Cinema: Muraglie

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Muraglie

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

 Muraglie

 

  Titolo originale americano: Pardon Us (Ci perdoni)

 Titolo  inglese: Jailbirds (Carcerati)
Regia: James Parrott
Anno di produzione: 1931
Interpreti: Stan Laurel e Oliver Hardy, Wilfrid Lucas, Tiny Sandford, June Marlowe, Robert Kortman, Harry Wood, Frank Austin, Walter long, Ciarlie Hall, James Finlayson
Origine: USA
Genere: Commedia comica
Pellicola: Bianco e nero con sonoro
Durata: 56′
Recensione di Biagio Giordano

Gli amici Stanlio e Ollio, in pieno proibizionismo, si trovano in condizioni economiche non proprie floride, per cui decidono di portare avanti una audace idea di vendita, illegale ma molto facile da realizzare.


 Si recano quindi in un negozio di verdure, che ha funzioni anche da drogheria, e fanno le compere necessarie per il progetto che li anima. I due intendono realizzare, improvvisando, una bevanda spumosa dagli ingredienti salutari ma casuali, spacciandola, una volta messa sul mercato, per birra. Fabbricato il prodotto e iniziate le vendite, i due si mettono da subito nei guai. Vendono, infatti, una bottiglia dell’intruglio a un poliziotto scambiandolo per un tranviere. L’agente, accortosi subito della truffa porta immediatamente i due al commissariato da dove poi verranno destinati in prigione.

La loro condizione di detenuti si aggrava ulteriormente quando, nel dare le loro generalità al poliziotto di turno, Stanlio emette con la bocca un rumore simile a una pernacchia. Il poliziotto si offende e non vuol sentir ragioni. In realtà Stanlio ha un dente gravemente cariato che gli impedisce di esprimersi correttamente. I due, per una sorta di punizione supplementare, vengono messi nella cella di un detenuto sopranominato Il Tigre, un personaggio sghignazzante, pauroso e muscoloso, forte con i deboli e debole con i forti,  ossessionato dal pensiero di evadere.

  

 Il Tigre è entrato nell’ordine di idee di usare, per raggiungere la libertà, ogni forma di violenza, costi quel che costi in termini anche di perdita di vite umane.

In cella, durante le presentazioni con Stanlio e Ollio, per un equivoco non chiarito riguardante sempre il dente cariato, Il Tigre mostra stima per Stanlio, i cui rumori con la bocca vengono scambiati per autentiche pernacchie. Il Tigre, ha i suoi punti deboli, ammira chi osa deriderlo mettendosi in una posizione pari alla sua, tanto da proporre a Stanlio, proprio per il suo gesto, una vera amicizia.

Nel carcere, come in una normale scuola pubblica, si tengono corsi di educazione all’arte musicale e alle buone maniere, Stanlio e Ollio e i suoi compagni detenuti prendono molto sul serio l’insegnamento ma, in quanto scolari un po’ imbranati e abbruttiti dai loro eventi biografici, non intendono appieno i modi artistici di comunicare del maestro, il che dopo un po’ fa generare nell’aula comportamenti caotici.


Si compiono vari dispetti tra alunni, anche il banco di Stanlio e Ollio viene preso di mira con fiondate di piccoli pezzi di carta compressa, quando Ollio ad uno di questi dispetti reagisce con una penna usata come leva di lancio, colpisce per sbaglio, con una pallina di carta  imbevuta d’inchiostro, il maestro, Finlayson, che, non può non montare su tutte le furie, e far sbattere i due in celle d’isolamento, separate, dove  resteranno chiusi per due mesi.

Usciti dalla cella di rigore, Il Tigre convince l’amico Stanlio a partecipare con Ollio, durante l’ora di aria, a un’evasione di gruppo attraverso il cancello centrale, individuato come punto debole della sicurezza del carcere. L’idea, banale ma efficace, funzionerà a meraviglia, ma dopo la fuga quasi tutti gli evasi, con l’aiuto dei cani, verranno riportati dentro.


Stanlio e Ollio però, travestitisi nel frattempo da afroamericani, sfuggono alla cattura, riuscendo a confondere  anche  il fiuto dei cani. La coppia si nasconde poi in una piantagione di cotone, situata nelle vicinanze, partecipando alle fatiche del raccolto come normali braccianti di colore.

Stanlio, di cui ormai molti sono a conoscenza della sua bocca rumorosa, per timore di essere identificato ricopre il dente cariato con gomma da masticare.

