Cinema: Styx
Styx, regia di Wolfgang Fischer, con Susanne Wolff, D. Wekesa Oduor, Germania, 2018, drammatico, 94 minuti.
Commento con spoiler
In viaggio con la sua barca a vela di 12 metri verso un’isola rinomata e poco conosciuta situata nell’Oceano Pacifico, una dottoressa si imbatte in un peschereccio arenato, situato a 150 metri, il natante è pieno di profughi africani che si trovano in un grave stato di difficoltà.
Lanciato il segnale di soccorso, la donna con la guardia costiera mette in moto via radio la procedura di soccorso.
Nel frattempo alcuni passeggeri si buttano in acqua cercando di raggiungere la barca a vela. Ma solo un giovane ragazzo di colore di 14 anni ce la farà. Disidratato, e con problemi cardiaci, il giovane farà fatica a rimanere in vita.
I soccorsi non arriveranno in tempo. Si faranno vivi soltanto dopo lunghe ore, esclusivamente grazie a un escamotage della donna, che aveva comunicato alla guardia costiera il falso, e cioè che la propria barca a vela stava affondando, cosa che avrebbe messo in pericolo anche la sua vita…
Il film avvia quelli che saranno nel prossimo futuro i temi letterari di maggior drammaticità, sia per il cinema che per la letteratura, ossia: le morti e i disagi dovuti all’immigrazione, in Europa e in altre parti del mondo, via mare, dei cittadini africani.
Il film comunica con efficacia una potente atmosfera di ingiustizia, che suscita indignazione etica e commozioni di portata umana incommensurabile, rivalutando l’Europa a dispetto degli Stati costieri africani, spesso privi di ogni senso civico e etico verso persone del proprio colore in forte difficoltà Un nuovo neorealismo? A colori.
Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)