Cinema: L’ultimo re di Scozia

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’ultimo re di Scozia

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L’ultimo re di Scozia

 L’ultimo re di Scozia (The Last King of Scotland) è un film politico-drammatico del 2006 diretto da Kevin Macdonald. 

Il film trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Giles Foden, del 1998, che immagina come potevano essere alcuni aspetti fondamentali del sociale e del civile sotto la dittatura del sanguinario Idi Amin Dada, il cui regime si è instaurato nel 1971 ed è finito nel 1976, provocando l’uccisione di più di trecentomila persone ugandesi.

Forest Whitaker, nel difficile ruolo del dittatore nero ugandese Amin, recita in modo eccellente, egli ha vinto, grazie a questa interpretazione, l’Oscar nel 2007, nonché numerosi altri premi internazionali. 

Scozia, luglio 1970. Il giovane studente Nicholas Garrigan si è appena laureato in medicina e torna alla sua cittadina di origine, ma appare poco desideroso di affrontare la nuova vita di comunità, quella  che gli si prospetta per tradizione, gli sembra più importante rendersi utile in qualche altra parte del mondo. 

Decide quindi di lavorare gratis all’estero, e sceglie a caso, con gli occhi chiusi, col dito oscillante sul mappamondo attendendone l’arresto, la nazione in cui recarsi da medico volontario. Dopo aver scartato sul mappamondo appena arrestatosi, la prima indicazione data dal suo dito (il Canada), nella successiva rotazione Nicholas accetta l’indicazione datagli dal dito: l’Uganda. 


Andrà quindi in quel paese, volontario, al seguito del dottore britannico David Merrit e del primario ospedaliero ugandese Junjiu.

Arrivato in Uganda via mare e poi concluso il viaggio con un pullman, Nicholas non può fare a meno di ammirare la splendida savana africana. Ma il modo in cui è lì presente, dopo un po’ gli pesa, a un anno circa dalla sua venuta, percepisce un irrefrenabile desiderio per la moglie di Merrit, Sarah, che accetta un bacio, ma non il resto in quanto vuol rimanere fedele ai dettami morali in cui crede. 

In Uganda nel frattempo è appunto salito al potere un personaggio molto autoritario: Idi Amin Dada, e Nicholas e Sarah assistono casualmente a un suo discorso pubblico, dove le promesse vibranti di fare del bene al proprio Paese abbondano ipocrite nella bocca del nuovo Presidente. 

Dopo il comizio, il dittatore Amin Dada resta leggermente ferito a una mano in un incidente stradale; la sua auto ha accidentalmente  investito una vacca watussa. 

Nicholas, in qualità di unico dottore della zona, è chiamato urgentemente a medicare il polso della mano destra del dittatore, ritenuto in un primo momento rotto. Nicholas interviene e benda in modo opportuno il polso della mano destra del dittatore, che risulterà alla fine solo slogata. Durante la medicazione Nicholas è disturbato dai lamenti strazianti della mucca rimasta ferita dall’auto del Presidente, l’animale appare ormai sul punto di morire, ma l’agonia si prevede lunga, e così Nicholas sfila, con un gesto rapido e rischioso la pistola dalla fondina del dittatore e pone fine alle sofferenze dell’animale sparandogli. 

Questo suo gesto viene travisato, non appare come un atto di sensibilità verso la sofferenza di un animale, ma di decisa autorità, cosa che, vista la giovane età di Nicholas,  lascia stupito il dittatore. Da quel momento egli cercherà di conquistarsi l’amicizia del giovane dottore scozzese. 

Nicholas accetta  l’amicizia, ma con molta riserva, la diffidenza difensiva che ne seguirà non lo salverà  dal subire gli effetti di relazioni pericolose, molto invasive, creatisi suo malgrado per vie oscure.

Il suo Io era sempre stato diviso tra attrazione e repulsione per il mondo del dittatore, certi  desideri e il loro respingimento, si alternavano in modo veloce finché a un certo punto diventavano paralizzanti, deprimendolo. Privo di volontà finirà per trovarsi invischiato nella rete di potere più oscura del dittatore senza capire l’essenziale di quel che stava accadendo. Vedrà realtà inconfessabili al mondo civile e pagherà lui stesso prezzi alti di sofferenza, soprattutto dopo che avrà ritrovato la forza della volontà.  Le sue passionali trasgressioni al maschilismo atavico  vigente in Uganda lo ridurranno in fin di vita.

Il film dà uno spaccato credibile di quel drammatico periodo ugandese che va tra il 1971 e il 1976, noto in tutto il mondo, le cui logiche legate a  interessi economici e di potere si moltiplicavano spesso di orrori superflui a causa delle incapacità politiche del dittatore, tormentato  dalle sue affezioni psichiche. 

Troppe persone che circondavano il presidente diventavano a un certo punto, per Amin Dada, fortemente sospette di tradimento: e questo non sempre secondo una logica reale, ossia colta con l’intelligenza dal dittatore, bensì spesso con logiche altre,  del tutto fuorvianti, soggettive, riguardanti il delirio stesso del presidente: cioè il modo con cui i suoi fantasmi provenienti dall’inconscio  tendevano a realizzarsi, prediligendo vie paranoiche, avulse da ogni collegamento con il reale presente.

 Film di grande coinvolgimento drammatico, meritevole dei molti premi ricevuti…

Recitazioni eccezionali, fotografia di grande raffinatezza sintattica, location con suggestioni intense… Un film che non sembra un film ma l’apertura di una finestra su un mondo reale molto problematico…

Biagio Giordano 

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