Cinema: Una pura formalità

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Una pura formalità

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Una pura formalità

Una pura formalità è un film drammatico del 1994 diretto da Giuseppe Tornatore, con Gerard Depardieu, Roman Polanski, Sergio Rubini.

In una notte paurosa, dominata da un forte temporale, in un bosco che disorienta ogni sguardo presente, si espande terrorizzante tra l’aria acquosa il rumore di un colpo di arma da fuoco: è una pistola la cui bocca in primo piano è diretta violentemente contro lo spettatore in sala. 

Un uomo (Gerard Depardieu) dallo sguardo sconvolto, irrigidito, reso muto da un dolore, da qualcosa di terribile che è appena accaduto, corre barcollando, con i vestiti ormai fradici d’acqua, su una strada asfaltata recintata da un lato. L’uomo appare privo di una meta. 

Casualmente a un certo punto incrocia i fari notturni di servizio di alcuni gendarmi, che dopo avergli fatto notare ironicamente che avrebbe potuto prendersi un malanno gli si avvicinano e gli chiedono i documenti. 

Le cose si complicano quando il fuggitivo si accorge che i documenti non li ha. I gendarmi sono costretti ad accompagnarlo presso il loro commissariato. 

In locali fatiscenti dove l’acqua piovana filtra, per dirigersi in abitudinarie bacinelle di fortuna, il fuggitivo che si farà chiamare Onoff, butta in faccia a un presente, da seduto, una porzione di latte che gli era stata da lui pietosamente offerta.

Lo scontro fra gendarmi ed Onoff sarà a quel punto inevitabile, esso diventa via via, fisicamente, sempre più violento, finché alla fine gli uomini d’ordine avranno la meglio.

Quando arriva il commissario (Roman Polanski), persona fine e colta, per meglio calmarlo gli dice che dovrà subire un interrogatorio, solo per rispettare una formalità, prevista dal protocollo, legata a quanto quella notte, nel bosco, è accaduto: ossia l’uccisione di una persona.

L’uomo fermato, che si presenta col nome di Onoff, un noto scrittore di successo, i cui libri sono amati anche dallo stesso commissario, dopo alcune incertezze acquisirà la stima del commissario, come scrittore, ma finirà per confessare tutte le sue bugie quanto alla biografia, così come essa era stata presentata a suo tempo ai suoi lettori, e ammetterà di essere in crisi di ispirazione e di identità, con un forte desiderio di sparire nel nulla. 

L’interrogatorio porterà si a profonde verità su quanto di tragico accaduto in quella notte, ma non come lo spettatore avrebbe potuto immaginare, le verità riguarderanno la vita complicata e letterariamente geniale dello scrittore e quella morte avvenuta nella notte sarà il percorso poetico di una colpa, un effetto purificatore di portata culturale…. 

Il miglior film di Giuseppe Tornatore, un narrare cinematografico che stupisce per come riesca a potenziare emozioni e passioni visive, sottolineando prevalentemente il modo di raccontare, la sua forma, inserendo i contenuti del racconto in un gioco di ellissi tirate al massimo quasi sul bordo della scadenza d’effetto, in una altalena di giochi significanti rischiosi ma vincenti che rendono le attese dello spettatore fascinose…

   Biagio Giordano   

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