Cinema: La signora senza camelie

La signora senza camelie è un film di Michelangelo Antonioni del 1953

Attenzione, commento con spoiler

Clara Manni (una splendida Lucia Bosè), proveniente da una attività lavorativa proletaria, viene ingaggiata per un film dal produttore Gianni Franchi che è rimasto colpito dalla sua giovane e prosperosa bellezza.
Il film nel film di Gianni Franchi richiede da lei, nel pieno rispetto della rigorosa censura dell’epoca, soprattutto molta gestualità e dialoghi essenziali, quasi banali, ossia nel complesso una sorta di capacità nel sedurre gli uomini con un certo pudore, trasmessa agli spettatori in modo credibile, che si avvale anche  di abbracci intimi, intesi come preliminari di una passione d’amore nascente. La fine del film in cui Clara lavora prevede una scivolata della protagonista verso la prostituzione.
Clara è costretta in seguito  a recitare sempre in pellicole che utilizzano esclusivamente la sua bellezza, anche perché come attrice la donna ha forti carenze di studio e di frequentazione di scuole di qualità.
Il produttore Gianni riesce a sposarla, contando poi sul fatto che la propria posizione di produttore avrebbe potuto obbligare la donna ad essergli fedele.
Via via Gianni, nevrotizzato dall’ambiente cinematografico, avvertirà su di sé la nascita di una sgradita pulsione, una oscura forza psichica che si impone come gelosia patologica nei confronti della moglie, tanto da esserne a un certo punto sopraffatto e decidere di proibire alla moglie di esibirsi in certi generi di film, quelli culturalmente poveri.
Clara non ci sta, decide di lasciarlo scappando con la persona che ama veramente, un Console, Nardo Rusconi, diplomatico di Stato conosciuto a Venezia, che però con lei voleva solo vivere una passeggera storia d’amore, non lasciandosi mai andare del tutto alla passione richiesta.
Clara, delusa, riprende amichevolmente i rapporti col marito produttore Gianni, che le offre di interpretare un film culturale, Giovanna d’Arco. Sarà un fiasco al botteghino, cosa che metterà il marito nei guai, perché l’uomo si era molto esposto nel budget necessario a un film del genere.
Clara è costretta ad aiutare finanziariamente l’ex marito, e accetta quindi una parte in un film del suo produttore dei primi film girati, Ercolino Borra.
Dopodichè, presa coscienza, attraverso un amico colto, dei suoi limiti espressivi, Clara cerca sempre più parti recitative di spessore; al che studia, approfondisce i concetti legati alle varie interpretazioni tipo, ma per rientrare nel circuito cinematografico dovrà accettare sempre parti banali, frivole, lontane ormai dal suo nuovo modo di sentire, che è più maturo, divenuto con la disillusione patita parte essenziale della sua identità di donna attrice ancora con un futuro da realizzarsi.
Con questo film Michelangelo Antonioni contribuisce alla svolta storica che il cinema italiano prenderà in quegli anni, (un cinema con le sue varie forme di neorealismo messe in campo da diversi grandi registi-autori e sceneggiatori), precisamente in un genere che vedrà in campo film con sfumature sempre diverse ma uniti da una grande attenzione veritiera verso la realtà sociale e culturale dell’epoca.
Antonioni con questo film si cala dietro le quinte della cinematografia italiana anni ’50 di più basso livello, mostrando come le illusioni e i sogni del cinema lasciano per lo più per strada persone frustrate. Solo una minoranza, con la cultura e lo studio incessante e critico del reale legato al tempo che si vive, si conquisterà stima e gloria nel mondo, compreso lo stesso Antonioni, tuttora venerato in tutto l’occidente…

 Biagio Giordano

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