Cinema: L’uomo nell’ombra

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’uomo nell’ombra

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’uomo nell’ombra

 

L’uomo nell’ombra (The Ghost Writer)

GB-Fr.-Germ. 2010

GENERE: Thrill. DURATA: 131′ 

REGIA: Roman Polanski

ATTORI: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Timothy Hutton, James Belushi, Eli Wallach

Miglior film di Polanski in assoluto, per l’interesse che suscita l’ingegnoso enigma costruito nelle prime fasi del film, una struttura di ellissi complessa che si scioglie al momento giusto, grazie un doppio finale altamente drammatico, dove sorpresa, stupore, e modi originali nelle soluzioni dei nodi proposti dal racconto lasciano nella mente dello spettatore un segno indelebile tanto da far pensare di essere in presenza di un’alta scuola di cinema thriller. 

La messa in pratica di una già di per sé ottima sceneggiatura, avviene con uno stile visivo capace di annullare il credibile a vantaggio dell’incredibile (quello di valore), cioè accade qualcosa in grado di far dimenticare stati psichici troppo ancorati alla realtà presenti nella mente dello spettatore prima del film, sostituendoli con un graduale movimento spazio-tempo della macchina da presa ad effetto immaginifico, che lo immette in un altrove psichico finalmente libero dai pesi della realtà corporea-istituzionalizzata. 

Come dire che si forma qualcosa per lo più impregnato di vero, del vero dell’immagine che diviene per due ore protagonista della mente dello spettatore inondandola di una fertile, terapeutica, nuova pulsione di vita: finalmente priva di veicolazioni di vettori di realtà.

La fotografia parla del dramma che nel film sta per compiersi senza trascurare nulla in termini di comunicazione letteraria raffinata, (ad effetto emozionale sublimato col mezzo dell’immagine divenuta lingua).

Il film inebria lo spettatore (dapprima negativamente) di varie complicità, identificazioni pulsionali legate al male, per poi trasportarlo verso la colpa, e poi verso un desiderio della sua espiazione, al quale però, purtroppo, non seguirà una purificazione catartica, perché il male continuerà a imporsi, a vincere, abbattendo i personaggi che incarnavano il bene… 

Polanski con questo finale amaro, lontano dal codice etico del senatore Hays sfida il cinema a dire sempre la verità, a non consolare con un film, ma a emozionare toccando tutte le sfere estetiche del corpo umano, anche quelle più profonde (quest’ultime spesso sacrificate per una migliore convivenza civile, che però, freudianamente parlando, appare sempre più impregnata di repressioni e disagi sintomatici)…

Orso d’argento a Berlino 2010 per la regia, ma meritava molto di più.

   Biagio Giordano  

 

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