Cinema: La chiave di Sara

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
La chiave di Sara

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La chiave di Sara

La chiave di Sara, regia di Gilles Paquet-Brenner, con Kristin Scott Thomas, anno 2010, paese Francia, genere drammatico, durata 111 minuti.

 Il 16 luglio 1942, la polizia francese su pressione del supremo comando nazista, arresta a Parigi 13.000 cittadini francesi, colpevoli di avere qua e là qualche radice ebraica. Saranno deportati nei lager tedeschi dove verranno quasi tutti soppressi.

Ne sopravvivranno 25, la cui vita sarà inesorabilmente sconvolta. La felicità quando sembrava avvicinarsi li faceva subito sentire in colpa.

 Tra i rimasti in vita c’è Sara, riuscita a fuggire da piccola da un campo di concentramento passando sotto il reticolato, ciò grazie alla bontà d’animo di un soldato tedesco. Anche la sua vita, nonostante da adulta diventi una donna di straordinaria bellezza, sarà segnata dalla depressione. La donna si accorgerà, in ogni ambiente da lei frequentato, di essere dominata da una diversità interiore irrimediabile, in grado di rendere spietatamente difficile ogni relazione.

La sua psiche via via si scinderà, fino al punto di portarla ad avere una doppia personalità. Sara nasconderà le sue origini sia al figlio che alla comunità, inutilmente perché l’angoscia prenderà il sopravvento, e dopo essersi suicidata, lascerà al figlio la pesante eredità della propria storia, molto documentata e tragicamente ben scritta.

Film di grande impatto drammatico, ricco di emozioni destabilizzanti, capace di resuscitare interesse meditativo su un’epoca, quella nazista, durata solo 12 anni ma impregnata di morte e deliri scientisti di sconvolgente, folle, disumanità.

Il film trova, col linguaggio di una fotografia di alta espressività  artistica che si pone in antitesi a ogni forma fotografica di asciutto documentario le giuste vie per toccare efficacemente cuori e menti dello spettatore…

  Biagio Giordano   

 

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