosa, conferendo al film atmosfere di alto livello, lungo un risveglio sensitivo inconscio apprezzabile per vitalità.

Da sottolineare anche il conflitto tra il potere politico e la sensibilità scientifica espressa dagli scienziati rispetto all’evento in corso, contrasto tipico degli anni ’60 in occidente, quando la politica tendeva ad esaltare la scienza esclusivamente per fini propagandistici che servivano a orientare ideologicamente l’opinione pubblica attraverso i media, nella direzione di un ottimismo illusorio circa le capacità della scienza di risolvere certi problemi umani ed esistenziali di fondo.


In questo film la politica guarda alla scienza con diffidenza, anche quando l’incalzare degli eventi provano inequivocabilmente la verità insita in certe ipotesi avanzate dal professor  Quatermass e il dottor Roy su quanto sta accadendo, e  anche quando tutto sembra perduto per la città di Londra, cosa quest’ultima che lascia la politica, se non indifferente, indubbiamente rinunciataria, impotente.

 E’  la scienza  che risolve alcuni problemi creati quasi improvvisamente da eventi straordinari, muovendosi con strumenti frutto di una razionalità dimostrabile, oggettiva,  che mette involontariamente a nudo i limiti della soggettività umana presente nella politica. Il confronto politica – scienza nel film diventa allora, nella situazione di maggior emergenza, drammatico: nessuno dei due poteri vuole cedere, quello scientifico avanza pretese di autorità sia nell’analisi che sul tipo di scelta di intervento sui fatti, quello politico pensa, finché la situazione di emergenza appare governabile, alla  conservazione del suo potere che si regge solo sul consenso delle masse elettorali che è un consenso di opinione condizionato, manipolato con strumenti mediatici  in grado di  garantire la conservazione del potere personale.

Biagio Giordano

    
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