CINEMA: Johnny

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Serie Web TV in 5 episodi, primo episodio  il 1 settembre su You Tube 
Johnny

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Serie Web TV in 5 episodi, primo episodio Un Amico 1 settembre 2013 su You Tube Ore 18
Johnny
(Ogni episodio dura circa 25 minuti,  ed è di genere thriller-poliziesco)
 

 

A Produrre la serie sono la GRAGE PICTURES ed INDIEWORKS

Il Cast Principale è composto da: MICHELE FRIULI  che interpreta  DANIELE CORTESI,  ROBERTO D’ANTONA  nel Personaggio di  JOHNNY, GIANLUCA BUSCO ne l’ ISPETTORE MARINO,  MIRKO D’ANTONA  ne il SOVRINTENDENTE NAVOLIO,  ALESSIA CARDEA nella parte di SONIA DEODORI DEBORA MUSCOSO ne l’ AGENTE AMBRA,  GIONATA RUSSO ne il DR. EDOARDO FALIERI

La regia è di ROBERTO D’ANTONA
La storia è di ROBERTO D’ANTONA   

La sceneggiatura è del regista EROS D’ANTONA
 Il montaggio e la fotografia sono di ROBERTO D’ANTONA.

 La colonna sonora è stata composta da ANDREA PINNA e le altre musiche  da OLSI BABA.

Recensione di Biagio Giordano 

 

Dopo il divertentissimo horror  A.Z.A.S.  All Zombies are Stupid,  Roberto D’Antona, ventunenne regista emergente italiano, già autore di due mediometraggi  di buona costruzione letteraria intessuti qua e là da un’iconografia sopra le righe come Dylan Dog: Il trillo del diavolo, (2012), Dylan Dog: L’inizio, (2011), torna sul web con la Grage Pictures e  la Indieworks  in una avvincente serie  thriller-poliziesca di 5 episodi dal titolo: Johnny.

  La nuova sequenza web brilla in ciascuna sua fase scenica di originalità, ed è molto curata in ogni particolare a tal punto da  sorprendere per come riesca a risvegliare piacevolmente  negli spettatori i sensi più atrofizzati, quelli assuefatti agli stereotipi televisivi  filmici di costante riedizione, donando loro nuovo diletto e protagonismo sensuale.

La serie Johnny diverte  e offre  un alto livello compositivo delle immagini.


 

Il film lascia stupefatti  per l’estro fotografico, le interpretazioni creative in stile nuovo, la regia innovativa, e il lavoro di gruppo  di supporto al film che si immagina, dai risultati raggiunti, sia stato ben omogeneo, ricco di  energie e determinazione, decisivo nel perfezionamento  tecnico  da cui sgorga  quell’effetto d’insieme dal sapore amabile che soddisfa nello spettatore le pulsioni più enigmatiche, ambigue,  voyeuristiche o proibite.

Johnny racconta alcune vicende di Daniele Cortesi (un Michele Friuli ben calato nella parte), uomo comune,  dalle apparenze fisiche  gracili, falso timido, severo impiegato di banca, separato dalla moglie con qualche strascico penoso.  Daniele è una persona elegante  che tra le donne non passa  inosservato: ha una certa raffinatezza nei modi di fare e un’aria inoffensiva che sollecita nel gentil sesso quella parte dell’istinto materno più prossima all’erotismo.

 La sua esistenza viene messa a soqquadro, all’improvviso, da un evento brutale: l’omicidio della sua amante convivente, Sonia Deodori (Alessia Cardea), trovata insanguinata ed esanime sul pavimento del suo appartamento al ritorno da alcune compere.

Dopo gli opportuni rilevamenti della scientifica, Daniele Cortesi risulterà il principale indagato.

Lo stress a cui viene sottoposto  Daniele, che rimane al centro di una difficile e tesa situazione investigativa, lo indurrà a frequentare uno psicologo esperto di psicologia criminale, dalle cui sedute  trarrà giovamento ma anche nuove pressanti sollecitazioni a capire il senso delle più recenti relazioni in cui si trova prigioniero.


Johnny  non deve trarre in inganno, non è un vero e proprio sceneggiato televisivo, uno dei tanti che transita provvisoriamente sul web in attesa di tempi migliori, magari rispettando nella sua struttura costitutiva tipi di  meccanismi  narrativi standard, semplificati al massimo, spesso già intuibili dallo spettatore prima che si presentino perché abituali. Johnny non fa parte di quei sceneggiati dagli ingredienti già ben collaudati, fotocopie rassicuranti nei modi narrativi per  certi produttori che non vogliono correre grossi rischi nell’investimento.

