Cinema:ESP – Fenomeni paranormali

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
ESP – Fenomeni paranormali

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 ESP – Fenomeni paranormali
 
 
   Titolo Originale: GRAVE ENCOUNTERS

Regia: The Vicious Brothers

Interpreti: Sean Rogerson, Juan Riedinger, Ashleigh Gryzko, Mackenzie Gray, Merwin Mondesir, Michele Cummins, Shawn MacDonald,  Ben Wilkinson, Luis Javier, Arthur Corber, Bob Rathie

Durata: h 1.32

Nazionalità:  Canada, USA 2011

Genere: horror

Al cinema nel Giugno 2011

Recensore Biagio Giordano

  L’autore-regista Lance Preston, alla ricerca di colpi giornalistici sensazionali, intende girare un documentario-tv all’interno di un ex ospedale psichiatrico abbandonato, di nome Collingwood Psychiatric, perché si vocifera che il palazzo sia infestato da fantasmi, cioè da veri e propri spettri, che rappresentano le anime vaganti di alcuni pazienti folli, morti in condizioni psicofisiche spaventose. Il documentario televisivo, se realizzato con il metodo di ripresa del reality che sovrappone i confini tra realtà e finzione, può rappresentare un vero e proprio scoop: con tutti i vantaggi, anche economici, che ne conseguirebbero.

Il regista Preston cerca dunque di realizzare una ripresa filmica di fantasmi di grande impatto realistico, al limite dell’umano fin a quel momento concepito, con l’idea  di portare la suggestione a livelli tali da favorire nello spettatore forme di regressione psichiche inaudite. Il regista si rinchiude alla sera con la sua troupe televisiva e un medium all’interno dell’edificio, senza darsi alcuna possibilità di contatto con l’esterno. La porta d’ingresso verrà infatti riaperta solo al mattino, dal di fuori, da un incaricato.

La troupe è dotata di strumenti professionali ben collaudati, la cui affidabilità è garantita dalla loro provenienza da un lungo lavoro scientifico nel paranormale. Sono apparecchi in grado di registrare voci normalmente non udibili dall’uomo e riprendere presenze terze del tutto normalmente invisibili. Vengono usati sia registratori di voci di grande sensibilità, capaci di captare frequenze audio tipicamente non umane, sia termometri di elevata qualità che segnalano anche brevi e improvvise variazioni di temperatura, ad esempio quando una porzione di freddo fulmineo apportato dalla presenza nelle vicinanze dei fantasmi va a interessare per un attimo solo il termometro.

 Un potente contatore geiger, usato per misurare le radiazioni provenienti dai decadimenti di particelle del tipo alfa e beta, rilasciate dalle entità fantasmagoriche nei loro percorsi, completa la strumentazione.

La troupe televisiva dopo aver girato inutilmente con le telecamere per parecchio tempo, camminando sempre più perplessa nel labirintico e buio palazzo abbandonato, comincia ad impazientirsi tanto da invocare a un certo punto, a gran voce, i fantasmi stessi, invitandoli ironicamente a farsi in qualche modo sentire.

 Dopo qualche interminabile istante, inaspettatamente e con grande stupore, gli strumenti in uso cominciano a dire qualcosa, dando inizio a una atmosfera che sarà sempre più di paure, ansie e addirittura angosce. Un clima apocalittico occuperà tutte le scene rilasciando nei presenti una paura che non avevano potuto neanche mai immaginare prima tanto le forme fantasmatiche misteriose che la stavano creando erano potenti, inedite, spaventose.

Tutto ciò darà al documentario girato dalla troupe un carattere complessivamente ricco di suspense, con un’alta credibilità della finzione, seppur queste cose rischieranno di essere da pagate dalla troupe stessa a caro prezzo.

La successione lineare del tempo, registrata nei video di ripresa della troupe, verrà sconvolta. Quelle che dovevano essere poche ore di permanenza per gli orologi digitali situati in basso a destra dei video delle telecamere, diventeranno giorni interi, per poi a un certo punto azzerarsi come se l’evento paranormale avesse fatto precipitare tutti in un’altra dimensione temporale.

Il principale filo conduttore del film, che è insolitamente di tipo filosofico e non legato a una precisa estetica horror cinematografica, risiede nel rapporto tra le immagini della follia, intese come figurazioni-riflesso, resti di scene di vecchie inquietudini vissute nei reparti psichiatrici, e le immagini del presente reale legato alle figure umane della troupe, responsabili in qualche modo delle riapparizioni fantasmatiche perché profanatori di un cimitero inquieto, ambiguo, ricco ancora di attività spirituale e materiale di tipo paranormale largamente dimostrate a più riprese nelle teorie sull’argomento.

