Cinema: Unknown-Senza identità

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Unknown-Senza identità

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Unknown-Senza identità

  Unknown-Senza identità, di Jaume Collet-Serra, Liam Neeson, Diane Kruger, January Jones, Aidan Quin, Bruno Ganz, 2011, durata 113 minuti, thriller-azione

 Il dottor Martin Harris si trova a Berlino per un congresso sulle biotecnologie, ha viaggiato insieme a sua moglie Liz. Arrivato in albergo, scopre di aver dimenticato in aeroporto la sua valigetta con i documenti, irritato prende di corsa un taxi per recuperarla, durante il viaggio il taxi rimane imbottigliato nel traffico, l’inconveniente  fa perdere  tempo prezioso al dottore che ha un denso programma da rispettare, chiede quindi all’autista se può immettersi su strade alternative, la taxista annuisce e prende bruscamente un’altra via più lunga che la costringe però a correre di più e a sorpassare spesso per non perdere altro tempo. Durante il tragitto il taxi rimane coinvolto in un spaventoso incidente stradale che lo fa precipitare nel fiume  attraversante la città. L’autista rimane praticamente illesa mentre il dottor Martin Harris, salvato coraggiosamente dalla donna quando l’auto stava per immergersi, viene subito soccorso e portato in ospedale. Rimarrà in coma per quattro giorni. 

Al risveglio Martin viene informato dal primario del reparto che, nonostante abbia superato lo stato di  coma, una parte del suo cervello potrebbe non funzionare ancora correttamente, perché, avendo  dopo l’incidente il suo cuore cessato di battere per più di un minuto, non si possono  escludere danni cerebrali. Ma Harris non ci sta a rimanere in ospedale, e firma il foglio di uscita, un documento  che malleva il primario da ogni responsabilità, Harris viene però informato dei pericoli che corre rifiutando le cure ospedaliere, in particolare quello di scambiare, le fantasie e pensieri che lo animavano prima dell’incidente, con un presente che li vede realizzati. Ciò potrebbe procurargli molti altri guai. 

Ritornato in albergo per mettersi in contatto con la moglie, il dottor Harris scopre che un altro Martin Harris ha preso il suo posto e risulta regolarmente maritato con sua moglie Liz. La moglie al suo apparire nega di conoscerlo. Martin disperato non riesce a convincere il commissario addetto alla sicurezza dell’albergo che il vero Martin Harris è lui e che l’altro non è che un impostore. Disperato ritorna in ospedale  e chiede aiuto, per l’identificazione, ai dottori e alla infermiera che l’hanno curato, fa anche ricerche su internet dove trova molti omonimi  ma quello con la sua foto  non compare, fa infine alcune telefonate a persone in grado di identificarlo ma non le trova, e a una, che risulterà poi decisiva per svelare l’inghippo in cui è coinvolto, lascia un messaggio sulla segreteria telefonica spiegando la situazione che lo opprime. 

Nella notte però le cose precipitano, qualcuno, dopo aver eliminato l’infermiera che lo sta assistendo, cerca di ucciderlo, Harris dopo alcune furberie difensive riesce a fuggire e a trovare, in cambio di un orologio prezioso, una  ospitalità presso la casa della taxista immigrata che lo aveva salvato, e che  dopo l’incidente in cui ha perso l’auto ha dovuto cercarsi un altro lavoro, finendo per fare la  cameriera in un ristorante. 

Dopo aver spiegato alla donna la gravità della situazione in cui si trova, Harris vede irrompere nella casa dei misteriosi energumeni, probabilmente  mandati da qualcuno, che cercano di uccidere lui e la donna. Il dottor Martin e la ex tassista riescono di nuovo a fuggire, seppur malconci, e a proseguire insieme la ricerca della verità legati ormai dallo stesso impulso di sopravvivenza. 

Harris incontra poi, su una indicazione scritta lasciatagli dall’infermiera dell’ospedale, una persona (Bruno Ganz) di alta professionalità in grado di aiutarlo, è un uomo di grande esperienza a Berlino, che può, con un po’ di fortuna, arrivare a capire quali logiche stanno dietro la sostituzione di una identità vera, quella di Harris, con una falsa. 

 E’ un professionista rassicurante che non lascia niente al caso, capace di rimanere concentrato per molte ore, senza soste, sul caso da seguire,  un uomo che un tempo lavorava da protagonista per la Stasi come spia, scovando i cittadini più pericolosi che  complottavano a danno del regime comunista. Egli ora arrotonda la sua pensione  lavorando in proprio, è molto perspicace, in grado di giungere, da dettagli ritenuti comunemente insignificanti,  a conclusioni stupefacenti. 

Il dottor Martin Harris ha con sé un libro della moglie, un testo dove essa annotava anche delle cose, ad esempio in una pagina bianca compaiono dei numeri disposti in un certo ordine, l’ex uomo della Stasi capisce subito che è necessario lavorare su quei numeri perché possono rappresentare delle chiavi di accesso (password?) ad  informazioni importanti.

Ma il dottor Martin Harris chi è veramente?

Film con una sceneggiatura di ottima qualità, in grado di far vivere allo spettatore alte tensioni, con nodi e intrecci ben congeniati che alla fine si sciolgono in modo inaspettato.

Il film omaggia con diverse scene e atmosfere, il famoso film Frantic, di Roman Polanski, ne è un esempio l’ostilità della Berlino istituzionale che sperimenta Martin Harris, equivalente a quella  parigina in Frantic, ostilità che traspare senza possibilità di equivoci in tutta la sua forza nei confronti di quei turisti a cui capitano problemi di furti di identità o scomparsa di qualche compagno di viaggio, è un po’ come se le burocrazie addette alla sicurezza nelle metropoli attribuissero i grossi problemi che li vengono posti dai turisti, ad errori di imprudenza da loro stessi commessi.

      Biagio Giordano  

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