Alla sera, Stanlio e Ollio partecipano agli svaghi e ai piaceri dei lavoratori dei campi di quei tempi, con balli e canti spiritual. Tutto sembra procedere per il meglio quando un giorno, per caso, l’auto del direttore del carcere rimane in panne proprio davanti alla zona dove i due lavorano. Il direttore chiede un loro aiuto, i due accettano e durante l’ispezione del motore si scoprirà che l’auto è rimasta semplicemente senza benzina. Il direttore aggiunge benzina attraverso una tanica di riserva conservata nell’auto e messosi al volante ringrazia i due per la disponibilità; nel rispondere al saluto, Stanlio, che si era dimenticato di rimettere la gomma da masticare sul suo dente cariato, rumoreggia di nuovo creando quell’effetto pernacchia che il direttore tanto ben conosce.

  Ricondotti in prigione Stanlio viene mandato dal dentista del carcere per l’estrazione del dente cariato,  ma per una serie di equivoci comici subisce l’estrazione del dente sbagliato, e a Ollio che cercava di sostenerlo moralmente stando sdraiato sul lettino parallelo al suo,  viene estratto di brutto un dente buono.


Intanto  Il Tigre ha ideato un altro piano di evasione, estremo, da condurre senza pietà, con armi in pugno.

Durante la mensa, a Stanlio viene presentato di nascosto da Il Tigre un mitra che avrebbe dovuto servire per la imminente rivolta nel carcere. Stanlio nell’impugnare l’arma schiaccia inavvertitamente il grilletto e inizia a sparare a raffica in modo incontrollato mandando su tutte le furie Il Tigre e spaventando l’intera sala mensa. Nasce il caos. Intervengono i poliziotti, Stanlio e Ollio rischiano il linciaggio da parte dei fedelissimi de Il Tigre. Ma proprio mentre Stanlio e Ollio sembrano sul punto di soccombere, irrompe armato un folto gruppo di agenti di riserva che intima a Il Tigre di arrendersi, Il Tigre pronto a trattare, consegna inavvertitamente  il suo mitra a Stanlio e avanza di alcuni passi per discutere con gli agenti, ma la fobia di Stanlio per il mitra si fa di nuovo sentire, e in preda al panico schiaccia inavvertitamente il grilletto facendo partire ripetute scariche incontrollate di proiettili che fanno fuggire i carcerati in direzioni diverse disperdendoli. Al che il movimento dei rivoltosi si indebolisce fino alla resa.

 Per una sorta di paradosso, dovuto agli innumerevoli eventi fortuiti, i due, pur essendo stati animati dalla volontà di evadere, hanno di fatto contribuito a mandare a monte l’evasione. Come premio il Direttore, che riconoscerà alla coppia la loro eroicità, concederà la scarcerazione, incassando senza reagire l’ultima finta pernacchia di Stanlio che accompagna il suo ringraziamento al Direttore per la libertà concessagli.


Molto si è discusso sul tipo di comicità che caratterizza i film di Stanlio e Ollio, il cui successo internazionale di massa è stato a volte un po’ visto come una sorta di facile distrazione, con protagonista la stupidità in generale, dai gravi problemi reali degli anni ’20 e ’30, ma pochi si sono interrogati più in profondità sui possibili sensi di quella stupidità, che ancor oggi non è per niente facile da intendere, soprattutto se, per capirla meglio, la si ponga scrupolosamente su piani diversi, ad esempio come oggetto di studi sociologici,  psicanalitici, o psichiatrici.

Uno dei possibili sensi della stupidità che fa ridere nei film di Stanlio e Ollio, riguarderebbe allora il fallimento per paradosso delle regole più severe del vivere quotidiano nel sistema capitalistico, l’impossibilità cioè di vivere autenticamente in un regime cosi detto di libertà democratiche applicando realmente e coerentemente le regole e le leggi in corso.


 I pseudo paradossi con cui accadono gli eventi nel film, svelano in  tutte le loro falsità fantasmagoriche la portata dei valori  e degli ideali messi in campo dal sistema capitalistico per tentare di sopravvivere senza guai con le masse che sfrutta e opprime. Il film   testimonia chiaramente di questo, con i due personaggi, ingenui e spontanei, di Stanlio e Ollio, che destano riso per una sorta di gioco dei contrasti bene finto e male vero che si relaziona oggettivamente tra loro, aspetti questi portati al vertice della finzione intesa come impressione di realtà con una geniale loro recitazione. L’indignazione contenuta, impossibilitata per civiltà a uno sfogo diretto,  riguardante il male vero che sovrasta l’individuo, trova una pulsione di sfogo inconscia per un’altra via, più contorta: ossia la comicità, che esorcizza il male vero che ci riguarda ridendo del personaggio filmico vittima dell’ingenuità angelica che lo domina.

 Un film come questo infatti, girato allora nei paesi comunisti, non avrebbe sortito alcun effetto di comicità, probabilmente a causa di una complessità di regole relazionali del tutto diverse da quelle capitalistiche.

 
    Biagio Giordano  

 

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