La troupe assai motivata psicologicamente, frizzante di vita susciterà nelle anime dei semimorti inquietudini, reminiscenze, proprio per il contrasto che viene a crearsi tra due gruppi di stati d’animo molto diversi, quasi in opposizione.

 I fantasmi si fanno vivi solo dopo essere stati insistentemente chiamati, ripetutamente corteggiati, in un certo senso sedotti con la vitalità della giovane troupe.
La ricerca ossessiva da parte della troupe di un successo televisivo, di uno scoop di alto valore commerciale si pone quindi in netta antitesi con lo spirito inquieto dei fantasmi che cercano pace e serenità.

La esuberante, florida condizione mentale dei componenti della troupe entra quindi in conflitto con tutta l’atmosfera psicologica dell’ospedale abbandonato, profondamente tetra, ben visibile dai muri in cui i malati scrivevano di tutto, scolpendo il loro dolore, dando testimonianza dell’abisso esistenziale in cui erano presi.

Qualcosa di quel mondo passato è rimasto in sospeso tra il buio dei fatiscenti locali, è un alone espressivo anamorfico in qualche modo in relazione con un senso di colpa di origine misteriosa: forse proveniente da chi era preposto all’esercizio dell’ospedale o dalle istituzioni sanitarie stesse che poco o nulla hanno potuto fare per i loro malati internati.

Quella della troupe risulterà dunque una violazione indegna di un mondo passato di grande sofferenza, un’irruzione avvenuta per soli fini affaristici, uno spiare morboso in un ambiente di persone semimorte che hanno lasciato segni dappertutto delle loro angosce patite, pazienti folli, che, tutt’ora fan capire di non riuscire a dormire serenamente, vagando nel buio nelle forme fantasmatiche più diverse che sostituiscono al vecchio dolore la leggerezza evanescente ma terapeutica dei loro nuovi corpi.

L’impossibile riconciliazione con la morte di queste entità darà senso al film facendolo uscire dalla banalità e da un’impressione negli spettatori di film già visto.

Esp – Fenomeni paranormali” non assomiglia per niente a “The Blair Witch Project” (“Il mistero della strega di Blair“) né a “Paranormal Activity“, perché fa entrare in gioco una sofferenza vera, anche se solo storica, quella dei folli rinchiusi nei manicomi, di solito povera gente, indigente, con scarse risorse economiche, donando loro, seppur solo nell’immaginario, un’icona ricordo basata sulla dignità della ricerca di una vendetta verso la troupe televisiva, che rappresenta in qualche modo il mondo civile istituzionale più generale, quello che gli ha, da sempre, emarginati o mal curati, di solito mettendo a disposizione fondi e risorse insufficienti.

La storia della vita manicomiale nel mondo occidentale è una triste storia, fatta di masse umane sepolte nel nulla per anni, una storia spesso rimossa o mal tollerata da chiunque non fosse dedito a studi del settore. I successi terapeutici degli internati sono sempre stati invalidati, vanificati dalle loro precarie condizioni di vita nel manicomio. L’idea di fare un film horror andava dunque bene, c’eragià tutto il  materiale pronto sul piano delle testimonianze storiche più dirette senza dover inventarsi o immaginarsi scene di vita manicomiale in qualche modo romanzate con l’alibi dell’interpretazione libera.

La pellicola è priva di ironia, come giustamente richiede un racconto che vuol far paura; è ben drammatizzata, realizzata per come effettivamente era quel mondo passato, con immagini di alta emotività, di per se stesse esplosive di un reale senza metafora.

Il film per i modi magistrali con cui avvengono le riprese riesce a far paura allo spettatore, trascinandolo a un certo punto anche in quello sgomento che si prova quando si viene a conoscenza di una fetta di storia manicomiale fino a quel momento ignota.

ESP – Fenomeni Paranormali” (in originale “Grave Encounters“, ovverosia: “Incontri tombali”) è l’opera d’esordio, sotto il nome collettivo di “The Vicious Brothers”, dei canadesi Colin Minihan e Stuart Ortiz. I due esordiscono alla grande, dimostrando sicurezza nelle riprese, originalità nelle scene, ragionamenti fotografici di tutto rispetto e un rifiuto nella sceneggiatura di ogni forma di banalità che non sappia divertire o far piacevolmente pensare, incuriosire, incollare alla poltrona.


Non era certamente facile fare un film sul paranormale in stile reality-video che non somigliasse alla Strega di Blair o alla serie di “Paranormal Activity“; i due registi canadesi ci sono riusciti in pieno, facendo ben sperare con la loro presenza e il genio visivo che hanno dimostrato per il futuro più culturale del cinema horror.

   Biagio Giordano  

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