Cinema: The Others
The Others è un film del 2001 scritto e diretto da Alejandro Amenábar, con protagonista Nicole Kidman; il film é un genere thriller paranormale (ghost story), di durata 104 minuti, produzione Spagna, Usa, Francia. Sceneggiato dallo stesso Amenabar.
1945, isola di Jersey (dipendenza dalla Corona Britannica, di fatto Stato autonomo), subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Grace è una vedova di guerra con due figli, Anne e Nicholas, affetti da una malattia che li rende patologicamente sensibili alla luce.
Un giorno si presentano all’ingresso della splendida Villa tre domestici in cerca di lavoro, e alla donna, che ne ha bisogno, ciò non sembra vero, Grace accetta l’offerta e si affretta a mostrare loro la casa ricordando che una porta non va mai aperta prima che sia stata chiusa l’altra, al fine di non far passare troppo luce nel vano.
Un po’ a sorpresa i domestici dicono di conoscere bene l’abitazione e perciò si astengono dal visitare tutta la villa, essi infatti hanno già lavorato alcuni anni prima in quelle stesse stanze.
Ma qualcosa a un certo punto sembra andare storto. Nella famiglia di Grace ci sono problemi di relazione tra genitori e figli: Anne e Nicholas rimproverano alla madre di tenere con loro dei rapporti troppo rigidi e autoritari, spesso del tutto privi di senso.
Un giorno la piccola Anne afferma che in casa, oltre al fratello, c’è un bambino vero dalle sembianze però fantasmagoriche.
Sarà l’inizio di una serie di percezioni misteriose anche da parte di Grace, esse andranno dai rumori insoliti, a delle musiche al pianoforte con un pianista che non si sa da dove provenga, per finire a oscure presenze umane; tutto ciò avverrà quotidianamente, sia tra le stanze più frequentate della Villa che in quelle normalmente chiuse.
Inoltre i tre domestici hanno un modo di rapportarsi con Grace che apparirà via via sempre più strano, tanto da diventare a un certo punto per la donna anche portatore di paure irrazionali .
Film sul dolore, quello che la vita rilascia lungo il suo inesorabile processo di disillusioni rispetto alle aspettative e ai sogni coltivati su di essa, in questo caso dai protagonisti del racconto filmico.
Un dolore che non si rassegna alla sconfitta, preferendo ad essa la follia, cioè il rifugio in un’atmosfera colma di deliri, di fantasie che rasentano le allucinazioni, di contrasti vero-falso percepiti come angosce passeggere, animate da una metafisica nuova della vita, creatrice di figure umane risanatrici…
La follia come tentativo di guarigione dai mali noti, ormai tipici, che l’esistenza tende a non risparmiare a nessuno.
Grande regia e sceneggiatura. Straordinaria attenzione ai meccanismi creatori di suspense, i cui risultati lasciano stupiti per coerenza di insieme, cioè per come essi siano sempre funzionali al racconto, mai appetitosi orpelli, mai superflui rispetto al filo narrativo centrale…
Nel suo genere un film capolavoro, per ritmo ed emozioni surreali, che lascerà per sempre un segno di maestria professionale nella lunga storia del cinema occidentale.
Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)