 Johnny  è senza ombra di dubbio un’opera di  spessore artistico, avvalorata da una originale struttura narrativa. Essa riesce a riassumere, senza calare mai di tono, una pluralità di codici visivi e meccanismi letterari inediti che possono tranquillamente confrontarsi, per effetti di coinvolgimento estetico, con il cinema di qualità thriller di grande successo: quello intriso di drammatizzazioni a sfondo culturale.

Non mancano infatti le scene di inseguimento armato, splendidamente riprese con una ricerca di modi di inquadrare inediti, da angolazione impossibili e con  sguardi in primo piano eccellenti. Che dire poi dei magici bagliori  emessi dalle immagini erotiche rappresentate con delicato pudore  che ammiccano lo spettatore tra una dissolvenza e l’altra senza distoglierlo dal filo conduttore ma preparandolo a  più calde attese. E per chi segue il film l’impossibilità  di ipotizzare  qualcosa del finale almeno fino a tre quarti dello scorrere del racconto. 


 

Inoltre  si fa notare l’eccezionale espressione comunicativa della macchina da presa che si sofferma sul sociale-reale in modo sensibile non neutrale suscitando nello spettatore improvvise e brevi  meditazioni culturali.

Da sottolineare anche le parti biografiche, affettive, private, delle vicende nei personaggi in gioco, ben abbozzate che rafforzano aspetti identificativi e proiettivi nello spettatore su quanto accade di umano e disumano nella storia, accelerando il suo investimento psichico sulle scene fino al punto di dimenticare di esserne fuori, seduto in una comoda  poltrona.

E per finire i contrasti-spettacolo tra attivo e passivo nelle varie circostanze relazionali  del film,  le opposizioni da commedia tra i caratteri dei personaggi e i loro ruoli di lavoro non proprio del tutto adeguati al temperamento di ciascuno, gli equivoci tra bene apparente e male fittizio che si sciolgono via via che il racconto procede, il maschilismo manesco rappresentato con raro acume psicologico.

Roberto D’Antona, avvalendosi anche di un’ottima sceneggiatura che fa da guida in modo aperto alle sue doti nel riprendere, combina tutti questi elementi con grande abilità riuscendo a dare un crescendo alle tensioni previste nel racconto scritto che incollano la curiosità dello spettatore ai loro occhi.


 

Lo fa con le numerose invenzioni nei modi fare ripresa, con una fotografia ricercatissima dove la metonimia (nel senso psicanalitico di spostamento di un senso chiaro con un altro enigmatico) di alcune immagini, in scene chiave, ben contribuisce, insieme al crescendo recitativo a sfondo teatrale dei bravi attori di indole naturale, a creare un ritmo particolare, difficilissimo da raggiungere nel cinema thriller, che corre spedito verso l’apice della drammaticità   per poi esplodere in una infinità di emozioni catartiche (liberatorie).

 Una metonimia che alimenta al meglio, nel thriller di qualità, il doppio senso che l’immagine  per sua natura stessa polisemica (a più sensi) favorisce. 

Da questi motivi filmici, un po’ più articolati, si comprende quindi come sia impossibile a questa serie web, che speriamo possa comparire presto anche nelle principali TV nazionali perché gli appassionati di cinema se lo meritano, dare l’etichetta di telefilm o sceneggiato TV.

L’opera di Roberto D’Antona  è  efficacemente racchiusa fotograficamente in quella dimensione spazio-tempo tipica dei grandi film, nota per come è grado di evocare  al meglio, visivamente, le dimensioni estetiche della realtà di tutti i giorni moltiplicandone gli effetti, dando cioè maggiori soddisfazioni alle pulsioni scopiche (della vista) dell’occhio umano che è costretto  a  vedere  nel quotidiano molto meno di quanto potrebbe, perché preso nella vita comune che mostra  angolazioni visive abituali, familiari.

 Johnny è  abbondante di tematiche estetiche, culturali-sociali, ma non dimentica di far divertire il pubblico con il gioco dell’enigma, delle più svariate fenomenologie dell’inconscio, del mistero, del suspense e della sorpresa, tutto ciò supportato da un elevato livello di conoscenze professionali di tutto lo staff. Hitchcock avrebbe detto: “E’ come entrare depressi in un grande Luna Park  e uscirne rivitalizzati”.

La qualità della serie di Johnny si spiega indubbiamente con le capacità direttive di Roberto D’Antona, un artista di razza, tenace, preparato, che fa tesoro delle sue energie giovanili e di uno staff che sembra vivere di cinema molto più per i suoi aspetti  estetici, artistici, spirituali, relazionali, che per soddisfazioni salariali  procurate dal libro paga della normale industria cinematografica. 

   BIAGIO GIORDANO

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DI BIAGIO GIORDANO

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Recensione di 20 film tra i migliori del 2012 e del 2013 tratti dalla rivista settimanale on-line Trucioli savonesi, film recensiti con una particolare attenzione alla fotografia e agli aspetti letterari e psicanalitici della pellicola.

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